Firenze e la sindrome di Stendhal

Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.  (Marie-Henri Beyle, in arte Stendhal, “Roma, Napoli e Firenze” 22 gennaio 1817)

Nel 1970 sono stati condotti degli studi su un centinaio di persone che presentavano gli stessi sintomi descritti da Stendhal che aveva visitato ogni angolo della città e ammirato ogni sua bellezza (da qui il nome di “Sindrome di Stendhal” o “Sindrome di Firenze”, perché in questa città si sono registrati più casi). Dal punto di vista sintomatico, i turisti affetti da questa sindrome presentavano un malessere diffuso: sensazione di disagio, palpitazioni, difficoltà di respirazione e senso di mancamento per arrivare a crisi di pianto o di vomito, tachicardia, estrema euforia o inspiegabile depressione. Nei casi più gravi si parla di allucinazioni, depersonalizzazione, attacchi di panico e svenimenti.

A dir la verità io questi sintomi non li ho avuti (sono rientrata ieri da Firenze) ma il valore e la bellezza dei capolavori dell’arte mi hanno di nuovo emozionata. Pittura, scultura e architettura anche stavolta mi hanno catturata e mi hanno fatto provare un profondo senso di gratitudine.

FIRENZE LUGLIO 2020 5

Sono quindi sempre pronta ad affrontare eventuali episodi di stordimento, anche perché il nostro Paese possiede il 70% del patrimonio artistico mondiale!

Lasciati ammaliare dalla bellezza: quella vera, può solo farti bene. E se senti dei brividi devi esserne contento: qualcosa di bello si sta smuovendo nel profondo del tuo essere (alla faccia di Coronavirus!)

Letizia Guagliardi

 

 

 

 

9 risposte a "Firenze e la sindrome di Stendhal"

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  1. Chi soffre di questa sindrome nel nostro meraviglioso paese rischia il continuo stordimento. Viviamo, e lo dico senza retorica, in un museo a cielo aperto. Meravigliosi i posti che hai visitato e bellissime le foto.

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    1. Non sappiamo ,però , valorizzarlo, per niente. Non per fare campanilismo ( non è da me) ma avete mai visto the Book of kells a Dublino? Scompare di fronte al nostro splendido Codex Purpureus eppure …

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  2. Letizia, ben tornata da Firenze! Di certo ti sarà rimasta nel cuore! Te ne sei innamorata, vero? Ci sono stata anch’io e sono rimasta “rapita e affascinata da tutte quelle bellezze”. L’aria che ho respirato in quei luoghi che ho visto ha contribuito a trasportarmi nel mondo dei sogni Si, perche’ la piccina e bella Firenze somiglia ad un sogno. Ricordo le emozioni provate la sera di San Giovanni: le luci del centro, i fuochi che si sparavano. E poi come posso dimenticare le belle passeggiate sulle colline armoniosissime e quei bei casolari adorni di tante specie di fiori. Ma, a conferire a Firenze il suo fascino eterno, è l’Arno d’argent. Dal Ponte Vecchio l’ho ‘ammirato: scorreva “placido e incantevole”. Avendo il “pollice verde” ho visitato i giardini di Boboli: un parco storico della città, un vero e proprio museo che cinge in un abbraccio Palazzo Pitti. Qui ho visto diverse specie di lecci, sculture, fontane dove ho potuto refrigerarmj in quegli afosi pomeriggi di luglio! Come vorrei tornare a Firenze per poter rivedere le bellezze che mi sono rimaste dentro!

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