Meloni, ACCORDO Con Taiwan? – Tesla PERDE 63 Miliardi $.

Questa è la trascrizione dell’episodio del 24 Aprile 2023, che potete ascoltare qui.


Buongiorno e benvenuti a tutti su Rassegnata Stampa. Il podcast che ogni mattina vi porta le notizie della giornata senza filtri. Qui facciamo incavolare tutti.

Oggi è lunedì 24 Aprile, e dobbiamo parlare di una campagna di marketing sull’Italia che fa discutere, del dl concorrenza (cosa contiene e soprattutto cosa non contiene), di una mossa di Meloni passata in sordina ma assai importante, ed infine del perché Tesla è crollata in borsa.

Bando alle ciance, ciancio alla bande, io sono Max, incominciamo subito.


Comunicazione di servizio: domani il podcast non andrà in onda, ma torniamo alla programmazione regolare da mercoledì. Vi aspetto. E ora, iniziamo la puntata di oggi!


CONCORRENZA.

A rappresentare l’Unione Europea nel Golfo Persico, ci sarà Luigi Di Maio. Almeno questo è quanto riportato ieri dal Corriere della Sera, che ha potuto visionare la lettera di nomina da parte del capo della diplomazia europea, Josep Borell. La notizia potrebbe essere smentita nelle prossime ore, un pò ci spero, ma rimane il punto: l’Italia non poteva produrre di meglio? La cosa che più mi sorprende è che sia stato Draghi a raccomandarlo, mi sfugge sicuramente qualcosa.

E parlando di immagine dell’Italia all’estero, lungi da me difendere il lavoro del ministro del turismo, Daniela Santanchè, ma la campagna marketing che sta facendo tanto discutere in queste ore a me piace molto. Nelle pubblicità, la Venere di Botticelli è rivisitata in versione influencer sullo sfondo di diverse città italiane. A chi si straccia le vesti, ricordiamoci che la sinistra ha prodotto robe BEN PEGGORI; se non vi sovviene, vi metto in descrizione il video promozionale di Rutelli, predecessore di Santanché, passato alla Storia per il grido di dolore “PLEASE VISIT ITALY”. Poi, certo, lo spot tv voluto da Santanché in parte è stato girato in Slovenia, sorvoliamo. Siamo comunque nell’ambito dei gusti personali, ma se vogliamo dirla tutta, il marchio ITALIA va che una “meraviglia” anche da solo. L’unica pubblicità che funziona è un governo che non fa cazzate e sconvolge i mercati. Paradossalmente, più siamo silenti, meglio è. E almeno in questo, all’estero, Meloni ci sta riuscendo; insomma, nonostante in patria i suoi scagnozzi gettino in pasto ai media una polemica al giorno, fuori dai confini arriva solo un governo soporifero.

E credetemi: QUESTO AIUTA IL TURISMO (i numeri da record di questi giorni lo dimostrano).

Parlando di polemiche, dove festeggerete il 25 Aprile? La seconda carica dello Stato, Ignazio Larussa, lo farà a Praga se vi interessa, anche se una puntatina alla parata ufficiale a Roma pare la faccia, giusto per accontentarci.

Eh già, archiviate le polemiche sulla vignetta de Il Fatto Quotidiano, ne abbiamo parlato estensivamente nell’ultimo episodio, ed incassate quelle nuove sulle parole del presidente del Senato, Ignazio Larussa (“L’antifascismo non è presente nella Costituzione”, Larussa ha poi specificato da paragnosta “Volevo dire che non appare la parola antifascismo“), il Governo ha finalmente approvato il DL concorrenza in sospeso dai tempi del Governo Draghi. Il DL contiene alcune norme assai interessanti.

Sul fronte energia spicca la previsione di campagne promozionali per la promozione dei contatori intelligenti, nell’ambito di un progetto che fa parte anche del PNRR. Nello specifico ci saranno anche obblighi per le imprese distributrici; i dati rilevati dai contatori di luce e gas potranno essere messi a disposizione, su richiesta dei clienti, a soggetti terzi per confrontare i prezzi. Arriva anche una semplificazione per le vendite promozionali e per quelle sottocosto che puntano a favorire le attività commerciali presenti in più comuni, come ad esempio le catene di supermercati, elettronica, elettrodomestici o abbigliamento.

Ma veniamo ai punti dolenti.

Le norme includono anche la proroga di 12 anni per le gare di alcune concessioni agli ambulanti, ma esclude la misura sulle concessioni ai balneari. Questo nonostante nelle stesse ore dell’approvazione del DL, la Corte di Giustizia Europea abbia offerto un assist incredibile all’Esecutivo. Nello specifico, ha emesso una sentenza di condanna alla proroga automatica alle concessioni approvata alla fine dell’anno scorso. Ed è un assist, perché nella decisione si legge un passaggio assai importante. Ovvero, le gare si dovranno rendere indispensabili solo laddove vi sia una risorsa scarsa (ovvero territorio balneabile) e più attori interessati a gestirla. Ed il criterio con cui si definisce tale scarsità può essere scelto dallo Stato italiano, con il controllo dei giudici europei.

Insomma, si è aperta la strada alla famosa mappatura di cui anche Draghi aveva parlato – si torna al VIA, e di fatto il Governo tornerà sui passi dell’ex premier. E della mappatura c’è bisogno perché ogni anno il numero di licenze dichiarate cambia radicalmente, che ci crediate o meno, essendo tutto raccolto a livello locale e non centralizzato. C’è un bel rapporto di NOMISMA di poche settimane fa che vi invito a leggere se siete interessati al tema. Vi lascio il link in descrizione. Però, ragazzi miei, facciamo i seri. La leghista Ceccardi a La7 ha detto che serviranno almeno 11 anni per completarla questa mappatura. Spero che fosse solo ubbriaca dell’acqua del Po’.

In altre parole, ma su queste maledette concessioni ci giochiamo la credibilità in Europa. E ci serve tutta, dato che abbiamo ogni giorno un ministro che crede dobbiamo rinunciare ai fondi del PNRR (l’ultimo è stato Guido Crosetto, fedelissimo della Premier, che lo ha smentito), inoltre stiamo negoziando sulla riforma del Patto di Stabilità che tornerà in vigore nel 2024. E ci serve ancora di più dato che Meloni ha delineato, in una lunga intervista a Il Foglio di venerdì passato (21 aprile), la sua politica migratoria che necessiterà l’aiuto dell’Unione Europea con una sua missione aeronavale di controllo del Mediterraneo. Nella stessa intervista, la Premier ha finalmente anche aperto al MES – ennesimo fronte di scontro con Bruxelles. Siamo infatti l’unico paese a non averlo ratificato.

Nel frattempo, l’agenzia di rating S&P ha confermato la classificazione del debito pubblico italiano a BBB, affermando che la politica finanziaria del Governo Meloni si mostra realista e responsabile. E non è poco, considerando il caos che c’è in giro in Europa e persino negli Stati Uniti, dove si rischia il default a settimane. Un realismo ed una responsabilità che spero permangano, al di là delle boutade che regolarmente i membri dell’Esecutivo lanciano in pasto ai media per distrarre l’opinione pubblica.

Meloni ha annunciato un consiglio dei ministri per il primo maggio, in cui il famoso tesoretto da 3 miliardi individuato nel DEF dovrebbe portare ad una riduzione del cuneo fiscale, e quindi ad un aumento dello stipendio dei lavoratori dipendenti. Vedremo i numeri, ma anche se fosse una piccola cifra, è una piccola cifra nella giusta direzione. Peraltro, la Premier ha dato un nuovo giocattolo a Salvini, l’unico vero nemico di Meloni al momento, delegandogli al responsabilità della Cabina di regia sulla siccità. Magari adesso che avrà qualcosa da fare, il leader del Carroccio romperà meno i cocci. A proposito, lui e tutti i leghisti domani festeggeranno il 25 aprile, sapevo ci tenevate ad esserne informati.

Ma la Presidente del Consiglio, in sordina, però ha fatto una mossa di cui i media italiani hanno parlato assai poco. Bloomberg ha pubblicato uno scoop incredibile. Sarebbero iniziati tavoli negoziali con Taiwan e tecnici del ministero del Made in Italy, per godere di più rapidi approvvigionamenti di semiconduttori, di cui l’isola è leader globale, anche a costo di venir meno ai patti della Nuova Via della Seta con la Cina. Ricordiamolo: questo patto scellerato è stato firmato dal Governo Conte – e siamo stati l’unico paese del G7 a farlo.

Se così fosse, Meloni si mostrerebbe in assoluto la più atlantista di tutti i grandi paesi europei. Abbiamo visto la figura equestre fatta da Macron che a Pechino si è praticamente calato le braghe. Oppure, cosa dire della Germania che ha da poco criticato le parole del segretario generale della Nato, Stoltenberg, sull’adesione dell’Ucraina alla NATO. Parole assolutamente disprezzate pure dall’ungherese Orban. Germania come Ungheria e Italia come Polonia? Lo vedremo. Ma l’accordo con Taiwan ci sembra un vero colpaccio, se fosse confermato da Palazzo Chigi.

Voglio terminare la pagina italiana con due notizie, una surreale ed una splendida.

Partiamo dalla surreale. Finalmente, dopo la denuncia di Striscia La Notizia, il bar all’interno dell’Agenzia delle Entrate di Roma Eur Torrino che non faceva scontrini è stato chiuso. Non diciamolo a Bruxelles che ci rubano soldi sotto il naso e poi sforiamo il deficit.

La notizia splendida è la seguente. Ai tempi in cui in America, il diritto all’interruzione di gravidanza non è più tutelato a livello federale, e persino la pillola antiabortiva è in pericolo, in Italia l’AIFA ha appena reso completamente gratuite sul territorio nazionale sia la pillola anticoncezionale che la terapia di prevenzione contro l’HIV (la cosiddetta PREP). Ottima ottima notizia, anche se ovviamente alcune associazioni si sono ribellate. Fatevene una ragione, siamo in Occidente.


TESLA.

Il rapporto sugli utili più atteso della settimana passato è stato quello di Tesla. Ed è interessante come al contempo dei deludenti risultati, Elon Musk abbia fatto coincidere il lancio dello shuttle più grande di sempre, ad opera della sua compagnia Space X, un lancio terminato con l’esplosione della navicella dopo meno di 5 minuti dalla partenza (gli esperti si dividono se considerare questo evento un successo o meno). Ma torniamo sulla Terra, e parliamo di Tesla.

I risultati del primo trimestre della società sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative. L’utile per azione rettificato (EPS) di $ 0,85 corrispondeva alla stima degli analisti ed i ricavi di $ 23,33 miliardi hanno superato le stime al centesimo. Tuttavia, una metrica ha causato qualche preoccupazione tra gli investitori.  Il margine operativo di Tesla è diminuito significativamente su base annua, dal 19,2% all’11,4%. Perché è avvenuto?

Mentre la società aumenta la produzione e le consegne, ha dovuto tagliare i prezzi per attirare gli acquirenti nel mezzo di una concorrenza significativa, soprattutto in Cina, il suo mercato più grande. Ed in America, ha operato il sesto sconto dall’inizio dell’anno sui suoi modelli più venduti. Gli analisti si aspettavano che questa operazione avrebbe inciso pesantemente sui margini, e così è stato.  Gli investitori osserveranno da vicino i margini e le consegne nei prossimi trimestri. L’intero settore sta affrontando notevoli venti contrari nel contesto attuale. Tuttavia, i rialzisti di Tesla sostengono che il suo focus principale sui veicoli elettrici e gli investimenti a lungo termine gli conferiscono un vantaggio sostanziale rispetto ai concorrenti.

Solo il tempo dirà se hanno ragione. Anche perché anche l’approvvigionamento delle materie prime per le batterie di questo tipo di auto è sempre più complesso. Basti pensare che il Cile sta seriamente pensando di nazionalizzare – almeno parzialmente – l’industria del Litio, di cui sono hanno la prima riserva al mondo. Ed il Cile è grande alleato della Cina, soprattutto da quando a governarlo c’è un giovane socialista come Gabriel Boric. E non è un casuale il recente annuncio della costruzione in Cile di un mega impianto di batterie da 290 milioni di dollari da parte della società BYD, leader di auto elettriche in Cina. Piano parallelo a quello pensato a Shangai da Musk.

Comunque, alla pubblicazione dei risultati trimestrali, le azioni TSLA hanno perso drasticamente, e hanno chiuso la settimana passata con il -11.4%, lasciando a casa 63 miliardi di dollari (13 dei quali dal portafoglio personale di Musk). Detto ciò, rimane la preoccupazione degl’investitori dato che il titolo di Tesla è l’unico dei grandi big di Wall Street a stazionare in territorio orso, con un valore azionario dimezzato rispetto ad un anno fa. Lo è anche perché Elon Musk ha passato il 2022 a vendere azioni della sua società di auto per sostenere l’acquisto da 44 miliardi di dollari di Twitter. E su quell’acquisizione, i dubbi di profittabilità sono ancora tanti. Tanto che Musk è così disperato da aver rimosso la spunta blue a diversi enti e personalità, tra cui per alcune ore anche al Papa, pur di costringerli a pagare. La cosa ha gettato nel panico mezzo mondo, ed ha persino indotto a credere che uno dei leader della guerra civile in Sudan fosse stato ucciso a causa di un profilo falso creato ad hoc. Musk così ci ha ripensato, e ha riattivato alcune spunte blue.

Comunque, tornando a Tesla, l’unica ancora a crederci è la famigerata investitrice Cathy Wood che ancora pensa che il titolo, che oggi staziona attorno ai 160 dollari, crescerà 12 volte tanto nei prossimi 3 anni. Detto ciò, Musk – dopo aver visto la performance in Borsa della scorsa settimana – ha subito deciso di frenare sugli sconti appena annunciati, almeno sui modelli S e X, come ha riportato Reuters. Vedremo, vedremo.

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