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La festa era già cominciata qualche mese prima con l’invio della prenotazione del volo sulla chat di famiglia. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di attimi di attesa, di pensieri, di desideri e  di felicità, perché quest’anno finalmente, dopo tre anni di lontananza o di incontri  “a pezzi”, ci si rivedeva tutti insieme, figlie, genitori e nipoti.  L’attesa quindi era uno spazio di felicità, perché ricco  di aspettative e progetti  per quello che sarebbe successo nei giorni da trascorrere insieme. Il tempo fluiva innocuo, tutti  impegnati negli affanni quotidiani, in attività piacevoli e meno piacevoli. Nulla  turbava la quieta attesa di quella data.

E tuttavia,  conciliare gli interessi e gli  impegni di  tutti i componenti  delle due famiglie expat presentava qualche difficoltà inattesa.  I  bambini non sono più bambini, la nipote più grande ha impegni universitari, a gennaio l’aspetta infatti una batteria di esami da sostenere, e poi ha progetti di vita personale che reclamano la sua presenza in Inghilterra.

Il  giovanotto di casa  ha progetti in comune con il papà. Da tempo pensano a un viaggio in Africa, per un tanto desiderato incontro con le radici camerunensi. Ma il viaggio salta, ma viene subito sostituito  con quello  in Svezia,  dove vive una delle sorelle del papà. Un viaggio  che  diventa un’epopea nevosa e lunghissima, causa chiusura dell’aeroporto nella città degli zii. Rimane il nucleo originario: mamma, papà, figliee la nipotina più piccola. Si fa per dire, quattrodici anni di  bellezza, vitalità e dolcezza.

L’arrivo  è scaglionato: prima i britannici, poi la spagnola. Quest’anno dovranno provvedere al trasporto dai due aeroporti a casa. I nonni piccioni viaggiatori che, ad ogni arrivo e ad ogni partenza li accompagnavano in macchina, risentono di influcovid o covidinflu.  Ma gli expat di casa sono abituati ad affrontare le scomodità dei viaggi e finalmente  arrivano. Occupano  tutti gli spazi della casa con la loro  gioiosa  presenza,  creando un caos a lungo desiderato.

Nel  giorno della vigilia la felicità è tangibile. La casa è in fermento per i preparativi  della cena e per lo scambio dei regali. Tutto va a meraviglia,  lo spirito del Natale unisce tutti, eppure  l’assenza di persone  molto importanti  si fa sentire. È il momento di  chiamare tutti per scambiarci gli auguri. La prima videochiamata è in Spagna dove  un’altra famiglia festeggia felice perché anche lì i figli si ritrovano insieme, dopo tanto tempo: “Come state? Che bello, che bella festa!” La mamma canta un canto di Natale accompagnata dal tamburello siciliano, dono di Stefania. Foto, occhi festosi e lucidi, risate e battute. “Ciao!”

E arriva anche l’attesissima  videochiamata  dall’Inghilterra, con la giovane che sta programmando la sua vita e i suoi studi, tutta proiettata verso il futuro, E poi un’altra ancora dalla Svezia, con padre e figlio: 0 gradi,  neve,  quindi non freddissimo, ma Natale da copione! Anche da lì auguri festosi e familiari, con il naso chiuso dal raffreddore.

Sulla tavola imbandita  con i dolci della festa i telefonini si agitano nervosi: “La prendo la foto, inquadro, la faccio… cade il telefono,  Ehi che c’è?” “Ciao come state? Che bello, che bella festa” Però un velo di malinconia sembra attraversare gli occhi soprattutto della mamma lontana dagli altri tre “pezzi” della sua famiglia. Ma siamo comunque felici, specialmente noi vecchi genitori, di stare insieme con la famiglia antica, con le  due figlie e la piccola di casa a rappresentare il mondo di domani.  Questa emozione è così forte che quasi quasi  fa star male. La vita si dimostra sempre di più una questione di scelte.

Il 26 Dicembre è Santo Stefano e in famiglia si festeggiano  tre onomastici: Nonno, figlia, nipote. Mentre tutti ancora dormono nel silenzio della casa, stanchi e provati dalla giornata della vigilia, dal cibo, dalle videochiamate, dal raffreddore che ci accomuna tutti,  da un non so che fastidioso, si affollano nella mente pensieri e domande su questa nuova realtà familiare: Cosa è? Cosa è diventata? Una famiglia multi: multietnica, multicentrica, multinazionale, ricca di risorse, intelligenza e bellezza. Verrà un altro momento  in cui ci si ritroverà ancora tutti insieme? forse si, forse  no. Forse queste famiglie che si incontrano “a pezzi” saranno lo standard? Ma per ora va bene così, deve andare bene così. Bisogna accontentarsi e non è un accontentarsi di poco, per ora questi intensi attimi di felicità vanno  vissuti insieme, totalmente.

Quest’anno il Natale, è una sorta di Epifania, forse mai colta prima. Al di là della valenza religiosa in cui uno può o non può credere, un Natale come questo, con gli amori della vita è ancora più prezioso, proprio perché incontrarsi diventa sempre più condizionato dagli impegni di ciascuno, dai voli che vengono cancellati, dalle distanze, dagli acciacchi, dai timori degli arrivi, dai treni da prendere, dagli autobus sull’autostrada, dall’ azione del tempo che lascia segni sui nostri corpi.

Oggi è Capodanno! Il  primo  giorno dell’anno. I vecchi genitori tornano alla loro  nuova normalità di coppia. Per la prima volta non hanno fatto il brindisi di mezzanotte, perché  per loro Capodanno è stato Natale, con i brindisi festosi, i sorrisi, gli abbracci, le risate fino alle lacrime con figlie  e nipoti, presenti o in videochiamata, con la felicità sui volti delle due “ragazze” al ritorno dalla cena con i compagni di Università, con cui  hanno ricordato momenti speciali della loro vita e hanno condiviso spicchi  di presente. Passato e presente si incontrano per costruire il futuro.

Le famiglie degli Expat producono cambiamenti anche nel calendario delle feste! Le famiglie degli Expat sono il cambiamento!

“Le nostre case non sono definite dalla geografia o da un luogo particolare, ma da ricordi, eventi, persone e luoghi che abbracciano il globo”.
Marylin Gardner

“Tutto quello che avrai è il presente. Non sprecare energia piangendo per ieri o sognando domani. La nostalgia è faticosa e distruttiva, è il vizio dell’espatriato. Devi mettere radici come se fossero per sempre, devi avere un senso di permanenza”.
Isabel Allende

“Quasi ogni essere veramente creativo si sente alienato ed espatriato nel proprio paese.”
Lorenzo Ferlinghetti

“Non sarai mai più completamente a casa, perché una parte del tuo cuore sarà sempre altrove. Questo è il prezzo da pagare per la ricchezza di amare e conoscere le persone in più di un posto”.
Miriam Adeney