Terzo film della giornata. Filmone da oltre due ore, forse il più duro, e non solo per la storia e per come è raccontata. All’inizio si è spaesati, con tutte quelle location, quei personaggi che non sembrano assolutamente avere legami. Ci mettono poi un bel pò a dirci che c’entrano i giapponesi, e con Inarritu è garantito anche lo sfasamento temporale.
Non ricordavo che fosse stato premiato a Cannes per la regia, ma ricordavo la parola fucile. Alla fine il protagonista non è nemmeno il personaggio di Brad Pitt, ma la sua famiglia piuttosto sfigata, anche se, dopo il finale risolutivo, l’epilogo riguarda l’episodio della ragazza giapponese, piuttosto collaterale rispetto al plot ma con una storia bellissima. C’è anche tanta politica, mai urlata, solo accennata dai dialoghi: il mezzo casino diplomatico che si crea è superato solo dalle scene ambientate al confine USA-Messico, in cui si sente che il regista è di quelle parti.
Filmtv lo ha visto invece con un occhio ai rapporti padre-figlio. Si vede che a volte è necessario anticipare la visione con almeno una recensione…
Come per 21 grammi lo si riesce a vedere una volta al massimo, ma mi è sembrato molto meglio del precedente film del regista.
Peggio di “21 grammi” era difficile! Io ho trovato Babel isnopportabilmente pretenzioso. Non mi piacia nè la regia nè il montaggio. La faccenda che tutto sia connesso poi mi sembra un’asserzione ideologica più che una realtà narrata.
E’ in effetti un collegamento labile, quasi pretestuoso, ma se non ci badi è meglio.
Ma il witz del film non stava tutto li?
Dai, non trattarlo così male…Ho cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno…