Matteo 11:25-30 La scelta di Gesù

In quel tempo Gesù prese a dire… In realtà una traduzione letterale direbbe: in quel tempo Gesù rispose dicendo… C’è il verbo rispondere nel testo greco e rispondere signfica separare, sceverare, differenziare.  In tal senso rispondere è il contrario di domandare.  Nel domandare noi mettiamo sul tavolo tutto, rispondere invece significa separare le cose, togliere dal tavolo quel che non si ritiene sia veramente rilevante.  Rispondere è quindi prendere una posizione.  Fare la differenza.  Separare.  Sarà per questo che ci piacciono più le domande che le risposte?  Le domande ci mantengono dentro uno stato di ambiguità dove non dobbiamo prendere una decisione e possiamo barcamenarci come dei marinai tra una soluzione e l’altra, senza mai decidere.  Vivere perennemente nella domanda significa non scegliere, rispondere invece è fare una scelta.

Ecco come mi piace tradurre allora le prime parole di questo brano: in quel tempo Gesù prese la seguente decisione dicendo…  Ricapitolando quindi: tra domandare e rispondere è più comodo domandare, perché rispondere significa prendere una decisione, fare una scelta.  E domandare è più comodo proprio perchè è un continuo rimandare una decisione.

Gesù in quel tempo prese una decisione, fece una scelta.  A noi tocca capire che tipo di scelta fece Gesù e se quella scelta può essere utile anche per noi oggi.  Una volta che abbiamo davanti ai nostri occhi questa scelta, bisogna poi scegliere se vogliamo restare persone che domandano sempre per tutta la vita oppure se vogliamo assumerci la responsabilità della scelta.

Io ti ringrazio Padre.  Ecco la prima scelta che fa Gesù.  Ringrazia il Padre (la nostra traduzione dice lodare, ma ringraziare mi sembra pià chiaro).  Noi possiamo passare l’intera vita sollevando delle domande a Dio, rimanere con un piede nella fede e con un altro piede in una forma di ateismo pratico.  Oppure possiamo fare il passo e finalmente ringraziare Dio, anzi no, il Padre.  Io ti ringrazio Padre: è una scelta.  Significa: anche se resto con le mie domande, i miei dubbi, le mie incertezze.  Anche se a volte mi perdo.  Anche se a volte sono arrabbiato con il mondo.  Tuttavia, malgrado tutto, nonostante ciò ho deciso di dire: ti ringrazio Padre, cioè mi affido fiducioso a te, sapendo che tu saprai sciogliere i nodi che io non so sciogliere, risolvere i problemi che io non so risolvere, ritrovare un senso nelle cose che io non so ritrovare.

Ecco la scelta di Gesù: ti ringrazio Padre.  Che ne pensate?  Possiamo farla anche noi una scelta simile?  Le parole di Gesù che seguono non fanno altro che confermare quel che abbiamo detto: ti che cosa ti ringrazio se non del semplice fatto che queste cose, le cose che ci siamo appena detto: affidarci a Dio oppure no, ebbene queste cose tu le hai nascoste ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.  E sì, perchè i sapienti e gli intelligenti continuano a sollevare domande e obiezioni.  Restano sempre sulla soglia.  I piccoli invece, i bambini, quelli simili a dei bambini, quando giungono le tenebre, quando giunge il peso della domanda, quando non trovano più una direzione, fanno il passo oltre la soglia ed entrano nella camera del Padre per affidarsi a lui.  La forza dei piccoli è la loro debolezza, la debolezza dei sapienti è la loro forza.

Ma credetemi non è solo una scelta che riguarda la sfera intima della vita.  È una scelta che ha anche risvolti politici, sociali.  I sapienti del nostro tempo erigono i muri delle loro domande per separare coloro che mettono in crisi i loro valori.  Erigono le barricate dei loro dubbi per non mettersi in gioco.  Oggi i sapienti preferiscono le domande, mentre sono rinchiusi nelle loro fortezze.  Non vogliono dare risposte, perché rispondere significa accogliere, aprire la porta, cambiare stile di vita, vedere il mondo non dalla loro prospettiva, ma dalla prospettiva di quelli che sono piccoli.

Gesù ringrazia il Padre, fa la sua scelta, e lo ringrazia perché il Signore dei cieli e della terra guarda il mondo con gli occhi dei piccoli e non con gli occhi dei sapienti.  Giudica il mondo dall’altezza di chi è più basso, non dalla bassezza di chi è più alto.  Dio è il Padre degli ultimi e non dei primi.  E tutto questo lo fa perché gli è piaciuto farlo!  “Sì, Padre, perché così ti è piaciuto!”, dice Gesù.

Ed è qui che Gesù fa un’ulteriore scelta.  A proposito, scegliere non è fare una sola scelta, ma scegliere è continuare a scegliere.  Prendere posizione è continuare a prendere posizione.  Affidarsi a Dio è continuare ad affidarsi a Dio.  Fare il passo oltre la soglia della propria indecisione è continuare a fare questo passo.  Guardare il mondo con gli occhi dei piccoli è continuare a farlo.  Gesù fa un’ulteriore scelta.  Sceglie di essere egli stesso il più piccolo tra i piccoli.  Qui mi piace vedere un’assonanza tra Gesù che si chiama Figlio e la parola piccolo, bambino, fanciullo, così come è interessante l’uso del termine conoscere.  Ma risentiamo le parole di Gesù: Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo.  Ecco come vorrei scomporre queste parole: ogni cosa mi è stata data significa che le domande hanno trovato una risposta, il Figlio, cioè il più piccolo dei piccoli, conosce il Padre e il Padre lo conosce e quindi la conoscenza non è nelle mani dei sapienti, ma del più piccolo dei piccoli.  Ed ecco il passaggio che riguarda noi: ora quella conoscenza è a nostra disposizione.  Siamo invitati nell’intimità del Padre e del Figlio, nella loro camera riservata.  Siamo chiamati a partecipare nel cuore del mistero di Dio.

Siamo all’apice e solo ora, non prima, possono venire queste straordinarie parole: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.  29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;  30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.  Ora queste parole sono chiare, luminose.  Se siete affaticati ed oppressi dalle vostre domande, dai vostri dubbi, dalle vostre incertezze, venite da me, che sono il più piccolo dei piccoli, ma che conosce il Padre e il Padre mi conosce.  Venire da me e prendete il mio peso e vi accorgerete di quanto sia leggero.  Prendete il mio peso, e vi accorgerete di non dover più provare paura.  Che il mio peso è più leggero del vostro.  Prendete il peso dell’essere piccoli come me, di guardare il mondo dalla mia prospettiva, dallo sguardo degli ultimi e non dei primi, di chi è stato vinto e non dei vincitori.  Di chi ha vicino il Padre e non di chi crede di bastare a sé stesso.

Ecco il quadro completo: la scelta di Gesù!   Quella scelta che volevamo comprendere all’inizio di questo messaggio.  Ecco la scelta di Gesù che Gesù ci propone di scegliere.  Il gioco è ormai passato nelle nostre mani, a noi tocca fare la mossa: vogliamo essere come i sapienti che si nascondono nelle caverne delle loro domande, o vogliamo essere come quei piccoli che si affidano al Padre fiduciosi che in lui è la risposta alle nostre domande come singoli e come umanità?  Amen