Harry E Meghan IN FUGA? – “La Brexit E’ Un FALLIMENTO!”.

Questa è la trascrizione dell’episodio del 19 Maggio 2023, che potete ascoltare qui.


Buongiorno e benvenuti a tutti su Rassegnata Stampa. Il podcast che ogni mattina vi porta le notizie della giornata senza filtri. Qui facciamo incavolare tutti.

Oggi è venerdì 19 Maggio, e dobbiamo parlare di Inghilterra, dell’ultima del principe Harry e sua moglie Meghan, delle ammissioni di Nigel Farage sul disastro della Brexit, e di una fusione aziendale che non è un gioco da ragazzi.

Bando alle ciance, ciancio alla bande, io sono Max, incominciamo subito.


FUGA.

Oggi parliamo parecchio d’Inghilterra. La prima storia riguarda la coppia più famosa del mondo: il principe Harry e sua moglie Meghan Markle. I coniugi hanno denunciato sui social media di esser stati vittima di una “catastrofica” rincorsa in auto della durata di due ore ad opera di una folla paparazzi a Manhattan, NYC. Un episodio che avrebbe ricalcato alla virgola l’incidente mortale della mamma di Harry, la principessa Diana, nel tunnel dell’Alma a Parigi 26 anni fa.

Ora, ora, è assai interessante che la polizia di NYC, a giudicare dalle telecamere di sicurezza, abbia però smentito lo scenario dipinto dai reali: l’inseguimento sarebbe durato al massimo 20 minuti, e non si sarebbe trattato di una folla di paparazzi, ma solo di uno sparuto gruppo di loro. I duchi del Sussex sono poi saliti su di un taxi per depistare gli inseguitori, ma intervistato dal Washington post, quel tassista ha dichiarato di non esser stato per niente spaventato da chi li seguiva. Peraltro, pensare che sull’isola di Manhattan, dove ci sono semafori ogni dove, possa avvenire una fuga di 120 minuti è “difficile da credere”, come ha detto lo stesso sindaco della Grande Mela, Eric Adams. Che allo stesso tempo era occupato nell’emergenza immigranti nella sua città, e si è dovuto fermare per tenere una conferenza stampa su questi due viziatelli.

Questo urlare “Al lupo, al lupo” fa ormai alzare qualche sopracciglio.

Come scrive giustamente Luigi Ippolito sul Corriere della Sera, il principe Harry è un uomo divorato da incubi ed ossessioni: a Londra è impegnato in ben quattro cause giudiziarie contro i giornali, colpevoli a suo vedere di tutte le malefatte di questo mondo, più altre due cause contro lo stesso governo britannico, reo di avergli negato la scorta e dunque di aver reso le sue visite a Londra, a suo dire, non più sicure. Il tutto è stato dipinto con meticolosità nel famoso documentario di Netflix.

Va d’altra parte rilevato che dopo l’incoronazione di re Carlo, dove Harry è stato relegato in terza fila e snobbato da tutti, il rischio per i Sussex è quello di scivolare nell’irrilevanza, detestati in Gran Bretagna e ignorati in America, dove la loro narrativa sembra interessare sempre meno. Dunque il loro sforzo è quello di rimanere al centro dell’attenzione e alimentare la curiosità dei media, pur avendo ormai esaurito le cartucce: e il ruolo di vittime è quello che fin dall’inizio hanno trovato particolarmente congeniale.

E siccome parliamo di reali inglesi, fatemi prendere una delle mie tangenti.

Un grande amico dell’ei fu finanziere Jeffrey Epstein è sempre stato il principe Andrea, lo zio di Harry. Ecco, il colosso finanziario tedesco Deutsche Bank ha accettato di pagare 75 milioni di dollari alle vittime del defunto predatore sessuale Epstein per risolvere una causa, secondo quanto riferito da CNBC. L’accordo arriva mentre anche JPMorgan Chase, la più grande banca degli Stati Uniti, deve affrontare un contenzioso separato sui suoi legami con Epstein, che aveva coltivato relazioni con una varietà di uomini e istituzioni ricchi e potenti, facilitando affari e connessioni, anche dopo che lui era stato condannato per reati sessuali.

Ma adesso torniamo all’Inghilterra, perchè hanno ben altro a cui pensare ora che non alla loro famiglia reale.


BREXIT.

Nigel Farage, il leader politico che ha guidato la rivolta britannica contro l’Europa, e che ha portato la nazione alla Brexit, ha parlato qualche giorno fa, e per la prima volta è stato sincero. Devo rettificarmi: questa è stata la seconda volta in cui Farage è stato sincero. La prima fu all’indomani della vittoria del “leave” al referendum, nel 2016, quando ammise clamorosamente di aver mentito sui risparmi economici di cui il suo paese avrebbe goduto se fosse uscito dall’area Euro.

E cosa ha detto di recente Farage? “La Brexit ha fallito per colpa degli inutili politici Tories che l’hanno gestita male. Non abbiamo avuto i vantaggi economici che avremmo dovuto avere. La Brexit ha dimostrato che i nostri politici sono inutili quanto i commissari di Bruxelles”. A queste dichiarazioni, non sono tardate ad arrivare le reazioni. Il portavoce del premier britannico Rishi Sunak ha respinto al mittente le accuse. Per il primo ministro conservatore infatti l’uscita dall’Ue è stata “un successo” per i molti benefici che ha portato ai cittadini e alle imprese. Il portavoce di Downing Street inoltre ha ricordato anche che l’economia britannica in difficoltà risente della difficile situazione a livello globale. Ma stando alle previsioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nei prossimi due anni la crescita del prodotto interno lordo del Regno Unito sarà la seconda peggiore fra le maggiori economie mondiali dopo quella della Russia.

E questo è dovuto anche al fatto che la borsa di Londra sta perdendo l’allure di una volta. Le aziende tecnologiche britanniche preferiscono quotarsi a NYC, in Giappone, e persino negli Emirati Arabi Uniti, piuttosto che in Inghilterra. L’ultimo stupefacente caso riguarda ARM, società con sede a Cambridge, che si occupa della progettazione di microchip di ultima generazione e che ha preferito NYC alla propria madre patria con un lancio in borsa che sarà il più grande di quest’anno se dovesse andare in porto. E a poco serve lo scoop, riportato ieri dal NYT, secondo cui il premier Sunak avrebbe concluso un accordo di decine di miliardi di investimenti giapponesi proprio in queste tecnologie..

Oppure che dire dell’ultimo avviso da parte del produttore di automobili Stellantis, che detiene anche il marchio Fiat, che ha intimato il governo inglese a rinegoziare gli accordi commerciali con l’Europa, a rischio è la produzione di auto elettriche sul suolo britannico, i cui costi sono divenuti insostenibili. Alla minaccia, ieri Sunak ai margini del G7 di Hiroshima ha risposto di essere a lavoro per un accordo con l’Europa. Ma alla fine, l’aiuto dell’Unione deve avvenire anche su altri fronti, letteralmente. Gli inglesi chiedono così tanti aiuti che bisogna veramente chiedersi a cosa sia servita questa Brexit.

Pensiamo anche alla crisi dei migranti. Dopo anni di tensioni, Londra sta negoziando con Bruxelles un accordo per lo scambio di informazioni, competenze e personale per combattere i contrabbandieri e gli arrivi clandestini nel Paese. Nel frattempo, il governo manda i clandestini in Rwanda, con cui ha stretto un accordo al limite del disumano. Ma il problema riguarda anche l’immigrazione legale. L’Inghilterra soffre di una mancanza di lavoratori che è pari almeno a 3 volte quella dei maggiori paesi europei. E dopo anni passati a gettare odio sugli stranieri che rubavano il lavoro agli inglesi (vi suona familiare come retorica?), ora il governo è costretto ad elaborare un piano flussi per centinaia di migliaia di lavoratori provenienti dall’estero, perché quei pochi rimasti dopo la Brexit hanno lasciato l’isola per dirigersi verso il mercato europeo.

Probabilmente l’Inghilterra si riprenderà lentamente da questo periodaccio. Però rimane il fatto: la Brexit è sempre stata una truffa.


ACTIVISION.

La Commissione europea ha appena approvato la proposta di acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft, in una transazione interamente in contanti del valore di 68,7 miliardi di dollari. Chi non ha questi soldi in contanti, dico io.

L’acquisizione, che renderà Microsoft la terza società di videogame al mondo per fatturato (dietro Tencent, che ha appena riportato profitti record e Sony), ha richiesto molto tempo per essere approvata a causa delle numerose preoccupazioni emerse da società concorrenti e dai regolatori dell’Unione europea, Regno Unito e Stati Uniti riguardo al rischio di una minore competitività nel settore dei videogiochi al completamento del matrimonio tra le due società. Infatti, entrambe sviluppano giochi per PC, console e dispositivi mobili.

Microsoft, inoltre, ha la proprietà delle console Xbox, insieme ad una vasta gamma di prodotti e servizi legati al mondo del gaming. La proposta di acquisizione comprenderebbe il passaggio sotto Microsoft non solo dei popolari giochi di Activision (come “Warcraft“, “Call of Duty” e “Candy Crush“), ma anche delle attività globali di eSport.

Tra le preoccupazioni dei regolatori, ad esempio, è sempre emersa quella secondo cui Microsoft potrebbe rifiutarsi di distribuire i titoli di Activision per le console concorrenti, come la Sony Playstation. A differenza dell’Inghilterra che ha bloccato l’acquisizione pochi giorni fa e gli Stati Uniti dove il caso è in attesa di giudizio, la Commissione Europea ha portato avanti una serie di considerazioni positive rispetto all’operazione.

  1. Microsoft “non avrebbe vantaggi nel rifiutarsi di distribuire i giochi di Activision a Sony” nello Spazio economico europeo (SEE) dove sono presenti quattro PlayStation per ogni console Microsoft Xbox. Anzi, Microsoft “avrebbe forti vantaggi nel continuare a distribuire i giochi di Activision tramite un dispositivo popolare come la PlayStation di Sony”. Cosa che peraltro, è stata promessa da Microsoft.
  2. Inoltre, “anche se Microsoft decidesse di ritirare i giochi di Activision dalla PlayStation, ciò non danneggerebbe in modo significativo la concorrenza nel mercato delle console”.

Insomma, è chiaro che la decisione dell’Europa cambia le carte in tavola. Perchè adesso Microsoft ha elementi più solidi per fare ricorso in Inghilterra, la quale è già fortemente sotto attacco per la fuga di aziende tecnologiche di cui parlavamo poco fa, e potrà anche fare pressione sulla commissione del commercio in America che l’ha citata in giudizio per potenziale violazione delle regole Anti trust.

Non sono mica giochi per ragazzi.

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