Un nuovo felino africano scoperto nel museo di Scienze Naturali di Torino

È sempre stato lì, ma tutti ne ignoravano l’identità. Un team di zoologi italiani ha scoperto una nuova specie di felide dell’Africa sub sahariana – presente in Eritrea almeno sino alla fine del XIX secolo – “esplorando” i magazzini del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, uno dei più importanti in Italia, ma evidentemente afflitto dallo stesso problema di tutti gli altri: la mancanza di fondi destinati alla ricerca e alla catalogazione degli esemplari presenti.

Salgono a 8 i felidi sub-sahariani

Si tratta del gatto di palude, Felis chaus, specie che era nota con certezza per l’Africa solo dal delta e della valle del Nilo sino ad Assuan. “Il gatto di palude si può confondere con il gatto selvatico africano Felis libyca, ma se ne distingue principalmente per le dimensioni maggiori e la coda, che è molto più breve. Con Il gatto di palude divengono otto le specie di felidi sub sahariani: le altre sette sono il leone, il leopardo, il ghepardo, il serval, il caracal, il gatto dorato africano e il gatto selvatico africano”, spiega Spartaco Gippoliti, della Società Italiana per la Storia della Fauna, che da anni si occupa della fauna del Corno d’Africa e che, insieme a Franco Andreone e Luca Ghiraldi, è autore della scoperta pubblicata nel Bollettino del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e scaricabile qui.

La scoperta è avvenuta grazie allo studio di un reperto conservato nelle collezioni scientifiche del Museo, e rende possibile affermare, come detto, che la specie era presente storicamente in Eritrea almeno sino alla fine del XIX secolo, ovvero quando Roberto Gentile, tenente dell’Esercito Italiano già noto per le sue pionieristiche fotografie coloniali, ne uccise un esemplare che inviò poi al Museo Zoologico dell’Ateneo Torinese.

“Impellente revisionare i musei”

“Si conferma l’importanza dei musei di storia naturale quali vere e proprie ‘biblioteche’ della biodiversità e l’impellenza di portare avanti la revisione scientifica del materiale presente in quelli italiani”, continua Gippoliti. “Le collezioni naturalistiche museali sono cruciali per accertare la presenza e l’eventuale estinzione di una specie in un dato territorio, oltreché per studi sistematici. È anche fondamentale attirare l’attenzione su regioni del pianeta che sono state dimenticate dalla ricerca biologica ma che necessitano di urgente azione ora. E il nostro punto di partenza più solido sono antiche collezioni che divengono sempre più preziose, ogni anno che passa”.

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