La partenza è avvenuta, l’arrivo pure e il nostro aspirante scrittore sta trascinando la valigia sul pavimento dell’aeroporto. Deve solo fare un ultimo passo per considerarsi giunto a destinazione.
A prescindere da questa patetica retorica del viaggio, l’immagine di un gruppo di aspiranti scrittori davanti a un bivio somiglia molto a quella di un insieme di passeggeri scesi dallo stesso aereo che si sparpaglieranno poi dove vogliono. Alcuni prendono un altro aereo, altri si dirigono immediatamente verso i mezzi di trasporto per il centro, altri ancora si fermano a prendere un caffè, spossati dal viaggio, altri trovano qualcuno mandato a prenderli e così via.
Allo stesso modo, l’aspirante scrittore che decide di studiare scrittura creativa in un’altra lingua può dedicarsi a questa materia in modi diversi. Oggi parleremo delle possibili vie nel percorso tra l’aeroporto e la meta da raggiungere.
- L’Autodidatta Scettico. L’aspirante scrittore autodidatta prende il bus e si reca immediatamente a casa propria per cominciare a scrivere. È scettico, secondo lui il dono della scrittura è innato e tutti i workshop di scrittura, i gruppi letterari e le lauree in scrittura creativa sono specchietti per allodole. Per imparare a scrivere bene e fare della scrittura il proprio lavoro, dice il nostro autodidatta, ci vogliono una scrivania, libri su libri da leggere, un computer e un’infinita riserva di caffè. Scrivere e leggere senza sosta, finché gli occhi non s’incrociano e le mani tremano. Potremmo immaginare l’autodidatta come un complottista che non piega la sua preziosa arte al business dell’insegnamento della scrittura (e in alcuni casi non ha affatto torto). Alcuni scrittori che non credono all’utilità di corsi, workshop e gruppi letterari hanno comunque una caratteristica molto positiva: invece che coltivare l’intenzione di scrivere, scrivono. Si spremono finché non ultimano il loro romanzo, raccolta di racconti o poesie, e poi vanno diretti alla ricerca di un agente o di riviste letterarie disposte a pubblicarlo. Lo scrittore autodidatta vuole un rapporto esclusivo tra la sua opera e gli addetti ai lavori. Tutto il resto è fuffa.
- Gruppo Letterario. A Londra, ma in moltissime altre città e cittadine dei paesi in cui si parla inglese, esiste davvero un numero impressionante di gruppetti letterari. Un aspirante scrittore può decidere di sottoporre la propria scrittura a un gruppo di colleghi per varie ragioni – insicurezza, interesse per il lavoro altrui, bisogno d’incoraggiamento e condivisione di esperienze simili. I gruppi letterari possono essere davvero tanti e di tipo diverso. C’è quello gratuito formato da aspiranti scrittori, spesso mai pubblicati, che si riuniscono in un clima informale di scambio e pareri sinceri. Poi ci sono quei gruppi a cui è necessario pagare una membership, spesso esigua. Di solito, questi gruppi letterari sono formati da scrittori che hanno una certa esperienza in fatto di condivisione del proprio lavoro. Si riuniscono periodicamente, spesso una volta a settimana, per darsi pareri onesti e disinteressati l’uno sul lavoro dell’altro.
- Workshop di Scrittura. Di solito, il workshop è una full-immersion nella teoria e pratica della scrittura in un lasso di tempo determinato. E’ presieduto da uno scrittore pubblicato e ha un costo abbastanza elevato. Il protagonista assoluto è lo scrittore che porta la sua testimonianza (e, a volte, anche le sue convinzioni sul modo in cui si dovrebbe scrivere) a un pubblico di lettori, fan e aspiranti scrittori. Gli scrittori nostrani stanno cominciando a svolgere questo tipo di attività in giro per l’Italia, ma in Regno Unito e negli Stati Uniti i workshop sono particolarmente popolari. Lo scrittore autodidatta che decide di partecipare a questo tipo di evento si sottoporrà quindi a sfide e a esercizi proposti da uno scrittore di esperienza, potendo inoltre godere dei suoi consigli, sia sull’editoria e sul mondo letterario, che, in alcuni casi, sul proprio lavoro prodotto durante il workshop.
- Scuola di Scrittura Creativa. Le scuole private di scrittura creativa stanno nascendo come funghi e sono sempre più popolari tra gli aspiranti scrittori. Qui, l’aspirante decide di lasciarsi guidare in un percorso più strutturato, seguendo i consigli e spesso le direttive di un insegnante, non necessariamente autore o scrittore di successo, che decide come incanalare le potenzialità dei suoi studenti attraverso esercizi e proposte. Le scuole private sono costose, ma hanno il vantaggio di aiutare lo scrittore a darsi un ordine e uno stimolo a scrivere. Frequentare una scuola non significa necessariamente dedicarsi alla scrittura solo in quanto materia di studio, facendo i compiti a casa e passando il resto della giornata a fare zapping. L’autodidatta segue un percorso strutturato che lo aiuta anche nell’organizzazione dei propri obiettivi personali, fornendogli ispirazione e motivazione per continuare a scrivere, chiuso in casa, con la tazza di caffè fumante tra le mani.
- Laurea in Creative Writing. Ho scritto volutamente “creative writing” perché, per quanto in Italia le scuole, gli workshop e i gruppi letterari esistano e abbiano successo, le lauree in Creative Writing sono una prerogativa di altri paesi, soprattutto quelli di lingua inglese. Nati a fine Ottocento negli Stati Uniti, i primi corsi universitari di scrittura creativa si sono ben presto trasformati in programmi bachelor (triennali) e master (specializzazioni), finendo addirittura per creare un indirizzo per i PhD (dottorati) in Inglese. Per quanto molti grandi scrittori si siano tenuti più o meno volutamente alla larga da questi corsi, altri li hanno frequentati – tra i tanti, Ian McEwan – o vi hanno insegnato, come Raymond Carver. L’aspirante scrittore che decide di fare questo investimento (in fondo, la decisione di trasferirsi in un altro paese e prendere una laurea che non esiste in Italia non è da prendere sottogamba) non lo fa perché crede che attraverso una laurea sia possibile divenire grandi scrittori. Al contrario, probabilmente l’unico modo per divenire autori pubblicati è fare come l’autodidatta: mettersi alla scrivania e scrivere, scrivere, scrivere, finché qualcosa di decente non viene fuori. Le lauree, come le scuole di scrittura, aiutano gli autori a organizzarsi, a condividere il proprio lavoro con altri, a conoscere i propri limiti, a studiare letteratura con scrittori e professori. Ma lo spirito dello scrittore autodidatta che non scrive solo per ottenere bei voti e ricevere un pezzo di carta ad attestare la qualifica accademica, non dovrebbe mai abbandonare l’aspirante autore.
A prescindere dalle intenzioni e delle possibilità dello scrittore che si trova agli arrivi dell’aeroporto, rimanere soli in una stanza e forzarsi a scrivere senza aspettare l’esercizio o la magia dell’ispirazione è forse l’unico tratto imprescindibile per un futuro come scrittori.
Rachele Salvini