L’acqua del pozzo e l’acqua del cuore

TERZA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A

Certosa di Pontignano Foto AC

Il dialogo tra Gesù e la donna samaritana si sviluppa attraverso una serie di fraintendimenti. Punto di partenza è la sete, punto di arrivo è la fede (che a modo suo è una forma di sete!). Al centro c’è l’acqua, ma c’è acqua e acqua… quella in fondo al pozzo che si attinge con il secchio e quella che zampilla e va a finire dentro il cuore.

Paradossalmente proprio colui che domanda da bere (l’acqua che sta in fondo al pozzo) è colui che dà da bere (l’acqua viva che si travasa nel cuore). La donna samaritana al pozzo ad attingere acqua era andata in un orario inconsueto – a mezzogiorno – forse perché cercava qualcos’altro… Gesù si offre come risposta a questa ricerca, ma naturalmente sposta il piano. Fa capire a questa donna che il suo desiderio di essere amata è sacrosanto, ma deve trovare un’altra strada che non sia l’accumulo di mariti e amanti. Le dice: se continui a bere di quest’acqua avrai di nuovo sete, l’acqua viva te la darò io e allora tu non solo non avrai più sete, ma sarai capace di dissetare a tua volta.

Dobbiamo notare la differenza profonda che c’è tra l’acqua del pozzo e l’acqua del cuore: l’acqua del pozzo è a senso unico, entra dentro di te e ti disseta per un poco, poi hai ancora bisogno di berla; l’acqua del cuore va al centro del tuo desiderio e diventa in te una sorgente d’acqua che zampilla, cioè i sensi sono due, l’acqua la ricevi e puoi donarla, entra in te e da te zampilla. Da questo punto di vista, l’oggetto che rimane sulla scena – l’anfora abbandonata al pozzo – segnala questo cambiamento di prospettiva, che avviene nella vita della donna e poi nella vita degli abitanti della città che per due giorni possono ascoltare Gesù: non c’è più bisogno di recipienti, l’acqua si trasmette da cuore a cuore.

Penso che questa scena quaresimale possa insegnarci qualcosa di importante. Siamo sempre pieni di bisogni e andiamo al pozzo ove speriamo di esaudirli. Lì sta Gesù, che cambia radicalmente la nostra aspettativa, perché ci fa il dono di un’acqua che non solo disseta, ma diventa sorgente per dissetare: è il nostro desiderio che ci fa missionari dell’acqua viva.

2 thoughts on “L’acqua del pozzo e l’acqua del cuore

  1. Scrive con molto realismo don Agostino: “Siamo sempre pieni di bisogni e andiamo al pozzo ove speriamo di esaudirli. Lì sta Gesù, che cambia radicalmente la nostra aspettativa, perché ci fa il dono di un’acqua che non solo disseta, ma diventa sorgente per dissetare”. In questa terza domenica di quaresima cerchiamo di non esaudire semplicemente i nostri bisogni, che nel tempo post-moderno aumentano esponenzialmente, ma facciamo simbolicamente un po’ di “digiuno”, lasciando spazio al nostro desiderio di Gesù, che ci fa missionari dell’acqua viva…

  2. Riconoscere di avere una sete ”implacabile” significa capire che i nostri desideri non possono essere tacitati da cose o persone o esperienze transitorie. L’ orizzonte a cui siamo chiamati è infinito. L’acqua viva sgorga dentro di noi, ci disseta in ogni fibra del nostro essere e ci rende capaci di dissetare e di capire che anche Gesù ha sete di noi, del nostro essere con Lui. Sarà questo un grido (“Ho sete”) sulla Croce.

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