L’incredibile umanità di un ladro gentiluomo

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L’espressione “Ladro Gentiluomo” è tipicamente associata al personaggio di Arsenio Lupin, ma nella realtà è possibile? Io credo di sì!

Ho deciso di allentare la pubblicazione di poesie, almeno di una parte monotematica di esse, affidandole a una Time Box “ad aggiornamento costante”.

Per questo motivo avrò più tempo (e voglia) di dedicarmi ad altre forme di blogging/scrittura: oggi vi racconterò un simpatico aneddoto, quello che ho vissuto con un ladro gentiluomo, alla stazione centrale di Napoli, ormai tanti (tanti tanti) anni fa.

Stavo attendendo un treno che mi avrebbe portato a Firenze, dove avrei passato un week end in compagnia di una ragazza bellissima, dalla quale ero molto preso, perché assomigliava in maniera incredibile a Janis Joplin… Io sono PAZZO per Janis Joplin!

Ero al telefono con questa ragazza, emozionatissimo e ansioso di vederla, mentre un uomo, sulla trentina, mi pressava, chiedendomi spiccioli e sigarette.

Gli do qualche spicciolo, ma lui continua: voleva una sigaretta. Io, però, le avevo nello zaino e per prenderle avrei dovuto sfilarmelo, così gli faccio cenno di aspettare che finissi la telefonata.

Lui si arrese e continuò a pressarmi, fin quando io non perso la pazienza e risposi male: “E nu mument, t’aggia ditt ca e teng ‘ndo zain, mo cia fumamm assiem!” (Trad: “un attimo, ce le ho nello zaino, ora la fumiamo insieme”.

Non so perché risposi così, ci ho pensato dopo, ma credo che la parola “insieme” fu la svolta di quella giornata.

Lui attese la fine della telefonata, poi fumammo un paio di sigarette insieme e alla fine gli regalai il pacchetto, perché ne avevo un altro.

Mi raccontò, in perfetto stile del questuante napoletano, tutta la sua vita, con tanto di figli a carico, moglie incinta e madre delusa.

Per una volta, però, non vidi i tipici occhi furbi di chi ti chiede soldi sull’autobus, ma due vuoti colmi di vergogna.

Lui, che mi aveva appena confessato di aver bruciato ogni suo affetto, a causa della droga, era profondamente e sinceramente soffrente per i dolori che aveva dato a chi gli aveva voluto bene.

Tentai, maldestramente, di dirgli qualche parola di conforto, poi chiamarono il mio treno e lo salutai, avviandomi verso il binario.

Mentre andavo via, però, mi sentii chiamare: “Giovane, giovane… Aspetta, t’è caduta una cosa!”

Veniva verso di me, con il MIO portafogli, pieno di soldi, in mano.

L’uomo, il tossico, si stava costituendo: era anche ladro!

Non provò neanche a nascondersi: m i disse che me l’aveva sfilato, che era l’unica cosa nella quale era davvero bravo: io non me n’ero accorto minimamente!

Si raccomandò di stare più attento, di tenerlo nella tasca d’avanti: “qui di gente come me è pieno!”

Non ho la più pallida idea di cosa spinse il ladro a restituirmi la refurtiva, rinunciando anche a un bel malloppo.

Mi piace pensare che fu quella parola, “insieme”, a smuovergli qualcosa dentro.

Penso e racconto spesso questa storia, un po’ perché mi dà fiducia nel prossimo e un po’ perché racconta quanto può essere bella Napoli, anche quando ti ferisce.

L’espressione “ladro gentiluomo” per me non solo è veritiera, ma addirittura l’ho conosciuto!

Capiamoci, non credo minimamente che quell’uomo fosse solito “comportarsi bene”, ma penso che anche un orologio rotto, almeno una volta al giorno, possa segnare l’ora esatta.

Sono consapevole che stiamo parlando di un “delinquente”, ma almeno di uno di quelli che conserva un minimo di coscienza: si chiamano “attenuanti” e grazie a Dio sono previste dal nostro ordinamento, riuscendo a valutare i singoli casi, restituendo umanità anche al criminale, assicurandoci la speranza che possa esistere una qualche forma di redenzione.

È di qualche settimana fa la storia di due ladri che hanno restituito un’auto rubata, dopo aver scoperto che era di proprietà di una disabile.

Quando ho condiviso questa storia sulla Pagina FB di questo blog, qualcuno mi ha attaccato, adducendo che stessi omaggiando la criminalità. Si trattava di un attacco personale, ma cascò male, perché non avevo la minima voglia di mettermi a spiegare perché avesse dell’apprezzabile.

Qui, però, la superficialità del social network non arriva più di tanto e posso spiegare le mie motivazioni, perché chi legge lo merita, può capirle e, se non è d’accordo, argomenta le sue obiezioni.

Chiariamo subito, a scanso di equivoci, che un furto è pur sempre un illecito, ma possiamo mettere tutto in un unico calderone?

Partiamo dalle motivazioni!

Possiamo paragonare la vecchietta che ruba un pacco di pasta al supermercato, perché non ce la fa ad arrivare a fine mese, con la sua pensione, a uno scippatore che ruba la borsetta di quella stessa o di un’altra vecchietta?

Probabilmente l’autore di quel commento risponderebbe che sì, possiamo e dobbiamo farlo, col risultato che dovremmo portare quella vecchietta in questura, processarla e condannarla, se le va bene, a una pena pecuniaria pari al doppio della sue pensione.

Nella pratica, invece, un’anima con un minimo di umanità, spererebbe nella capacità del proprietario del negozio di chiudere un occhio.

Questo non giustifica il furto d’auto di cui abbiamo parlato, ma ci fa porre delle domande.

Chi sono i due ladri? Sono due tossici che rubano per comprare qualche dose? Sono due persone senza lavoro, costrette dalla vita alla delinquenza?

Io penso che esista sempre un’alternativa, ma anche di essere un fortunato: la mia famiglia, il mio contesto sociale e l’educazione ricevuta mi permettono di VEDERLA quell’alternativa.

Posso immaginare che, invece, alcune persone non siano in grado di riconoscerla, perché nessuno glie la mai indicata!

Quindi, quando sento che due ladri hanno restituito un’auto a una persona disabile, un po’ mi rallegro. Immagino le possibili cause, le varianti.

In questo caso, volando con la fantasia, ho immaginato che uno di quei due ladri avesse un figlio costretto in sedia a rotelle, con tutte le cure da pagare e i soldi che non bastano mai.

Un giorno qualcuno gli propone un mezzo losco per arrotondare e lui accetta, perché NON VEDE alternative.

Ruba quell’auto, poi scopre la disabilità della proprietaria e guarda suo figlio: non può accettarlo, non così, non fino a questo punto!

È un’alternativa molto fantasiosa, me ne rendo conto, ma nessuno può escludere che sia reale.

Ecco, compare di nuovo il ladro gentiluomo: perché magari non lo è sempre, ma basta una sola volta per renderlo “recuperabile”.

Un minimo accenno di pentimento è esattamente quello a cui dovremmo puntare: uno spiraglio, una lieve possibilità di redenzione.

A quel commentatore vorrei ricordare che il nostro sistema coercitivo, ovvero il carcere, non mira (in teoria) alla punizione, ma al recupero!

Di certo quei due ladri sono stati più nobili, anche se solo per una volta, di molti amministratori, politici e funzionari corrotti: io non ho mai sentito di un politico che si pente e restituisce le mazzette intascate, voi?

In questo non esiste il bianco e i nero, ma miliardi di colori, che sfumano tra di loro in altrettante tonalità.

Se guardi alla vita e vedi un solo colore, allora non è la vita a essere sbagliata: sei tu che non hai imparato, per educazione o contesto sociale, a vedere le alternative!

Anche io ho dovuto imparare: mi ha insegnato un uomo tossico e ladro!

Il “ladro gentiluomo” esiste, solo che spesso dimentica o non può ricordare di esserlo e non è mai figo come Lupin, non indossa bei vestiti e non guida auto sportive.

Se non riusciamo a vederlo, forse, siamo noi a essere fuori dalla realtà!

Siamo tutti onesti, col furto degli altri!


Photo de RODNAE Productions provenant de Pexels

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