Anna Delle Noci – Palindromi artistici

“Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.” Parafrasando l’illustre Van Gogh è così che immagino il lavorio artistico di Anna Delle Noci, in una difficile riconducibilità, se non impossibile, a un contesto prettamente terreno in cui non troverebbe corrispondenza se non ci addentriamo nel fantastico mondo del surreale – esatto compostaggio del subconscio individuale –  in cui il pensiero diviene materia e la materia partorisce il pensiero creativo. Un’artista complessa, con interni stratificati nei meandri dell’in-coscienza, se non ci si allontana dal visibile e manifesto; comprensibile e nuda agli occhi se ci si abbandona al parto fertile delle emozioni prive del fardello che ingabbia la libera sensorialità. Le opere di Anna vanno lette con gli occhi limpidi, incontaminati dell’onirico fanciullesco e con la maturità del sapere esperto.

Una creatività quindi che cammina sui binari paralleli dell’emotività e della razionalità e che può leggersi da più prospettive perché pur cambiando l’interpretazione non se ne intacca il costrutto comunicativo, edificato sulle fondamenta dell’Amore e dell’alterità. Oserei dire che l’Arte della Delle Noci è un palindromo connotativo, un ossimoro espressivo, l’enallage dialogante in cui la profonda interiorità dell’artista diviene l’impianto per trasfondere, su un piano verticale, l’esondare di una marcata spiritualità nell’intento di dimezzare le distanze cielo e terra, materia e spirito per ritrovare l’originario equilibrio, l’anello mancante alla nostra completezza, per un risveglio individuale e universale.

Ciò che balza immediatamente all’occhio è la geometria delle forme, incastonate su un piano immaginario in assenza di rette e angoli in cui regna la morbidezza delle linee, che siano esse concave, convesse, slegate o libere d’appartenenza, sono comunque spirali d’eleganza e leggiadria, definite in volùte cromatiche dai toni delicati-forti e mai aggressivi, carezzevoli-pressanti e mai graffianti. Nessun intralcio intersecante a interroperne o rallentarne l’andamento circolare, avvolgente, avvinghiato a un leitmotiv onnipresente in ogni opera, rispondente a uno stile raffinato e assolutamente personale, unidirezionale in quanto a originalità.

La padronanza d’un andamento sferico –  su un pentagramma dalle melodie soavi – ben si raccorda alle note cromatiche persuasive dei colori decisi, chiaramente definiti, ancor meglio delimitati, eppure così pacati e rassicuranti alla stregua delle tinte pastello, rigeneranti, sfocianti in una sorprendente dinamicità visiva e interpretativa.

La scena prende forma sotto lo sguardo indagatore del fruitore sospinto ad attraversare uno spazio a-temporale in cui la realtà non è altro che il suo esatto opposto in una chiave di lettura simile alle contrazioni del sogno o alle doglie ante rem. Nel non luogo anche il male, le denunce, gli orrori divengono sopportabili tramite l’accoglienza in un mondo di pace e speranza che fa da sfondo, in una coreografia d’autore, ad ogni creazione della Nostra, anche in contesti storici o sociali angoscianti, dolorosi (vedi l’olocausto, il dramma dei migranti, i soprusi sui minori o verso le donne e gli ultimi).

L’anima dalla sensibile capacità assorbente dell’artista emerge con decisione in ogni impianto pittorico, forte anche della vena poetica in cui Anna si addentra spesso, andando ancora più a fondo, scendendo nelle zone d’ombre in cui la luce è la risposta ai dubbi esistenziali che non danno tregua. E sarà forse questo il motivo dell’assenza dei toni scuri, cupi, del nero mancante, disertore in ogni sua forma, in cui anche la notte si svolge in preamboli distesi su orizzonti fiammeggianti e passionali, tramonti coniati sull’onda del domani che avanza implodendo in orgiastiche promesse di nuove albe.

E la donna – nella cui visione vorrei concludere il mio piccolo omaggio, con l’umiltà di un’attenta interlocutrice in contemplazione meditativa – è l’immagine suprema della bellezza che ci eleverà dalla nostra condizione imperfetta. Il ventre originario, riconducibile alla Madre in cui affondano le radici dei tempi e che spesso, nell’arte di Anna si fondono e confondono, dando vita a un unico essere, accogliente, ricevente, che si dona e germoglia in nuova vita. Donna immaginaria, dalle chiome fluenti, dalle sembianze traslate nelle meraviglie della natura, mai così bella nell’idealizzazione di canoni estetici che riportano al grembo in cui, il filo-ombelicale che ci unisce a lei risulta ancora integro e mai spezzato nell’esaltazione del principio divino da cui fummo generati. Un mondo di pace, bellezza, amore e speranza sembra venir fuori da ogni tela strappata con grazia e fermezza alle brutture del calendario quotidiano, nel dualismo artistico della Nostra, in cui, fin da subito ravvisai il chiaro intento mediatico: Arte al servizio dei valori fondamentali dell’individuo.                            

La Bellezza potrà salvarci? Non ci sarà dato il tempo per saperlo ma almeno ci avremo provato.

Maria Teresa Infante
16 luglio 2020

Un pensiero riguardo “Anna Delle Noci – Palindromi artistici

  1. E. . . quando è l’anima a guidare gesti e pensieri, ecco che la pura armonia si manifesta con forme e colori che appartengono al Divino, nulla è lasciato al caso e tutto è così perfettamente e armoniosamente reale che strabilia. La maestria nel rappresentare la bellezza di un mondo perfetto e incontaminato apre orizzonti di speranza.
    In questo nostro tormentato mondo , la Sua Arte sa nutrire gli spazi interiori che si uniscono in un’armonioso canto di Lode !!!

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