#IoApro

Due chiacchiere con Nanetti sui ristoratori in protesta: “Le attività devono riaprire, torneremo a Roma”

di Federica Prati

Io apro per non chiudere più.

E’ il motto della compagine di ristoratori che, nonostante il Governo lo vieti, sta continuando a tenere aperti, a pranzo e a cena, i loro locali. Si sono costituiti a movimento e offrono tutela legale in caso di sanzioni ai sostenitori della loro protesta, scesa sulle piazze di tutta Italia e anche in Emilia. Li abbiamo visti protagonisti indiscussi della scena pubblica, li abbiamo visti attrarre masse di persone e fare scalpore, quando in verità chiedono una cosa piuttosto semplice: il diritto di lavorare.

In questi giorni sono “il tema scottante” della settimana, il piatto caldo della politica, perché, ça va sans dire, a Roma durante una libera manifestazione del gruppo ci sono stati tafferugli con la Polizia. Da allora si sono aperti i fari su questo movimento, in tutta Italia hanno provato a etichettare in tutti i modi ciò che si può chiamare semplicemente con un nome: ristoratori. In realtà, altro non sono se non partite iva che chiedono di poter riaprire, in sicurezza e nel rispetto delle norme igieniche. E a Roma ritorneranno presto, forse già il prossimo lunedì.

A fare parte del Movimento “IoApro” è il correggese Andrea Nanetti, già noto per la sua battaglia contro la “fabbrica della morte” Cemental, che gli ha portato via prematuramente il papà Luciano. Con lui abbiamo parlato per capire di più su questa spontanea aggregazione di liberi professionisti.

Andrea Nanetti sul palco di IoApro

Stanchi, arrabbiati, frustrati. Sono tutte parole con le quali possiamo identificare i ristoratori. Nanetti, cosa pensa della situazione contingente?

Il Governo ignora completamente le istanze di migliaia di partite iva. Il Covid è molto aggressivo e non deve essere assolutamente sopravvalutato, però ci stanno marciando sopra e l’Italia è disorganizzata: nella maggior parte del mondo si sono attrezzati per affrontare il Coronavirus, e ovunque abbiamo immagini di Paesi che sono venuti a soluzioni per contingentare la pandemia e riprendere a vivere allo stesso tempo. Ho amici a Stoccolma, Minsk, Mosca, San Pietroburgo, dove tutto è aperto e i bambini frequentano le scuole, e l’organizzazione è nettamente migliore rispetto alla nostra. Le regole del Governo italiano non sono leggi, sono Dpcm, l’articolo 13 e 16 della Costituzione restano primari come diritti fondamentali del cittadino. Nessuno ci può impedire di esistere e di muoverci liberamente. Per quanto concerne le cure, anche lì ci si è mossi in maniera a mio parere incomprensibile. Con tachipirina e vigile attesa si sono fatti molto danni, quando bisognava intervenire subito e con le cure adeguate, com’è stato fatto in altri Paesi. Tutto il peso e le responsabilità sono stati lasciati a bravissimi, eccellenti medici che hanno spinto sin da subito per le terapie domiciliari. Così non si può continuare perché le strategie sono sbagliate, in altre Nazioni hanno subito compreso che gli anticorpi monoclonali potevano essere una terapia efficiente e hanno investito in questo tipo di cure, da noi si è perso troppo tempo prezioso. E ora ne paghiamo le spese.

Ci spieghi un po’ IoApro e le persone che compongono il movimento.

Le realtà sono molteplici. I fondatori sono Umberto Carrera, Biagio Passaro, Momi Tito El Hawi, Antonio Alfieri… c’è un bel gruppo di promotori che si sono dati da fare per avviare il progetto, io ho dato una mano perché ogni aiuto è importante. Sono dell’idea che coloro che non reagiscono non hanno diritto di lamentarsi. Ci sono ristoratori, baristi, commercianti, artigiani, fornitori, normali partite iva, liberi professionisti di tutti i tipi. E’ un anno che ci dicono torneremo ad abbracciarci, ma questa è un’Italia che non riconosco più.

Nanetti con il fondatore di IoApro Momi Tito El Hawi

Siete attivi in tutta Italia. In Emilia quali saranno le prossime date?

Ci sarà una manifestazione domani sabato 10 aprile a Modena alle 15, che non è organizzata da IoApro, ma dal movimento No Lockdown al quale fanno riferimento anche tutte le categorie danneggiate dalle restrizioni. Parliamo di decine di migliaia di partite iva e, a catena, tutta una filiera bloccata che dipende da esse.

I media hanno cercato di inquadrarvi, alcuni vi hanno etichettato come estrema destra, come “no vax”, “no mask”, e via dicendo. Si riconosce in queste definizioni?

Siamo favorevoli ai disposizioni sanitarie di protezione, però è anche protettiva una vita sana. Non mi riconosco nelle etichette, in piazza c’erano moltissimi padri e madri di famiglia disperati, che chiedono semplicemente di lavorare. Nient’altro.

I politici, a Roma, vi hanno ascoltato?

A Roma torneremo con grande probabilità già lunedì, però erano in diversi, fra Paragone (Italexit, ndr), Fratelli d’Italia e CasaPound ad averci ascoltato. Purtroppo non ho visto nessuno della Lega, nella quale io militavo. Anche localmente, dopo una prima fase di apertura a IoApro, poi nulla. Per tutti questi motivi io esco dalla Lega, che ha dato il suo appoggio al Governo Draghi. Avevo dato grande fiducia a Salvini, ho fatto campagna elettorale per lui ed ero attivo nella Lega, ora però il nuovo corso, che ha fatto della Lega un partito europeista e alleato del Pd, mi ha deluso enormemente perché non potrò mai essere alleato delle sinistre. Oltre a ciò, gli sbarchi sono aumentati esponenzialmente, “merito” della Lamorgese, e Speranza resta ministro. Purtroppo nel Governo Draghi o non sei rilevante o, peggio, sei complice di tutto questo. Ora le nostre strade si dividono.

Secondo Lei, nel futuro di IoApro, c’è il pensiero di costituirsi a partito?

Io sono un semplice cittadino, per il momento direi di no, ma non spetta a me dirlo… nasce come un gruppo spontaneo per lavorare, noi non vogliamo l’elemosina del Governo, vogliamo semplicemente i nostri diritti.

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