Tempo, solitudine, pubblicità: ‘L’anniversario dell’insalata’ di Tawara Machi – Damiana De Gennaro

«forse siamo nell’epoca delle dissimulazioni
di nature morte con aragosta»

Lidia Riviello, All you can eat

Nel 1987, la compagnia di assicurazioni Yasuda acquista un probabile falso de “I girasoli” di Van Gogh per circa quaranta milioni di dollari. In Giappone, e più in particolare a Tokyo, sono anni di eccessi e consumi sfrenati. Pochi anni più tardi la bolla speculativa sarebbe esplosa, precipitando il paese in un capitolo catastrofico della propria storia economica. 

Sempre nel 1987, Tawara Machi pubblica Sarada kinenbi, qui reso in traduzione: L’anniversario dell’insalata, la raccolta di tanka[1] divenuta simbolo dell’amore negli ultimissimi anni del periodo Shōwa (1926-1989). Il successo commerciale dell’opera, che ha venduto oltre tre milioni di copie e da cui l’anno seguente è stata tratta anche una versione cinematografica[2], dimostra come la scrittrice abbia saputo aggiornare il vocabolario emotivo della propria generazione. 

Si sarebbe tentati di leggere L’anniversario dell’insalata come il diario sentimentale di una ventiseienne. La poesia alla quale il nome dell’autrice si accompagna come una sorta di slogan, sembra infatti ispirarsi a una spontanea, luminosa estasi domestica:

「この味がいいね」と君が言ったから七月六日はサラダ記念日

da quando 
hai detto è deliziosa
il sei luglio
è l’anniversario 
dell’insalata

Si tratta, tuttavia, di un bluff. In un’intervista[3] rilasciata nell’ambito del Festival Internazionale Poetry Place, Tawara Machi ha rivelato come le circostanze di composizione del celebre testo non siano state esattamente quelle che il lettore sarebbe portato a immaginare.

Non c’era nessuna insalata, e non era nemmeno il sei di luglio, racconta. Avevo preparato karaage – delle ali di pollo fritto leggermente infarinate – in modo un po’ diverso dal solito. Avevo aggiunto curry in polvere, e la persona per cui avevo cucinato all’improvviso aveva esclamato è delizioso!

Le ali di pollo, però, non erano un ingrediente congeniale al suo lessico poetico. È così che il karaage è diventato insalata. Ho scelto la parola sarada per via dell’assonanza a shichigatsu (il mese di luglio), spiega l’autrice, e anche perché la freschezza dell’insalata si colloca nell’immaginario dell’estate. Il sei di luglio, poi, è il giorno prima del festival del Tanabata, che in Giappone ha per gli innamorati un significato particolare. 

In un articolo apparso su Asahi Shinbun nel 2003, il critico letterario Yoshimoto Takaaki scrive: «È molto difficile stabilire dove si collochi l’io lirico di Tawara Machi. Leggendo le poesie, siamo portati a credere che esso coincida con l’io biografico, ma, infondo, non riesco a cancellare il dubbio che non sia sempre così. Alcuni lettori si proiettano deliberatamente in questo io femminile, che, in questo caso, appare un sistema di coscienza molto ben congegnato»[4].

Tawara Machi ha scritto, sì, un libro sull’amore e sulle relazioni, ma ha anche progettato un edificio letterario che si regge su concetti come tempo e pubblicità, sul contrasto tra città e provincia. Il continuum che attraversa ogni sezione, in ultima analisi, sembra essere la solitudine. 

通るたび「本日限り」のバーゲンをしている店の赤いブラウス

ogni volta 
che passo di qui
è ancora
questa blusa rossa
l’offerta del giorno

La questione del tempo è indirizzata sin dal titolo dell’opera: anniversario è un vocabolo connotato da un’energia cerimoniale, che rimanda a un’aspirazione di eternità o quantomeno a qualcosa che negli anni si ripeta identico. L’insalata, al contrario, è un alimento che, se fresco, non sopravvive che pochi giorni. L’accostamento di anniversario e insalata risulta, dunque, ossimorico se non utopistico.

改札に君の姿が見えるまで時間の積木を組み立てていん

il tempo 
è organizzato
in blocchi di legno 
finché ai varchi della metro 
non ti incontro

Nel suo recente saggio Nagori (2022), Ryoko Sekiguchi scrive, «A seconda dell’epoca o della civiltà, organizziamo in modo diverso le nostre vite nella temporalità ciclica e in quella lineare. Ancora oggi, il ruolo di queste due temporalità nella nostra vita non è fisso. 
[…] Bisogna riconoscere che si instaurano, tra queste due temporalità, rapporti di potere e si verificano tensioni, che si manifestano anche nel mondo della poesia».

L’insalata del titolo, in giapponese サラダ (sarada), mette in luce, da un punto di vista lessicale, anche il rapporto dell’opera con la pubblicità, e più in generale, con il fenomeno dell’americanizzazione della società giapponese. L’uso della parola trascritta mediante l’alfabeto sillabico katakana, impiegato generalmente per trascrivere parole straniere o per enfatizzare un prodotto da pubblicizzare, è particolarmente sintomatico. Non ci troviamo di fronte a un’ostentazione, da parte dell’autrice, di una tale intenzione: il titolo di certo non è L’anniversario della coca-cola, ma ciò che vorrei suggerire è che preferire l’uso della parola di derivazione americana alla sua controparte giapponese yasai (野菜), sembra alludere all’esigenza di dare spazio a un lessico contemporaneo nella forma estremamente sobria e tradizionale del tanka, uno schema metrico che ci porta indietro ai primi vagiti della poesia scritta in lingua giapponese. 

砂浜のランチついに手つかず卵サンドが気になっている

pranziamo 
insieme sulla spiaggia –
mi preoccupano
i sandwich alle uova
rimasti intoccati

Più di una presenza pacifica, il cibo è, nella poesia di Tawara Machi, una costante fonte di preoccupazione. La scrittrice individua in esso, nella sua conservazione come nella sua degradazione, nella sua natura industriale o hand-made, un indice diretto della salute di un rapporto umano. Il consumismo che caratterizzò la Tokyo precedente allo scoppio della bolla speculativa sembra possedere le poesie di Tawara Machi come uno spettro assillante. L’impossibilità degli individui di nutrire relazioni senza una data di scadenza porta i segni di un destino di natura tanto economica quanto sentimentale. 

ハンバーガーショップの席を立ち上がるように男を捨ててしまおう

lascerò quella persona
come alzandomi
e uscendo
da una catena 
di fast-food

A proposito delle fotografie di Takeshi Homma, Francesco Zanot scrive: «Gli edifici e le insegne del McDonald’s compaiono dappertutto, senza distinzioni, a qualsiasi latitudine e longitudine, incuranti del clima e della geografia, da Los Angeles a Helsinki, dalle Hawaii a Milano, fino alle vette di Chamonix-Mont Blanc. […] Non-luoghi per eccellenza, questi spazi offrono una duplice esperienza, che passa inevitabilmente anche attraverso la standardizzazione del cibo offerto: c’è il conforto della riconoscibilità, ma anche il disagio che viene dalla sensazione di spostarsi per restare sempre fermi nello stesso posto».[5]

「元気でね」マクドナルドの片隅に最後の手紙を書きあげており

allora,
senza rancore –
gli scrivo
quest’ultima lettera
da un angolo del McDonald’s

La mitizzazione dell’insalata da parte di Tawara Machi funziona secondo la logica di una campagna pubblicitaria, che crea un investimento affettivo sull’oggetto di consumo dotandolo di un’aura che è al tempo stesso inimitabile e a portata di mano. 
Così, mescolando in maniera singolare la sensibilità classica del tanka al lessico accelerato e americanizzato del presente, Tawara Machi ci consegna il volto dell’amore in Giappone subito prima dello scoppio della bolla speculativa, dei desideri.


Note:

[1] Il tanka (poesia breve) è uno schema metrico composto da stanze divise in 5-7-5 e 7-7 sillabe, o più precisamente morae.

[2] Otoko wa tsurai yo: Torajirō Sarada Kinenbidiretto da Yoji Yamada, 1988.

[3] https://www.youtube.com/watch?v=gelWCrdITWo

[4] Yoshimoto Takaaki, “Tawara Machi”, in Tawara Machi shijō saikyō no misohitomoji. Bungei bessatsu, Kawade shobō shinsha, Tōkyō, 2017, pp.104–107. Tale saggio era stato già pubblicato in: Gendai Nihon no shika, Asahi shinbunsha, Tōkyō, 2003.

[5] Francesco Zanot, Tommaso Melilli, Food, Fondazione MAST – FOTO/INDUSTRIA, V Biennale di fotografia dell’industria e del lavoro, Bologna, 2021.

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Immagine: Rossella Mandalà, Dreaming of Mercy Street

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