Ti regalo un regalo, ma solo dopo Natale

Quest’anno non scrivo post sul Natale, giuro.
La letterina l’ho scritta l’anno scorso in questo post, ma niente di quello che avevo chiesto a BabboNatale/GesùBambino si è concretizzato nella mia vita e nel mondo in generale, perciò facciamo finta che oggi sia il 7 di gennaio.
Come va? Passate bene le ferie? Visto che, insieme a quelli graditi, avrete sicuramente ricevuto dei regali orrendi, ho deciso di rimediare a tutto ciò facendovelo io, un regalino.
Per mia comodità vi ho suddiviso in “categorie umane”, vi ho un po’ analizzati e, alla fine, ho deciso di porvi in dono un mio racconto, così magari vi risollevate un po’, o magari, più probabilmente, vi rendete conto che il vero regalo di merda non vi era ancora arrivato!
Tutto chiaro? No? Pazienza, io inizio lo stesso.

Molti di voi saranno incazzati neri perchè oggi, mercoledì 7 gennaio,

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occhiolino complice


sono tornati in ufficio e sono stati accolti da:
1) Una catasta di arretrati alta come una giraffa affetta da gigantismo,
2) Il collega logorroico che se ne fotte del lavoro e ci tiene a raccontarvi per filo e per segno il momento in cui suo figlio Riccardino si è messo in piedi sulla sedia e, invece di raccontare la poesia di Natale, ha vomitato la colazione sul piatto di tortellini di nonna Filomena,
3) Il capoufficio che se ne fotte della giraffa e dei tortelli di nonna Filomena e pretende che facciate tutti un paio d’ore di straordinario al giorno (non pagato), per due settimane, perchè “nelle ultime due settimane non avete fatto un cazzo!” (i capoufficio, notoriamente, sono persone che soffrono di amnesie o di distorsione della realtà, quindi non provate a contraddirli, ma fate “Si” con la testa e tornate alla vostra scrivania, tra otto minuti di orologio si saranno dimenticati di tutto).
A voi regalo la storia di un prete ubriacone, che se ne fotte del suo superiore e poi si pente (ma fino a un certo punto).

Altri, quelli alla cui categoria mi pregio di appartenere, i disoccupati, sono contentissimi che siano finite le feste perchè:
1) Non ne potevano più di concerti di Natale, film di BabboNatale e servizi del tg sul Natale, di sorrisi forzati e di numeri verdi per donare due euri chi sta peggio di loro,
2) Le festività natalizie sono la dimostrazione più estrema del consumismo, dello spreco assoluto e del degrado filosofico/cultural/ideologico a cui va incontro questa società corrotta e demagogica che propone ideali di felicità imperniati sull’immagine di un BabboNatale che gira in tir a distribuire bevande gassate come soluzione a tutti i problemi, mentre in Africa c’è gente che non può neanche permettersi di comprare un panettone ed è costretta a bere la cola del discount,
3) (l’unica verità), finalmente, dopo le ferie, riapre il bar di Gino, quindi possono tornare a lamentarsi del governo che ruba ai poveri per dare ai ricchi, della Juve che ruba le partite e corrompe gli arbitri e della slot machine che ruba i soldi e non fa mai vincere un cazzo.
Ai miei simili ho pensato di regalare la storia di Arturo, per spiegarvi che chi sta peggio di noi, spesso, cerca ugualmente di sorridere e si accontenta di quel poco che ha…

Poi, tra di voi, c’è chi solo ora sta tirando il fiato e si sta un po’ riprendendo dalle fatiche delle due settimane lavorative più pesanti dell’anno. Parlo dei miei tanti ex colleghi che lavorano nei giga-negozi di bricolage, quelli, per intenderci, che negli ultimi 15 giorni si sono aggirati tra le corsie del loro reparto cercando unicamente di seminare i quarantanove clienti/avvoltoi che sono in cerca di:
1) Il regalo perfetto per il cognato smanettone che sa aggiustare tutto e ha già tutti gli attrezzi da lavoro esistenti sulla faccia della terra, ma hai visto mai che nelle ultime tre ore non sia stato inventato un trapano laser a ultrasuoni in 3d autoalimentato che frigge le patatine e, nel tempo libero, risolve problemi di prostata e di rapporti di coppia (“Ma non mi faccia spendere una follia che la tredicesima se n’è andata tutta in tasse!“),
2) Le lucine di Natale che hanno visto sulla tour Eiffel durante un servizio al tg4 sullo sciopping a Parigi. Quando avete cercato di fagli capire che voi vendete solo della roba cinese di quarto livello che esploderà nell’esatto momento in cui verrà inserita la spina, loro vi hanno risposto, sdegnati, “Se non ha voglia di fare il suo lavoro stia pure a casa, chè là fuori c’è tanta gente che ha bisogno!“, e poi sono andati dritti in direzione per lamentarsi del vostro operato e per proporre il proprio nipote come vostro sostituto,
3) Una parola di conforto perchè la moglie li ha lasciati per il loro migliore amico e passeranno un Natale di merda, anzi, “Siete aperti il 25? Così almeno non mi deprimo, mi faccio un giro e vengo a fare gli auguri a tutti voi poveracci che quei bastardi vi costringono a lavorare durante le feste…“.
Per voi non potevo che pensare a nonno Gildo col suo odiatissimo commesso, troppo facile…

Poi ci sono gli statali, quelli dello stereotipo giornale/caffè/cazzeggio, che non è gli cambiato niente tra le feste e il lavoro, sempre di riposo stiamo parlando. A voi va fin troppo liscia, di regali non ne avete bisogno…

Poi ci sono i dentisti, i politici e i notai, dopo le due settimane alle Seichelles gli tocca di tornare alla loro dura routine, fatta amnesie al momento di emettere la ricevuta, di riattaccare la spina alla macchina delle stronzate, e di faticosissime firme a 5000 euro…
A loro regalo la storia più oscura che ho scritto, per ricordargli che c’è sempre qualcuno più potente di chi si crede onnipotente.

E ai camionisti, gli operai, le prostitute, gli scaricatori di porto, i giornalisti, i volontari dei canili/gattili/rifugi, i medici, i poliziotti, e tutti quelli che le feste comandate non sanno manco che cosa siano, a loro regalo il mio ultimo racconto, che rimarrà tale per un bel po’ di tempo, è quello a cui tengo di più, ma il motivo non ve lo dico.

A me, invece, non regalo ne’ racconti, ne’ storie, ne’ fiabe. A me regalo il tempo, l’impegno, la volontà, di scrivere qualcosa che resti e che, magari, non faccia troppo schifo a chi, forse, un giorno avrà il coraggio di leggerlo, quel qualcosa. Hai visto mai…

Gio.

2 commenti

  1. Naturalmente io per regalo ho scelto La storia di Arturo e anche questa volta mi sono commossa. Aspetto con ansia il frutto della tua fatica letteraria che sarà sicuramente degna di essere letta e ricordata e, come diciamo noi a Napoli dopo l’Epifania, Buone fatte feste!

    1. Pensavo che appartessi alla categoria degli statali ih ih ih!
      Scherzi a parte Arturo ce l’ho nel cuore, alla stregua di Sebastiano, anima splendida…

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