LA DATA

26 marzo 1930

1930: dal suo yacht Elettra ancorato a Genova, Guglielmo Marconi alle ore 11,03, accende le lampade del Municipio di Sydney a 22mila km di distanza tramite un segnale radio. Marconi schiaccia il tasto e dall’Australia una voce via radio grida: «Splendido, splendido. Migliaia di persone acclamano Marconi. Congratulazioni da tutti noi».

 

Corriere della Sera, 27 Marzo 1930 – PRIMA EDIZIONE – Mattino

UN NUOVO GRANDE TRIONFO DI GUGLIELMO MARCONI

Guglielmo Marconi da 9700 miglia di distanza accende tremila lampade nel municipio di Sidney. Non sono trascorsi più di trent’anni da quando venne effettuata la trasmissione del primo debole segnale radio-telegrafico attraverso l’Oceano Atlantico; oggi si dimostra che è possibile, a mezzo radio, di mettere in azione potenti correnti nella parte opposta del Globo terrestre. Gli interruttori dell’impianto di illuminazione del Municipio della città di Sidney sono stati azionati a mezzo della radio-telegrafia dal yacht “Elettra” alla fonda nel porto di Genova. A Sidney, come è facile immaginare, è stato approntato un apparato festoso per l’occasione che è in netto contrasto con l’austerità che si avverte nel porto di Genova sull’imbarcazione di Marconi. Enorme entusiasmo per il successo dell’esperimento.

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Coll’avvicinarsi della data stabilita per l’esperimento, questo è andato prendendo proporzioni sempre più grandiose, facendo convergere a Genova, e segnatamente sulla bianca goletta che ospita l’inventore, l’attenzione e la curiosità di tutto il mondo. L’avvenimento, per noi, non poteva essere spettacoloso, svolgendosi a bordo di questa officina navigante ch’è il yacht di Marconi, cioè a casa sua, dove i testimoni non potevano che essere degli ospiti gentilmente invitati.: eppure stamane verso le otto, capannelli di gente si sono dislocati lungo la passeggiata di circonvallazione a mare e i militi portuari hanno dovuto intensificare il servizio per vietare l’accesso al porticciuolo Duca degli Abruzzi, ove è ancorato l’Elettra. Il contrasto fra le due cerimonie è stato perciò di una singolarità straordinaria.

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Ma torniamo ai fatti. L’attesa si fa spasmodica. Alle 10.57 arriva un dispaccio: «State pronti. Noi vi chiederemo di mandarci il segnale fra pochi minuti». Ma un istante dopo si apprende che c’è un piccolo contrattempo: quando si ha da fare con l’oratoria scatenata non si può mai prevedere dove si va a finire. Ecco il gustoso messaggio australiano delle 10.58: «Vi sarà qualche minuto di ritardo perché il discorso del Presidente dell’Esposizione è un po’ più lungo di quanto noi ci aspettavamo. Noi vi manderemo un segnale ogni momento: noi vi accuseremo ricevuta. State pronti». Il segnale convenuto è il consueto OK delle comunicazioni radiotelegrafiche, che vuol dire via: gli Italiani lo hanno imparato con commozione due anni or sono quando Biagi, dirigendo con la sua famosa “cassetta” l’idrovolante di Maddalena, lo ha lanciato per avvertire che il velivolo passava sulla verticale della tenda rossa e Cagna poteva incominciare a gettare i viveri e i materiali di soccorso sul pack. Questo supplemento di pazienza ottiene l’effetto di acuire lo stato di sospensione dei nostri spiriti.

A poco a poco ci siamo come astratti dalle cose circostanti per metterci in grado di vivere con tutta l’intensità dei nostri stimoli l’attimo fuggitivo e memorando. I nostri occhi sono concentrati, con una fissità di allucinazione, sul volto di Marconi, che si mantiene impassibile. I minimi gesti ch’egli compie sono raccolti dalla pupilla con la precisione meccanica di un obbiettivo fotografico. Non lo perdiamo di vista un istante. Eccolo che si avvicina al tavolo dov’è il tasto dell’apparato Morse il piccolo apparato trasmittente dell’Elettra. Sono le 11.03. ci siamo? Sì, è l’ora. Calmissimo, Guglielmo Marconi comincia a fissare l’orologio che tiene al polso sinistro. Landini, con la cuffia guarda il suo: poi comincia a scandire il tempo con un dito. Scorrono, lenti come minuti, i dieci secondi che precedono il segnale.

In questo momento la fisionomia di Marconi ha mutato aspetto: la bocca ha una contrazione di sofferenza, rughe non prima osservate solcano la sua faccia che si è leggermente sbiancata. Questo dominatore degli spazi e dominato dall’angoscia dell’attimo. E i secondi passano. Cinque, sei, otto… Landini ha un lampo negli occhi. «Hanno dato l’OK» esclama sottovoce. Silenzio. Marconi ha già la mano sul tasto. In confronto dell’attesa, l’operazione dura un istante. Il Maestro preme il tasto cinque volte, ad intervalli di tre secondi ciascuna: ma il circuito deve essersi chiuso già alla seconda pressione perché l’esperimento non è ancora concluso che da Sidney arriva uno straordinario dispaccio: «È fatto», le tremila lampade del municipio della città si sono accese.

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