Tu che non sai e splendi di tanta poesia
o donna che fiorisci sopra la mia agonia,
fa ch’io risorga un giorno.
O tu che sei passata nel crepuscolo immondo
di tutti noi e sorgi come l’alba d’un mondo
fa ch’io risorga un giorno.
aprile 1928
Cesare Pavese, da Prima di «Lavorare stanca» 1923-1930, in Cesare Pavese, Le poesie (Einaudi)
a oggi “Cesare perduto nella pioggia” continua a farmi una tenerezza immonda
e perché “sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina”, no?
sì, zuppo come un bambino, tanto Alice non lo sa