Eva Tea (1886-1971): Una pioniera degli studi storico-artistici e archeologici 

Per un lungo periodo il ruolo ricoperto da Eva Tea, nella storiografia artistica del Novecento, si riconobbe e circoscrisse per la sua collaborazione con l’archeologo Giacomo Boni. In realtà, l’importanza della studiosa deriva dalla sua attività su più fronti professionali; Tea fu storica dell’arte, archeologa e filantropa.

Eva Tea, all’anagrafe Evangelina, è stata un’intellettuale versatile, dotata di una solida quanto ampia erudizione. Il suo agire quotidiano era mosso da una forte umanità verso il prossimo, da devozione e da spiritualità, alla quale si avvicinò nel 1917 convertendosi dall’ebraismo al cattolicesimo. 

Angelo Dall’Oca Bianca, Ritratto di Eva Tea da giovane, credits Archivio privato Avesani

La studiosa, nata a Biella il 18 febbraio 1886, si inserì dalla tenera età, grazie agli interessi artistici della sua famiglia, entro un ampio contesto di relazioni con artisti e intellettuali veronesi. Verona fu la città in cui si trasferì con la famiglia nel 1888 e dove conseguì, con il massimo dei voti, la licenza liceale. Questo luogo rimase a lei caro anche nei momenti in cui visse altrove, come a Padova, dove si spostò dal 1909 al 1911 per studiare Lettere. Il 9 luglio 1911, Tea conseguì il Diploma di Magistero in Storia e Geografia con una tesi sulla storia delle comunità religiose nella Candia veneziana. Durante gli anni di studio a Padova, Eva Tea svolse delle prime prove scientifiche relative al contesto del Museo Civico di Verona e al suo direttore, Giuseppe Gerola, il quale fu in carica dal 1907 al 1910. 
Tra il 1910 e il 1914, la studiosa pubblicò sulla rivista «Madonna Verona» quattro articoli sul panorama artistico veronese di primo XV e XVI secolo che, attraverso uno sguardo grandangolare, presentavano una lettura dell’arte veronese non circoscritta ai confini cittadini, ma in relazione con le espressioni artistiche di territori circostanti. 
Tra gli autori della rivista veronese è notevole la presenza di Eva Tea in quanto la sua fu sola voce femminile – fatta eccezione per una breve nota nel 1909 di Teresa Coppelli sullo scultore Alberto da Verona – in una comunità di studiosi interamente al maschile e, negli anni di attività di «Madonna Verona» (1909-1924), tra i sessanta studiosi che collaborarono con il periodico, non comparve nessun altro nome femminile. Parallelamente, Tea apparve anche tra i collaboratori del prestigioso progetto dell’Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, di Ulrich Thieme e Felix Becker, edito in 37 volumi, dal 1907 al 1950, a Lipsia.

 Eva Tea, «Arte cristiana», 59, 1971

Dal 1912, la studiosa fu a Roma per frequentare i corsi di Adolfo Venturi presso la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte medievale e moderna. Il perfezionamento fu un percorso di accrescimento spirituale, considerato dalla Tea metafisico, durante il quale si interessò di storia antica e moderna, di archeologia tardo-antica, cristiana e di arte del Rinascimento veneto, temi che predilesse per tutta la sua carriera.

Nel 1915, Eva Tea, durante una visita al Foro Romano con i suoi alunni del Liceo classico Umberto I, incontrò l’archeologo Giacomo Boni, con il quale instaurò un profondo rapporto collaborativo e professionale caratterizzato da un comune impegno per la difesa e la protezione del patrimonio artistico italiano. Dal novembre del 1918 – anno in cui conseguì il diploma di perfezionamento – fino all’aprile del 1919, Tea lavorò alla Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione con l’obiettivo di recuperare le opere d’arte che durante il primo conflitto mondiale erano state sottratte all’Italia dall’Austria. In questi anni di attività a fianco di Boni si accentuò la vocazione spirituale della studiosa, un vivido «apostolismo» (S. S. Lodovici, Storici, teorici e critici delle arti figurative d’Italia dal 1800 al 1940, 1946) e un fervido misticismo la portarono a considerare la creazione artistica come un riflesso del divino. Eva Tea sperava che, grazie ai suoi alunni dell’Università Cattolica, nella critica d’arte italiana nascessero le prime idee in contrasto con l’estetica di Benedetto Croce, così i dubbi artistici moderni si sarebbero ricondotti sul piano cristiano-cattolico, riportando «in grembo a Dio questa disciplina così spesso trascinata per sentieri a lui contrari» (D. Mappelli, Eva Tea: un profilo ‘milanese’, in Omaggio a Eva Tea: pioniera veronese (1886-1971), 2021).
In seguito al primo conflitto mondiale, Eva Tea raggiunse importanti incarichi che la portarono a Venezia, nel 1919, con ruolo d’ispettrice della Soprintendenza delle Gallerie; dal 1920 al 1921, fu a Roma per seguire i corsi di perfezionamento in Archeologia e lavorò al Museo di Ravenna; nel 1922, si spostò a Trento, dove ottenne il ruolo d’ispettrice per la Venezia Tridentina.

Eva Tea, Giacomo Boni nella vita del suo tempo, Ceschina, Milano 1932.

Dopo la morte di Giacomo Boni, avvenuta nel 1925, Tea ebbe come incarico il riordino dei suoi scritti e, nel 1932, pubblicò Giacomo Boni nella vita del suo tempo, un testo considerato un unicum tra gli scritti della studiosa per il modo in cui venne restituita l’immagine dell’archeologo tra il mistico e l’esaltazione.

Al fitto succedersi di mansioni e d’incarichi, la docenza rimase un impiego stabile dal gennaio 1923, quando Tea iniziò a insegnare all’Accademia di Brera e, una volta ottenuta la libera docenza in Storia dell’arte, insegnò all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano dal 1928 al 1956.
La sua profonda misericordia la portò ad avviare nel 1929, in collaborazione con la Scuola Beato Angelico di Giuseppe Polvara, il progetto la Casa delle modelle, un sostegno per lenire gli aspetti della vita difficile che conducevano molti artisti e loro collaboratori.

 Eva Tea premiata per le Arti figurative nel 1967, «Arte cristiana», 59, 1971. 

Eva Tea morì il 29 luglio 1971. Durante la sua vita ottenne diverse onorificenze, nel 1954 divenne Socio Onorario dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arte di Verona; sei anni dopo, nel 1960, ottenne la nomina a Membro d’Onore dell’École Cantonale des Beaux Arts du Valois a Sion e, nel 1967 le venne assegnato un premio per le Arti figurative durante la Giornata della Donna Cristiana. 

Elena Barison

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