Venerdì 4 giugno – ore 21,30

In collaborazione con il Circolo poetico Correnti, incontro con Paul Polansky, poeta statunitense in Italia per la presentazione del libro


THE UNDEFEATED (Imbattuto)

Traduzione e cura: Valentina Confido
Testi introduttivi di Jack Hirschman e Valentina Confido
Collana “Poesia come pane”



Le poesie di Polansky, siano esse personali o impegnate e “arrabbiate”, colpiscono subito come un pugno allo stomaco. Ampia è la varietà di esperienze umane descritte, vissute in prima persona o viste dagli occhi di chi si muove con la passione nel corpo e nello spirito, e si batte perché le cose migliorino. La parola può cambiare il mondo, specie quando essa è il riflesso scritto di un’azione compiuta o di una voce urlata contro le ingiustizie del mondo. Questa è la poesia di Polansky: lo specchio di un uomo che non ha mai permesso che gli eventi gli scorressero addosso, ma che al contrario si è lasciato toccare e ferire dalla vita propria ed altrui. Polansky lotta sempre, da vecchio pugile, ed ancora imbattuto resiste alle offensive di una società ingiusta, perché sa che il match non è mai finito e nulla è perduto, né per sé stesso né per la gente da lui sostenuta e difesa.

Si può anche dire che tra tutti i poeti americani in Europa, ma anche negli Stati Uniti, Polansky è il più concretamente impegnato nelle cause per i diritti umani che riguardano le vittime dell’olocausto, specialmente quello inflitto alle popolazioni Rom, e questa è una delle ragioni per cui nel 2004 gli è stato conferito il Premio Weimar, il prestigioso riconoscimento tedesco per i diritti umani.Andando alla radice della Parola/Azione di queste poesie — ed è forse proprio questo il cuore dell’autenticità delle opere di Polansky — il lettore entrerà in un mondo che non conosce, come la maggior parte di noi. Apprenderemo, ed impareremo davvero alcune cose su popoli diversi, con modalità che saranno totalmente e straordinariamente indimenticabili — rivelate da un uomo che ha viaggiato per il mondo e che è passato dall’essere un attaccabrighe in una cittadina del Middle West americana, ad essere un pugile di fatto, per poi spostarsi in Europa nel 1963 e continuare la Giusta Battaglia, nei suoi numerosi libri di poesie, con la migliore arma in mano.

(Jack Hirschman)

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Paul Polansky è nato a Mason City (USA) nel 1942, ma ha passato gran parte della sua vita a Madrid, dove si è trasferito negli anni Sessanta, per evitare l’arruolamento forzato per il Vietnam. In Spagna si è occupato di giornalismo ed è stato curatore di tre riviste. Dal 1999 è impegnato in Kosovo come attivista e difensore dei diritti delle popolazioni Rom che, dalla fine della guerra tra serbi e albanesi, sono soggette ad un vero e proprio genocidio. Nonostante egli debba la sua fama mondiale alle sue battaglie a tutela dei Rom kosovari, Polansky è anche un prolifico ed apprezzato romanziere e poeta, che riesce a fondere, nei suoi scritti, l’esperienza di sessantasette anni vissuti intensamente e l’impegno a salvaguardia di una cultura gitana che lo ha toccato nel profondo e che la civiltà occidentale tende a sopprimere. Nel 2004 Polansky è stato insignito del prestigioso Human Rights Award della città di Weimar, in Germania. Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, tra cui “Living Thru It Twice” (1998), “Stray Dog” (1999), “Not a Refugee” (2000), “The River Killed my Brother” (2001), “The Blackbirds of Kosovo” (2001), “Bus Ride in Jerusalem” (2003), “To UNHCR With Love” (2003), “Where is my life?” (2004), “Kosovo Blood” (2004), “Un-leaded Blood” (2005), “Sarah’s People” (2005), “Roma” (2006), “Safari Angola” (2007) e “Gypsy Taxi” (2007), il romanzo “The Storm” (1999), oltre ad alcuni volumi che raccolgono per iscritto le testimonianze orali di varie popolazioni zingare: “Black Silence” (1998) e l’ambizioso progetto in tre volumi “One Blood, One Flame: The Oral Histories of the Yugoslav Gypsies before, during and after WWII” (2006-2008).