L’incoronazione di re Carlo tra storia e folklore: FAQ per i curiosi

Ma alla fine, l’incoronazione di re Carlo d’Inghilterra ci interessa o no?
Ho posto la domanda sui miei canali social, e la risposta popolare è stata che: globalmente sì, i miei lettori sono molto incuriositi da quanto accadrà a Westminster Abbey e hanno diverse domande da sottopormi. Tenuto conto del fatto che ho passato gli ultimi due anni della mia vita a studiare accademicamente il folklore inglese, forse forse sono davvero la persona giusta per raccontare qualche storiella poco nota a proposito dell’incoronazione; e dunque, ecco a voi una agevole FAQ storico-folkloristica che potremmo titolare

Tutto ciò che volevate sapere
(o non sapevate di voler sapere)
sull’incoronazione di re Carlo,

anche perché i media generalisti
si focalizzano sul gossip e i vestiti
e trascurano di spiegare la parte più succosa:

il rito, la storia, la magia, il folklore

e che (casomai arrivaste qui da Google e ve lo steste domandando), siete liberi di sfruttare per tutti gli usi che vorrete farne, previa attribuzione a me medesima, per piacere grazie.

Dividiamo FAQ in due sezioni, “serio” e “faceto”, e iniziamo appunto da

Le cose serie: Storia, liturgia, cerimoniale

Se un uomo medievale avesse modo di assistere all’incoronazione di re Carlo, di che cosa sentirebbe la mancanza?

Sicuramente di molte cose, ma l’elemento più sconvolgente sarebbe probabilmente l’assenza della sontuosa parata con cui il re, provenendo da fuori le mura, faceva fisicamente il suo ingresso all’interno della città di Londra.
Non si trattava solamente di una allegra passeggiata che aveva lo scopo di ostentare strade piene e popolo ovante; molto più profondamente, l’ingresso a Londra del (futuro) re era, a ben vedere, il momento liturgico che dava il via all’intera cerimonia di incoronazione.
Tenuto conto del fatto che, secondo la sensibilità dell’epoca, ogni re legittimamente incoronato era il vicario in terra di Gesù Cristo (re del mondo) limitatamente a quel piccolo regno che Dio aveva voluto dargli in feudo, non stupisce (troppo) il fatto che la parata con cui il monarca entrava in città fosse coreografata su modello dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Le strade erano costellate di alberi e di decorazioni floreali (quando si avevano parecchi soldi da spendere, venivano addirittura tinte di verde le facciate dei palazzi!); e in più punti, durante il percorso, la carrozza si fermava per far sì che il re venisse incensato da gruppi di sacerdoti che lo attendevano, con paramenti indosso e turibolo in mano.
La consuetudine sparì nell’Inghilterra riformata… ma sì: un uomo medievale ne avrebbe sentito la mancanza!

È vero che nel Medioevo la Chiesa valutò di considerare le incoronazioni alla stregua di un sacramento?

È vero, e aggiungo anche che, secondo me, si trattò di una valutazione più che ragionevole.
In fin dei conti (come ho già spiegato più diffusamente in questo post), il fulcro della cerimonia di incoronazione era quello in cui il re veniva unto con olio crismale. L’olio crismale esiste ancor oggi, e viene utilizzato nel corso dei battesimi, delle cresime e delle ordinazioni sacerdotali: sicché, mi pare anche ragionevole il dubbio che, a un certo punto, sfiorò liturgisti: “ma se qui abbiamo un altro rito sacro durante il quale un fedele viene unto con olio crismale, non è che ‘sta roba è un sacramento a sua volta?”.

Per diversi secoli, fu comunemente accettata l’idea che, nel corso dell’incoronazione, il monarca andasse incontro a una sorta di “ordinazione sacerdotale da re”, anche se la Chiesa non arrivò mai a parlare ufficialmente di sacramento. A partire dall’XI secolo, a conclusione di un serrato dibattito, utilizzò invece tutta l’ufficialità del caso per chiarire che senza dubbio l’incoronazione non era sacramento: il che, comunque, non impedirà a re Carlo di fare il suo ingresso a Westminster Abbey indossando una supertunica dorata che, di fatto, è un vestito da sacerdote medievale. Con tanto di stola. Non fraintendetela: non è un omaggio al suo ruolo di leader religioso di primate della Chiesa d’Inghilterra; è proprio una tradizione che risale al Medioevo, per le ragioni appena esposte.

L’avvento della riforma anglicana cambiò qualcosa nei rituali di incoronazione?

Sì, e profondamente, anche se paradossalmente i grandi cambiamenti non furono strettamente religiosi. A livello liturgico, i mutamenti furono minimi (con l’omissione delle preghiere alla Vergine e dell’omaggio alle reliquie del santo re Edoardo il Confessore), ma il rituale nel suo complesso rimase grossomodo immutato. Unica eccezione di rilievo: a partire dal 1547 nacque l’abitudine (francamente abbastanza incomprensibile: cioè, non si capisce bene la logica sottesa) di mettere sul capo del re tre diverse corone, in tre differenti momenti della cerimonia di incoronazione.

Ma a cambiare radicalmente fu il modo in cui, nel corso della cerimonia, veniva giustificava la regalità del re. E per forza di cose, oserei dire, visto che fino a quel momento l’intero fulcro del rito era stato riassumibile in “la Chiesa, autorità suprema, unge e benedice il re, confermando così che è volontà divina che egli governi su quel lembo di terra”. L’operazione funzionava benissimo finché la chiesa era retta da un leader spirituale che non era non era il re: ma capite bene che, a seguito della riforma anglicana, l’intera questione dell’essere legittimato dall’autorità divina dovette cadere necessariamente. “Da oggi sono il re, perché in quanto capo della Chiesa mi sono detto da solo che Dio vuole che sia proprio io a regnare” era un’affermazione sufficientemente assurda da suonare irricevibile persino alle orecchie degli uomini del Cinquecento.

E così, le cerimonie di incoronazione si modificarono: «il che incluse anche la necessità di fare appello al supporto popolare con modalità che non si erano mai viste fino a quel momento», scrive lo storico Roy Strong. Fu in quel momento storico che «di conseguenza, l’incoronazione si trasformò in una parata gloriosa, seguita da un grande spettacolo rituale». Il ruolo del clero fu pesantemente ridimensionato per lasciare un crescente spazio ai membri del Parlamento e agli esponenti dell’aristocrazia, che pubblicamente assicuravano al re il loro sostegno politico. E, in maniera forse ancor più profonda, cambiò concettualmente l’intero apparato teologico sotteso alla cerimonia di incoronazione: il re non si recava più a Westminster Abbey per essere consacrato come tale grazie all’intervento di un vescovo (che in teoria si sarebbe anche potuto rifiutare, lasciandolo con un palmo di naso); durante la solenne incoronazione, il re veniva semplicemente riconosciuto tale dalla Chiesa, che a quel punto si attivava per far scendere su di lui tutte le benedizioni e i doni spirituali del caso.
Il Parlamento e i nobili prendevano atto di questo unanime consenso, e confortati nella loro scelta politica giuravano fedeltà al monarca, che poi usciva dall’abbazia con una parata trionfale per godersi compiaciuto gli applausi del pubblico.
Ma, ecco, mettiamola così: se fino a qualche secolo fa l’intervento ecclesiale era stato così importante da far venire il dubbio che i re diventassero tali in virtù di un sacramento amministrato dalla Chiesa, ormai nessuno sarebbe stato così folle da sospettare qualcosa del genere. Era mutato l’intero presupposto teologico: il re era tale fin dal momento stesso in cui il suo predecessore esalava l’ultimo respiro; e lo era per diritto divino. Che il clero organizzasse una bella cerimonia per riconoscere questo primato era sicuramente cosa gentile, ma non era più (non necessariamente) l’atto fondante della monarchia.

I giornali dicono che Carlo ha apportato modifiche al rito di incoronazione, che è molto diverso rispetto a quello usato da sua madre. È vero?

Con la premessa che i dettagli sulla liturgia di incoronazione sono stati resi noti sabato sera (quindi, tutto quello che i tabloid hanno scritto fino a quel giorno era puro gossip basato su indiscrezioni): in realtà, non è che siano stati apportati chissà quali grandi cambiamenti. Per chi volesse un confronto più puntuale, consiglio questa tavola di comparazione, con commenti, a cura dell’ottimo Francis Young.

Sicuramente sono cambiati molti degli aspetti esteriori del rito (come per esempio il dress code degli ospiti, con minore ostentazione di lusso). Rispetto a quanto accadde nel 1953, la cerimonia riserva alcuni spazi di rilievo a esponenti laici di varie religioni, che porteranno all’altare alcuni degli oggetti che saranno utilizzati nell’incoronazione; c’è maggiore inclusività anche nella scelta di recitare alcune preghiere in Gallese, Irlandese e Gaelico. Sorprendentemente, persino il Greco e il Latino faranno la loro comparsa in alcuni inni (l’ultima volta che s’era pregato in Latino durante un’incoronazione di un re anglicano era stato ai tempi di Elisabetta I, dopodiché ci si era affrettati a eliminare quella pericolosa eco di papismo!).

Alla sacralità del momento dell’unzione è stato dato un risalto ancor maggiore rispetto al passato: desiderando «una maggior privacy», Carlo e il vescovo saranno completamente nascosti da un paravento (la regina Elisabetta s’era contentata di far allontanare le telecamere in quel momento clou). Significativamente, Camilla non godrà della stessa riservatezza, perché l’unzione di una regina consorte è un atto simbolico, infinitamente meno importante rispetto a quella di un re regnante (che ha invece un valore sacro).
Dopo l’unzione per mano di un vescovo anglicano, Carlo riceverà le benedizioni di leader religiosi di varie confessioni; ecumenica (o forse opportunista) è anche la scelta di omettere la recita del Credo: decisione che, come fanno notare alcuni, convenientemente risparmierà a Carlo di esprimere pubblicamente la sua visione teologica sul tema del Filioque (frequentemente stata oggetto di gossip e di dibattito nel corso degli anni).

In una innovazione assai curiosa (e non particolarmente ben accolta nel Regno Unito), re Carlo chiederà a tutti i sudditi (e non solamente ai nobili) di sostenerlo, giurandogli alleanza. Nel corso del rito, ci sarà proprio un momento in cui tutti i cittadini (ivi compreso il pubblico a casa seduto davanti alla televisione) verrà invitato a recitare ad alta voce il giuramento di fedeltà, all’unisono con la Royal Family e con l’assemblea riunitasi a Westminster.

Da dove arriva l’olio benedetto con cui Carlo verrà unto?

È stata la domanda di gran lunga più gettonata, quindi la includo nelle FAQ per una risposta al volo: l’olio è stato creato coi frutti degli uliveti che crescono sul Monte degli Ulivi ed è stato lavorato in un torchio posto a pochi chilometri da Betlemme. Aromatizzato con un balsamo profumato ricavato dalla miscela di rosa, gelsomino, cannella, neroli, fiori d’arancio, ambra e semi di sesamo, è stato benedetto nella Chiesa del Santo Sepolcro dall’arcivescovo anglicano di Gerusalemme e dal patriarca ortodosso Teofilo III.
Ma la storia dell’olio utilizzato dai re d’Inghilterra durante la consacrazione è molto più interessante e leggendaria (e avventurosa) di così, quindi ho tutta l’intenzione di dedicarle presto un post a parte!

E, a proposito di leggende, passiamo adesso a

Le cose facete: simboli, magia, folklore e gossip ecclesiale

È vero che i re d’Inghilterra vengono incoronati all’interno di un cerchio magico tracciato sul pavimento di Westminster?

Tecnicamente sì: o quantomeno, assomiglia di brutto a un cerchio magico (e ha comunque, e dichiaratamente, un pesante valore simbolico) l’intricato e misterioso motivo circolare che compare sul pavimento cosmatesco di Westminster Abbey, steso nel 1245 per volontà di Enrico III con l’esplicita intenzione di farlo diventare il punto in cui tutti i sovrani d’Inghilterra avrebbero sostato nel momento della loro incoronazione.
A questo tema avevo già dedicato un intero post, a cui rimando per gli indispensabili approfondimenti: ma tenuto conto del fatto che Enrico III era fortemente affascinato dalle arti occulte (e che solo nel 1327 la Chiesa avrebbe preso posizione in forma ufficiale, condannando la pratica della magia), gli storici tendono a concordare sul fatto che quello strano pavimento fosse stato disegnato allo scopo esplicito di “convogliare” sul re tutte le energie spirituali e cosmiche, nel momento più importante della sua vita.

È vero che re Carlo ha inserito l’effige di una divinità pagana nel suo invito per l’incoronazione?

Santo cielo, no: non so quanto rilievo abbia avuto la cosa qui in Italia, ma nel Regno Unito è scoppiato il panico quando la gente s’è resa conto che c’era l’immagine di un Green Man sugli inviti che la casa reale aveva fatto recapitare agli ospiti.

AFP PHOTO / BUCKINGHAM PALACE / HUGO BURNAND

Ma cos’è un Green Man? Copio-incollo da Wikipedia Italia per significare che, secondo il grande pubblico, il nostro amico «è un’entità ricorrente in varie credenze pagane, anche raffigurata in molti edifici sacri e profani a scopi simbolici e non. Esso consiste nel volto di un uomo i cui baffi e capelli sono composti da foglie, che fuoriescono anche dalla sua bocca. Il termine “uomo verde” fu coniato da Lady Raglan, che descrisse i Green Men (letteralmente, appunto, uomini verdi) nell’opera Church Architecture (1939)».

Ecco, appunto: peccato che lady Raglan si sia inventata tutto di sana pianta. È sicuramente vero che molti esemplari di Green Men appaiono nell’architettura sacra dell’Inghilterra medievale; erano però dei motivi decorativi come tanti, caratteristici (ma non esclusivi) di quella specifica zona d’Europa. Gli storici dell’arte, che ovviamente li conoscono da secoli, li definiscono “teste foliate” e li paragonano ai gargoyles delle cattedrali gotiche e alle faccine antropomorfe delle chiese romaniche… ma nulla più.
Diciamolo con chiarezza: i Green Man non sono effigi di antichi culti druidici, nascoste in bella vista (?!) nel mezzo delle chiese per dimostrare la sopravvivenza sottotraccia di una antica religione precristiana, come ipotizzò lady Raglan e come, dopo di lei, dissero ancor più entusiasticamente alcuni dei “padri fondatori” della Wicca. Non c’è alcuna reale evidenza storica per fare questa affermazione, e sfido chiunque a trovare una fonte attendibile che permetta di sostenere questa teoria.

Che poi, oggigiorno, molti esponenti del mondo neopagano guardino con grande simpatia al benevolo Green Man, intendendolo come simbolo della natura che rinasce: questa è tutt’altra questione, e naturalmente va benissimo così. Ma, ecco: non è che il Green Man sia nato come simbolo druidico. Non c’è niente di paganeggiante nella scelta di re Carlo, che probabilmente avrà incluso l’immagine in omaggio alla sua forte attenzione per le tematiche ambientali, che sono un po’ leitmotiv di tutta questa incoronazione.

Sicuramente a Buckingham Palace non sono scemi, quindi ci sarà certamente stata la consapevolezza che alcune forme di spiritualità avrebbero riconosciuto nel Green Man il loro simbolo identitario: però ecco, non è che Carlo abbia inserito nel suo invito un simbolo univocamente riconducibile a un culto non cristiano. Le teste foliate dei Green Men popolavano le chiese britanniche nel periodo di massimo splendore del cristianesimo.

Ciò non toglie che, nel microcosmo dei folkloristi d’Oltremanica, noi si stia ridendo da settimane e come degli scemi per questa inattesa comparsata del nostro amico verdolino.

È vero che il papa ha regalato a Carlo d’Inghilterra una reliquia della Vera Croce, per festeggiare la sua incoronazione?

Nì. La reliquia gliel’ha regalata davvero, ma sul biglietto di auguri non c’era scritto esattamente “congratulazioni per la tua incoronazione, ecco un piccolo omaggio per il tuo grande giorno!”. La notizia è stata data male: un frammento di legno che si ritiene essere reliquia della Vera Croce è stato regalato dal papa al primate della Chiesa d’Inghilterra (cioè appunto a Carlo) «come gesto ecumenico, in occasione del centenario della Chiesa Anglicana in Galles», per usare le parole con cui il direttore della Sala Stampa vaticana ha voluto inquadrare la questione, su richiesta dei perplessi giornalisti.
La Chiesa cui si fa riferimento è la Eglwys yng Nghymru, una comunità anglicana scaturita dalla Church of England nel 1923. Formalmente, è stato più che altro per omaggiare questo centenario che il papa ha voluto donare a Carlo (in quanto leader religioso) quella reliquia, che è stata poi incastonata in un crocifisso che verrà custodito “in affido congiunto” dalle chiese cattoliche e gallesi, cambiando periodicamente la sua collocazione.
Che Carlo d’Inghilterra abbia poi deciso di utilizzare questa croce nel corso della sua cerimonia d’incoronazione: questo è un altro discorso, e c’è da presumere che la Santa Sede non sia stata infastidita dal (prevedibile?) esito del dono, visto che l’Ufficio Stampa non ha fatto troppi sforzi per mettere i puntini sulle I.
Ma oggettivamente, in questo caso, sono stati i media britannici i primi a dare malamente la notizia: di per sé, il dono non è stato fatto appositamente per l’incoronazione.

È vero che c’è un diamante maledetto nella corona che indosserà re Carlo?

No. Semmai, avrebbe dovuto essere nella corona di Camilla, per la valida ragione che la maledizione colpisce solamente gli individui di sesso maschile: sicché, sono solamente le donne della Royal Family a indossare quella specifica corona, mentre gli uomini se ne stanno ben lontani. No, non sto scherzando.
Ma Camilla, essendo evidentemente una tipa prudente, non ha voluto correre rischi e ha preferito scegliere un’altra corona per il suo grande giorno… e qui in effetti sto scherzando, almeno in parte, ma andiamo con ordine.

Il riferimento, ovviamente, è al Koh-i-Noor, il “diamante maledetto” che attualmente si trova all’interno della cosiddetta Corona della Regina Madre, così chiamata perché costruita per la moglie di Giorgio V d’Inghilterra. Prima di essere incastonato in quella corona, il diamante aveva già illuminato molti altri gioielli indossati dalla regina Vittoria, e poi da tutte le altre regine consorti del regno.

È effettivamente vero che la pietra preziosa fu unicamente indossata dalle donne delle Royal Family, in omaggio a una leggenda indiana secondo cui chiunque indossi questo diamante avrà il dominio su tutto il mondo… ma vedrà anche piovere su di sé tutte le disgrazie che, diversamente, sarebbero state più equamente ripartite sull’intera popolazione del globo terracqueo. La leggenda si conclude con il cupo pronostico per cui solamente Dio e le donne avrebbero potuto indossare il diamante senza essere colpiti dalla maledizione: presumibilmente, perché nel contesto culturale e nell’epoca storica in cui si era formata si riteneva che una donna non avrebbe mai potuto governare sul mondo… e tanto sarebbe bastato a invalidare la maledizione.

Naturalmente, quando la regina Vittoria entrò in possesso di quel diamante indiano, si divertì moltissimo a giocare con l’idea di essere colei nella quale si verificava una circostanza che fino a quel momento era stata ritenuta impossibile persino dal mito. In un’età come quella vittoriana, così attenta alla riscoperta delle leggende e delle tradizioni antiche, giocare sul tema del diamante maledetto e della regina così grande da poterlo indossare impunemente fu una mossa vincente, in termini di PR. E infatti, la Royal House si divertì a portarla avanti anche nel corso delle decadi successive, confinando quella pietra ai gioielli riservati alle regine e alle regine consorti. Uomini, tassativamente off limits!
Quindi – a voler seguire la tradizione – sarebbe spettato a Camilla, e non a Carlo, l’onere e l’onore di indossare quel diamante che la regina Elisabetta aveva un tempo portato sul capo; però, futura regina consorte ha prudentemente deciso di non farlo.

E ha deciso di non farlo per una ragione ben precisa, che nulla ha a che vedere con le maledizioni: il diamante Koh-i-Noor è uno di quei tanti beni preziosi che, nel corso dei secoli, l’Impero britannico ha sottratto alle colonie, e in modo non sempre trasparente. Dal 1947 in poi, non appena acquisita l’indipendenza, l’India ha chiesto ha più riprese (e con crescente irritazione) la restituzione di quel preziosissimo diamante; alla richiesta, il Regno Unito ha sempre opposto un fermo diniego, motivato dal fatto che – per dirla con le parole utilizzate una volta da David Cameron – «se dicessimo di sì a voi [creeremmo un precedente] e nell’arco di pochi giorni ci ritroveremmo col British Museum completamente vuoto». E in un contesto in cui i toni del dibattito si stanno rapidamente accendendo (in anni recenti, le autorità indiane hanno addirittura fatto ricorso ai termini di “furto” e di “possesso illegale”), non sorprende che Camilla abbia saggiamente deciso di lasciare in cassaforte quel diamante conteso, optando per una corona più antica e meno problematica.

Vien da chiedersi cosa farà Catherine, quando un giorno verrà il suo turno di sedere accanto a un re.


Avete altre domande? Provate a chiedere nei commenti, e sarò ben lieta di rispondere o di cercare una risposta. Alternativamente, ecco a voi un po’ di bibliografia casomai voleste davvero approfondire la questione:

  • Roy Strong, Coronation. A History of Kinghship and the British Monarchy. From the 8th to the 21st Century (HarperCollins Publishers, 2013)
  • David Hilliam, Crown, Orb and Sceptre. The True Stories of English Coronations (The History Press, 2011)
  • Francis Young, Magic in Merlin’s Realm. A History of Occult Politics in Britain (Cambridge University Press, 2022)
  • Carolyne Larrington, The Land of the Green Man: A Journey Through the Supernatural Landscapes of the British Isles (Bloomsbury Academic, 2019)
  • William Dalrymple e Anita Anand, Koh-i-Noor: The History of the World’s Most Infamous Diamond (Bloomsbury, 2017)

24 risposte a "L’incoronazione di re Carlo tra storia e folklore: FAQ per i curiosi"

  1. Francesca

    “omettere la recita del Credo: decisione che, come fanno notare alcuni, convenientemente risparmierà a Carlo di esprimere pubblicamente la sua visione teologica sul tema del Filioque (frequentemente stata oggetto di gossip e di dibattito nel corso degli anni)”.

    Sono totalmente all’oscuro della visione teologica di Carlo sul Filioque. Onde evitare di naufragare nel mare del gossip in rete… Me la potresti illustrare tu con la tua consueta chiarezza?

    (Nota: conosco già ovviamente il tema in questione tra Cattolici e Ortodossi)
    Grazie

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    1. Robertson

      Da che ho capito il padre di Carlo era greco. Inoltre Carlo ha molte simpatie verso l’ortodossia (nell’incoronazione alcune parti sono in greco, il crisma è stato co-consacrato da un vescovo ortodosso…)

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    2. Lucia Graziano

      Eh… esattamente: si mormora, suppone, dice che il primate della Chiesa d’Inghilterra abbia delle simpatie un po’ troppo marcate nei confronti della Chiesa Ortodossa (anche se ovviamente Carlo ci ha tenuto a precisare fin dal suo primissimo discorso alla nazione che quella anglicana è “very much his faith” – e ci mancherebbe altro, vista la sua posizione).

      Del resto, Carlo è pur sempre un uomo la cui nonna paterna, una volta rimasta vedova, ha preso il velo finendo i suoi anni come monaca ortodossa; ed è cosa abbastanza pacifica che il principe Filippo si sia convertito all’anglicanesimo poco prima del matrimonio non perché abbia avuto una crisi di fede ma per ovvie ragioni di necessità politica. Non è un mistero che Filippo abbia nutrito simpatie per il mondo ortodosso (e coltivato il dialogo con molti dei suoi esponenti) per buona parte della sua vita, cosa del resto comprensibile vista che è stata la fede in cui è cresciuto (e che in casa era palesemente presa molto sul serio, visto che la madre s’è fatta suora!). Ovviamente, meno chiara è la posizione di Carlo, ma la sua casa a Highgrove è piene di icone (certo, anche io ne ho in casa ma non per questo sono ortodossa…) e lui stesso ha avuto contatti ripetuti coi monaci del monte Athos, visitandoli e facendosi visitare da loro in più occasioni. Uno di questi, a inizio anni 2000, ha avuto l’infelice idea dichiarare platealmente alla stampa che lui personalmente non aveva dubbi circa l’adesione di Carlo alla fede ortodossa, ben conscio del fatto che per ovvie ragioni lui non avrebbe mai potuto ammetterlo pubblicamente.

      Dichiarazioni che, fino a prova contraria, lasciano il tempo che trovano, naturalmente, ma diciamo che Carlo non si è dato molto da fare per allontanare da sé i “sospetti”, visto che più volte ha fatto riferimenti alla religione ortodossa, si è unito ai membri di quella religione in momenti di preghiera ecumenica, e in vista dell’incoronazione ha richiesto espressamente delle preghiere in greco tratte dall’innario ortodosso…

      Poi naturalmente magari sono tutte speculazioni basate sul nulla e il Credo è stato omesso solo per ragioni di ecumenismo, ma insomma… Diciamo che se davvero ci fosse un fondo di verità in questi gossip, omettere il Credo con la scusa dell’inclusività sarebbe stato un escamotage da maestri 😉

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      1. Elisabetta

        Sì, sì, mi interessa! Dovresti anche mettere il link ai vari tuoi interventi sulla pietra di Scone ecc. pubblicati negli anni
        Ho già le bandierine con la faccia di Carlo e la union jack (sebbene io, già si capisce dal nome, sia stata sempre più fan della madre). Mi dicono però che a Londra non ci sia stato lo sperato tripudio di gadgets e di relative vendite come per i giubilei e i matrimoni di Kate e Meghan..sarà vero?
        Mi interessa tutto… royal cerimony, incoronation, family, datemi in pasto gossip e digressioni storiche e anche bagarre caprariche: forse data la mia età ( e la genetica dei Windor) non avrò modo di assistere a un’altra incoronazione in diretta.

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        1. Elisabetta

          Rettifico…vedo già nei correlati due o tre altri tuoi interventi a tema reale.
          La tua bibliografia è importante, io modestamente segnalo la bbc che pubblica una guida:

          https://www.google.com/amp/s/www.bbc.com/news/uk-65342840.amp

          Rileggendo questo articolo mi rendo conto di quanto orami si stia vivendo l’incoronazione come puro evento mondano, con simboli svuotati di vero significato e rituali ormai senza senso per le nostri menti moderne ( o post moderne).
          Troppo tempo è passato dall’ultima incoronazione, chi ne ha memoria è anziano, il mondo è cosi cambiato che (a
          mio avviso) Elisabetta potrebbe esser stata l’ultima regina nel senso letterale del termine.
          Riguardo alla filo-ortodossia ne sapevo poco… diciamo che con William, figlio di Diana, e a Kate la bilancia tornerà a pendere sul versante anglicano. Ammesso che la monarchia continui ad esistere.

          Le mie domande: Camilla sarà quindi unta con un cucchiaione e ciò sara visibile in mondovisione?

          Esiste una sorta di preparazione anche spirituale che i re affronta(va)no prima dell’incoronazione? Riti del giorno prima?

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          1. Lucia Graziano

            E in risposta al tuo secondo commento: sì, Camilla sarà una con un cucchiaino (più che cucchiaione), che è quello che vedi sotto l’ampolla a forma d’aquila nella copertina del post di oggi. E’ il più antico di tutti i Gioielli della Corona e si ritiene (con buona approssimazione) che possa risalire all’epoca di Riccardo Cuordileone!
            Verrà unta in mondovisione perché, come è stato giustamente evidenziato, l’unzione della regina consorte è “un di più” che avviene su concessione del re, ma non è di per sé un momento sacro. Dunque Carlo ha ritenuto che non meritasse di essere trattato con lo stesso riserbo della consacrazione vera (una innovazione rispetto a quanto accadeva un secolo fa, perché tutte le altre regine consorti della Storia recente erano comunque state unte privatamente).

            In effetti, non ho idea se ci fosse una preparazione spirituale specifica che i re affrontavano prima dell’incoronazione 😮 Così a naso, direi sicuramente di sì, immagino bene si saranno raccolti in preghiera, ma no mi risulta (e ho cercato un po’ in giro, ma non ho trovato a proposito) che ci fossero dei riti precostituiti. In compenso, in occasione dell’incoronazione di re Carlo, la Church of England ha creato un programma di preghiere, riflessioni e spunti che in questo periodo post-pasquale ha proposto quotidianamente ai fedeli (che lo desideravano, essendosi iscritti ad apposita newsletter). Una specie di lunghissima “novena” di preghiera a sostegno del re. Carina, devo dire (sia l’idea in sé, sia i testi delle preghiere). Penso che il materiale possa ancora essere scaricato, almeno in parte, a questo indirizzo:

            https://www.churchofengland.org/coronation

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        2. Lucia Graziano

          Yess, tutti i post variamente collegati alla famiglia reale inglese sono già raccolti in questa categoria:

          https://unapennaspuntata.com/tag/famiglia-reale-inglese-e-dintorni/

          E… sì, io non sono a Londra, ovviamente, ma per ragioni di studio passo buona parte delle mie giornate a parlare con gente che invece ci abita, e per bocca loro ti confermo la tua (e anche mia) impressione: il tripudio di gadget, stavolta, non c’è stato. Mi sono stupita della scarsa varietà di gadget commemorativi persino sul sito di Buckingham Palace, che ovviamente sì, ha preparato un po’ di merchandising, ma non troppo. E io stessa ho faticato a trovare su Amazon.uk qualcosa che valesse la pena di portarmi a casa (alla fine ho optato per una tazza commemorativa come si usano tanto in UK. Di una ditta tra le tante – ma comunque non erano moltissime ad avere merchandising a tema).

          Onestamente non credo che sia una questione di disinteresse da parte del grande pubblico, quanto più di crisi economica pesante (molto molto MOLTO più pesante che da noi, onestamente. Non so fino a che punto in Italia se ne abbia la percezione, ma in UK stanno messi seriamente male anche per cose in cui qui, grazie al cielo, non abbiamo avuto problemi almeno per il momento). Purtroppo questa incoronazione arriva al termine di un anno molto pesante e penso sia soprattutto per quello che è stata fatta un po’ sottotono. Ma sottotono da Buckingham Palace in primis, eh. Se vai sul loro sito, noti ad esempio che praticamente tutti i gadget sono oggetti utili o riutilizzabili (cibo, accessori da cucina)… già quello secondo me la dice lunga.

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      2. Francesca

        Grazie! , anche a Robertson.
        Ehm… mi ero già scordata del papà Filippo (e così mi ero immaginata che Carlo avesse elaborato una teoria teologica molto personale e/o che ci fosse un gossip al riguardo) . Comunque tutti ‘sti dettagli non li sapevo!! Ad esempio, per me era scontata la “conversione su base politica” (per chiunque si unisca alla casa reale), ma ignoravo che per il principe Filippo ci fosse stato un legame così forte con la “religione nativa”…
        E poi mi hai stupita con la notizia della mamma (e nonna) suora.
        Grazie della spiegazione!
        Leggo con interesse anche le altre domande/risposte.

        Nel frattempo la Santa Sede ci informa:
        https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-05/cardinale-parolin-rappresentante-papa-incoronazione-re-carlo.html

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        1. Lucia Graziano

          Eh sì: è sorprendente, ma la nonna di re Carlo (la principessa Alice di Battenberg, per chi volesse googlarla. E ne varrebbe la pena, perché la sua è davvero una storia incredibile :-O) era propri una suora. E anche una suora convinta, eh, con una forte “dedizione alla causa”: non è che fosse entrata in monastero come scelta di ripiego perché era rimasta vedova giovane e non sapeva dove altro andare (a parte il fatto che se tuo figlio è il marito della regina d’Inghilterra, diciamo pure che difficilmente ti mancherà un tetto sopra la testa). Si dedicava anche al “lavoro sporco”: assistenza ai malati, raccolta fondi; ha smembrato tutta la collezione di gioielli di famiglia per venderli all’asta e dare il ricavato ai poveri.

          La cosa buffa (o semplicemente bella) è che Alice non era una suora di clausura, ovviamente, dunque nulla le impediva di fare di tanto in tanto uscite pubbliche in compagnia della sua famiglia. E quindi di tanto in tanto troviamo foto della Royal Family in compagnia di una nonna suora 😛

          Qui con Carlo e Anna, nel 1964, in Grecia:

          Alice appare anche in The Crown su Netflix, per chi l’ha visto. E’ totalmente inventato il passaggio in cui la donna concede ai giornali un’intervista imbarazzante (non è mai successo), ma per il resto il personaggio è dipinto relativamente bene. Nel senso che la storia (incredibile) che racconta è grossomodo vera, a grandi linee :-O

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          1. Francesca

            Storia bellissima davvero e la googlerò in lungo e in largo. Grazie per la foto!
            (Di certo non è “fuori dalle regole”, e di certo qualche volta accade anche tra i cattolici che i vedovi/e si consacrino, e di certo gli esempi nella Chiesa erano più numerosi nei tempi passati, medievali, ecc… Però, dai, a parte la famosità della famiglia… Quanti nella Storia si sono trovati ad avere una mamma-suora o una nonna-suora? E poi lei pare proprio una donna “d’eccezione”, a quanto mi dici 🙂 )

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          2. Lucia Graziano

            Ti sorprenderò con una storia forse ancor più incredibile di quella di Alice. Anzi, guarda, ti lascio proprio l’intervista intera:

            Il pastore di Bereguardo-Zelata ha due figli e quattro nipoti: «Ordinato da vedovo, mi sento ancora sposato»

            E’ un parroco della diocesi di Pavia (città dove ho vissuto per una decina d’anni, tempo fa), che rimane vedovo quando è ancora relativamente giovane (ma non giovanissimo eh: aveva già figli adulti. Ma diciamo che aveva ancora un’età che concede una ragionevole speranza di vita :P) e pian piano matura la decisione di entrare in seminario. Adesso è parroco; e, se non lo confondo con un altro sacerdote-vedovo, mi pare che qualche anno fa si fosse anche guadagnato qualche titolo di giornale per aver celebrato il matrimonio di suo figlio (o suo nipote, non ricordo bene). Se non era lui, c’è sicuramente stato qui in Italia un altro prete vedovo che l’ha fatto di recente, perché mi ricordo l’articolo di giornale con tanto di “buffa” foto di famiglia.

            Che storie, sì! 😛

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  2. Emilia

    A parte il Green Man, i cardi (simbolo del Galles) e il trifoglio (rimando all’Irlanda del Nord), quali altri fiori sono presenti sull’invito e perché?
    Riconosco anche delle rose (rose canine, mi sembrano), che sono anche sulla stola della supertunica: cosa simboleggiano?

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    1. Lucia Graziano

      Quell’invito è un vero capolavoro, araldica medievale nel terzo milliennio nel pieno senso del termine (l’artista che l’ha creato disegna stemmi araldici per professione).

      Ecco i vari simboli:

      – Il Green Man, che Buckgingham Palace interpreta come “antico elemento di folklore delle isole britanniche, simbolo di primavera e rinascita per celebrare il nuovo regno”, è incoronato con foglie di quercia, edera e biancospino (piante tradizionalmente associate al folklore locale, con richiami leggendari ai druidi e al mondo delle fate) e con fiori di rosa, cardo, narciso e trifoglio (rispettivamente, simboli nazionali dell’Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell’Irlanda del Nord).

      – La cornice è composta da fiori di campo che sono stati scelti in base al loro significato nel linguaggio dei fiori e/o a preferenze di vari membri della Royal Family. In particolare, troviamo: mughetto (risaputamente il fiore preferito della regina Elisabetta), fragoline di bosco (a quanto pare molto amate da molti membri della famiglia), rose canine (simbolo di amore anche nel lutto nel linguaggio dei fiori), rosmarino (culturalmente simbolo di memoria dei defunti, nel Regno Unito) fiordalisi (simbolo di speranza nel linguaggio dei fiori), campanule (simbolo di umiltà e costanza nel linguaggio dei fiori). Molti dei fiori crescono a gruppi di tre o comunque si ripetono tre volte in punti diversi dell’invito, dichiaratamente per simboleggiare che Carlo è il terzo re della Storia britannica a regnare con quel nome.

      – Tra gli animali del bosco: le coccinelle sono tradizionalmente augurio di fortuna, le api simbolo di laboriosità; il pettirosso è un altro richiamo ai defunti (nella cultura britannica si dice popolarmente che vedere un pettirosso sia un modo per sapere che uno dei tuoi defunti pensa a te e ti protegge); lo scricciolo, in età vittoriana, era auspicio di ricchezza… e le farfalle probabilmente sono belle e basta 😛

      – Il leone è il simbolo araldico dell’Inghilterra, l’unicorno lo è della Scozia, il cinghiale fa parte dello stemma di famiglia di Camilla.

      Sui fiori ricamati sulla stola della supratunica, non fare troppo affidamento alla foto che ho postato sopra perché quella ritrae la stola usata dalla regina Elisabetta 😛 Carlo dovrebbe utilizzarne una nuova, fatta apposta per lui (e che non è ancora stata mostrata), mentre invece riciclerà la tunica. Quella di Elisabetta era decorata con le croci di san Giorgio, sant’Andrea e san Patrizio (richiamo a Inghilterra, Scozia e Irlanda), la colomba dello Spirito Santo, le chiavi di san Pietro, i simboli dei quattro evangelisti, le rose inglesi, i cardi scozzesi, il trifoglio inglese e il porro gallese (all’epoca era il porro a essere considerato simbolo nazionale, poi l’hanno cambiato perché faceva schifo un po’ a tutti XD) e fiori assortiti a simboleggiare Canada, Australia, Nuova Zelanda, India e Sri Lanka come membri del Commonwealth. Secondo me, così a naso, nella stola di Carlo potremmo trovare una presenza ancor maggiore delle piante del Commonwealth, se decide di percorrere anche qui la strada floreale (ma a questo punto direi proprio di sì, sembra il filo conduttore dell’incoronazione intera!).

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      1. Elisabetta

        Ame il Green Man sull’invito non piace. È troppo grande rispetto a tutto quello che lo circonda e spicca troppo. Avrei messo al suo posto una pianta e un albero con i simbolo di Elisabetta

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        1. Lucia Graziano

          Dici?
          A me non dispiace. O meglio: io NON avrei messo il Green Man perché è un simbolo che ha creato più fraintendimenti che altro, e (visto che non mi sembra che la Royal Family abbia bisogno della strategia “basta che ne parlino”) mi stupisce anche che sia stata fatta la scelta di inserire un soggetto così divisivo. Però di per sé non mi dispiace, nemmeno come dimensioni (alla fine riequilibra la cornice, visti i due ingombranti stemmi araldici in alto).

          Un richiamo a Elisabetta… meh. Metterlo così in evidenza, non so: alla fine, è anche giusto che Carlo non debba regnare sempre all’ombra del fantasma della madre 😛

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  3. Francesca

    “Ma la storia dell’olio utilizzato dai re d’Inghilterra durante la consacrazione è molto più interessante e leggendaria (e avventurosa) di così, quindi ho tutta l’intenzione di dedicarle presto un post a parte!”

    Attendiamo fiduciosi 🙂🌿

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  4. Francesca

    Wow! Lucia, guarda, anzi ascolta che bello! Appena caricato da Vatican News (vedi Dicastero Comunicazione Santa Sede) sul canale ufficiale youtube – quello internazionale, e perciò in inglese

    Stiamo a vedere se per caso caricheranno qualcosa anche sul canale ufficiale youtube italiano…

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  5. Whitewolf

    Confermo che in ambito wiccan il Green Man viene visto come simbolo della natura rinnovatrice.

    Aggiungo anche che in generale tutta la teologia wicca (più che in senso esteso neopagana, perchè naturalmente gli etenisti e i dodekateisti la vedono in maniera diversa la questione) è estremamente allegorica e “generalista”, nel senso che tende a indicare le divinità con generici appellativi astratti e considerare le denominazioni come “aspetti concretizzati” della divinità.
    Giusto per integrare, infatti, nella wicca si parla di “Dio” e “Dea”, che possono essere identificati con altre divinità per lavorarci (cioè concentrarsi su degli aspetti) ma in generale vengono lasciati sul generico.
    È interessante che le religioni rivelate sono giunte ad una soluzione simile (cioè a chiamare la somma divinità con appellativi “astratti” e non onomastici) ma per ragioni opposte: i neopagani ritengono che gli dei sono TUTTO quindi i nomi sono solo dei “lati” del loro essere che non le racchiudono certo, le religioni rivelate invece ritengono che essendo le divinità LE UNICHE esistenti non necessitano di nomi.

    Però è anche vero che molti wiccan specie se anglosassoni si affannano a trovare radici alla propria visione nell’antropologia, asserendo legami con i rituali celtici. Ricerca fatta parecchio a bischero e spesso in maniera dilettantistica ma l’ignoranza non è necessariamente una colpa. Hai già spiegato benissimo in vari articoli come mai spesso il neopaganesimo si inventa culti non sufficientemente provati.
    In molti casi ciò viene fatto per darsi una sicurezza, per poter dire “Ah non siamo sciamannati a caso, ma riesumiamo culti antichi”. Si, però, tesori cari almeno appoggiatevi ad una fonte archeologica e usate il rasoio di Okkam: non serve dire che il “green man” era celtico, basta dire che culti simili esistevano in passato e voi li riproducete secondo una loro sensibilità.

    Inoltre la quantità di “ciccioli” e di eventi “sconvolgenti” che girano sull’incoronazione per me ha due spiegazioni: cronologicamente sono poche le persone che quando Elisabetta II è stata incoronata erano nell’età della ragione, quindi siamo disabituati a tutta quella serie di rituali e dettagli che te hai analizzato. Per esempio la faccenda della corona col diamante “maledetto” mi era del tutta nuova ma effettivamente questo diamante viene al massimo citato negli speciali di Focus Storia, non so se nei tanti documentari passati su Elizabeth hanno mai accennato a questa corona peculiare o se ne parlano nelle visite a Buckingham Palace.
    In secondo luogo ad oggi sono aumentate le persone che sono pronte a bersi qualsiasi bischerata senza riflettere e per questo molti di questi eventi suscitano “ciccioli” propalati da persone che prima postano e poi pensano…molto poi.
    Inoltre, per citare l’epico Lorenzo Baglioni “Perchè ci sfugge una cosina che l’è chiara come i’ssole…/ che si sia alti bassi grassi belli o buoni / Siam tutti fatti per rompere i…” e penso si capisca XD

    (Scusa l’ennesimo commento papiro, quando parlo è difficile fermarmi XD)

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  6. Pingback: La profezia della Vergine, l’olio di Thomas Becket e il grande re che verrà un giorno: una leggenda dal Medioevo inglese – Una penna spuntata

  7. Elisabetta

    Commenti dopo l’incoronazione?

    A parte il pensiero che nei piani originari ci sarebbe potuta / dovuta essere Diana al posto di Camilla( mi chiedo se lo stesso pensiero abbia attraversato la testa di William e Harry), ce la faranno i britannici ad abituarsi a Carlo re?

    Detto ciò, non ho proprio visto la famosa oliazione di Camilla 🤔

    Devo dire che tutti questi rituali di cui abbiamo letto durano in definitiva proprio pochi minuti.

    Mi ha colpito il giuramento di William: all’incoronazione di Elisabetta giurò Filippo. Quindi possono scegliere un membro della famiglia a loro piacere? A nome di tutti i nobili?

    Mi ha colpito anche il mantello da cerimonia indossato dalla famiglia reale: ma cos’è? Non è proprio essenziale come stile fra taglio colori cordonicini riporti….

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  8. Elena

    Quindi il green man non ha niente a che fare con l'”uomo selvatico” se non ho capito male.

    P.s. in una parrocchia del mio comune c’è un prete che prima era sposato e ha tre figli se non sbaglio 🙂.

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