Recensione de “La Rosa Bianca” di Barbara Poscolieri e Nicoletta Plotegher

“La Rosa Bianca” è un romanzo fantasy scritto a quattro mani da Barbara Poscolieri e Nicoletta Plotegher, pubblicato nel 2020 da Plesio Editore.

Ho vinto la copia cartacea dopo un contest fantasy sulla pagina Facebook Le storie degli Atwar, perciò ringrazio le due autrici per il ricco premio.

La storia si apre in mare aperto dove il protagonista, il Capitano Killian, sta per essere abbandonato nelle acque dopo un ammutinamento; i suoi uomini, da sempre fedeli, tra cui spiccano il suo vice Veith e la magica Thanae, sono stati costretti a rimuoverlo dopo che lui li ha condotti in folli missioni suicide. Con difficoltà gli danno la morte in mare, con onore, ma il protagonista approda su un’isola misteriosa; i segreti da svelare aumentano quando Veith inizia a leggere il diario di Killian, dove scopre che tutto ruota intorno al suo desiderio di ritrovare l’amata Myrien, morta poco tempo prima.

Il romanzo ha una struttura temporale che corre avanti e indietro, complici i “flashback” dei diari; i capitoli sono molto corti e contribuiscono a rendere il ritmo rapido e serrato, non permettendo mai al lettore di annoiarsi. Lo stile è fluido, il registro appropriato per avventure di lupi di mare.

Il genere è fantasy, ma è doveroso fare una premessa importante: non stiamo parlando di un fantasy classico. Ne “La Rosa Bianca” troviamo le classiche avventure in salsa piratesca, ma la storia di questo volume non sembra altro che un romantico preludio all’introduzione di un wordbuilding estremamente elaborato e complesso, con mondi diversi che si collegano tra loro tramite portali magici. Inoltre, ho trovato che la trama di Killian potesse essere vista come un moderno e avventuroso retelling del mito di “Orfeo ed Euridice”, con un Ade che altro non è che un mondo con regole tutte sue, con una magia molto particolare.

I personaggi sono a tutto tondo, con loro sentimenti ed emozioni definiti e, soprattutto, non sono mai caricature: alcuni rappresentano i tòpoi letterari tipici dei romanzi dei pirati (dalla donna sulla nave che porta un segreto, al fedele secondo in comando, all’ubriacone di buon cuore che dice grandi verità), ma sono comunque sempre personaggi completi, con turbamenti, difetti, e vengono di conseguenza trattati con empatia.

Il tema del viaggio è forse il motore portante del romanzo, che dà l’occasione al lettore di esplorare un mondo vasto e complesso, con usi, magie e leggende che sono state approfondite molto. Personalmente già a metà libro avevo l’impressione che fosse un prologo ad altre storie e non mi stupirei di trovare altri racconti o romanzi in questo wordbuilding.

In conclusione, un romanzo insolito e gradevole, con un wordbuilding complesso e una storia di amore che travalica la morte.

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