Quando nove euro all’ora sono troppi, e altre storie librose della settimana

Una settimana di letture #37
Vittorio Panicara & Federica Breimaier

L’Unione Europea ha trovato l’accordo su un salario minimo legale, notizia a cui i media hanno dato un certo rilievo. Si tratta del livello minimo di paga oraria non derogabile, nemmeno mediante una contrattazione collettiva. La direttiva è importante soprattutto per i sei paesi dell’UE che non hanno ancora una misura del genere. Tra questi c’è l’Italia. Ora, l’Unione si limita a indicare a tutti i paesi la procedura più adatta ad evitare il “lavoro povero” e assicurare così condizioni dignitose ai dipendenti pubblici e privati, ma non può costringere i singoli paesi ad adottare il salario minimo.  Sono i governi e le parti sociali delle varie nazioni a dover trovare un accordo sulle misure da prendere, fosse anche soltanto quella di rafforzare il sistema di contrattazione collettiva, che non dovrebbe coprire meno dell’80% del mercato del lavoro. Ciò vuol dire che il salario minimo per i paesi che ancora non ce l’hanno non è un’imposizione, ma una possibilità di cui discutere in aggiunta o in sostituzione dell’adeguamento della contrattazione collettiva.
In Italia i salari sono spesso inferiori ai 9 euro all’ora chiesti dal M5S, con 7 euro per contratti stagionali di 3-4 mesi e salari ancora più bassi in regime di “contratti-pirata” e del diffusissimo lavoro nero. La necessità di provvedere con interventi mirati è evidente e riguarda anche l’insufficiente contrattazione collettiva. L’UE lascia due anni per recepire la nuova legislazione europea, ma in Italia il tempo stringe, visto che in quest’ambito c’è da fare tutto e presto. Tuttavia, fino ad ora abbiamo assistito a una ridda disordinata di interventi sparsi, con opinioni molto divergenti e nessuna presa di posizione ufficiale (forse Draghi aspetta l’imbeccata di Biden). Naturalmente il M5S spinge per far approvare nella Commissione Bilancio del Senato la propria proposta di legge sul salario minimo (9 euro sono quasi l’80 per cento dell’attuale salario mediano italiano), ma il ministro Brunetta ha più volte ribadito che «il salario minimo per legge non va bene» e che è contrario «alla nostra storia culturale di relazioni industriali» (storia culturale?). Il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe pensa che sarebbe equo fissare una percentuale compresa tra il 40 e il 60% del salario mediano (ma l’Ue parla del 60 per cento), vale a dire una soglia tra i 5 e i 6 euro… I sindacati difendono i contratti collettivi già in essere, il PD teme che manchi la coesione necessaria nel governo per adottare provvedimenti del genere (una grande scoperta…), mentre tutto il Centro-Destra è contrario a fissare un minimo salariale garantito, ma non disdegnerebbe di rinunciare al reddito di cittadinanza per finanziare una riforma del mercato del lavoro orientata verso una riduzione delle imposte (cuneo fiscale innanzitutto). Una confusione totale, alimentata dall’incompetenza di molti, dal desiderio di tutti di coltivare il proprio orticello elettorale, e da una sostanziale carenza di volontà politica. Gli esperti ammoniscono sul pericolo di aumentare in Italia il costo del lavoro e sconsigliano l’adozione di tali misure; i mercati reagirebbero comprimendo ancora di più i salari. Tutto ciò può essere vero, ma in un paese come l’Italia, in cui le diseguagliante crescono e la protezione del lavoro cala sempre di più, il salario minimo sarebbe il succedaneo di una politica sociale che la stessa UE ci chiede e che governo e parlamento non sanno mettere in atto. Il quadro è sconfortante: l’attuale sistema Paese prevede salari bassissimi, disoccupazione giovanile, con i giovani diplomati che fuggono in massa all’estero, lavoro nero (tollerato e incoraggiato dalle stesse istituzioni e dalle leggi), con lo sfruttamento brutale degli immigrati irregolari e i contratti-pirata con sindacati inesistenti. In altre parole, questo insieme di cose, ossia l’attuale disastrosa situazione del mercato del lavoro, pare funzionale all’attuale assetto socioeconomico italiano e chi lo mette in discussione va emarginato. Insomma, il salario minimo legale universale pare una chimera, ma potremo sempre rifarci con il caricabatteria universale per cellulari…

💬 I GRUPPI DI LETTURA

  1. GdL Proust ritrovato: è partita la quinta tappa che si propone di leggere la prima parte de I Guermantes, terzo libro della Recherche proustiana. Se volete salire a bordo e completare con noi la lettura potete aggiungervi al gruppo Telegram tramite questo link: https://t.me/+RFkDI5H9UwBjNTc8
  2. GdL Diritti tra le righe: è partita questa settimana la tappa dedicata al diritto al lavoro e ad una paga equa, tema di cui abbiamo parlato nell’introduzione. Per discutere questa tematica leggeremo Uomini e caporali di Alessandro Leogrande. Volete unirvi al nostro gruppo Telegram? Ecco qui il link: https://t.me/+GdVjOW-RUOQii4PV

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Sul nostro canale social vi abbiamo proposto alcune riflessioni su Donna, razza, classe di Angela Davis, considerato il libro fondamentale delle teorie femministe di natura intersezionale. Lo potete leggere cliccando sulla foto qui accanto.

È uscito anche un reel in cui vi parlo delle mie abitudini di lettura. Lo trovate qui: https://www.instagram.com/p/CeivTUgjguS/ e se volete potete copiare il trend e raccontarmi, taggandomi, quali sono le vostre preferenze in fatto di libri!

✍️ QUI SUL BLOG

Qui sul blog vi abbiamo proposto due citazione a tema Follia

Sul versante della letteratura, abbiamo pubblicato una poesia di Carlo Michelstaedter che potete leggere qui: Poesia del giorno – 8 giugno 2022

Sono poi seguite due citazioni a tema Razzismo entrambe di James Baldwin:

📚 Curiosità dall’internet

Come sempre ecco alcuni articoli che hanno attirato la nostra attenzione:

  • La mistica di Daria Bignardi: In “Libri che mi hanno rovinato la vita” ha fatto uscire all’aperto migliaia di protagonisti, e li ha baciati tutti, anche quelli che le facevano ribrezzo

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