La piccola ha scaricato sul cellulare un’app per parlare da sola.
Più che parlare, scrivere.
Nella pratica, chatta con se stessa raccontando storie, simulando surreali conversazioni o dispute.
La mezzana tiene d’occhio la Samara Challenge, una delle sfide più idiote degli ultimi anni: travestirsi da bambina del celebre horror the ring -un delizioso outfit composto da una tunica bianca e una parrucca di lunghissimi capelli neri- e terrorizzare ignari passanti. In alcune città sono dovute intervenire le forze dell’ordine.
Nel tempo libero gioca con un simulatore di vita che riproduce una casa, una famiglia, il cane e il gatto, le quotidiane attività perché, come dice lei, lì sono più simpatici che a casa nostra e posso crearmi una stanza tutta mia invece che dividerla con mia sorella e le sue bambole.
Il primogenito trasforma file pdf in word, per modificare e copiare i compiti più lunghi e complessi, ché l’impegno è un concetto soggettivo e variabile.
Per tutta la giornata, a esclusione della notte e obtorto collo, ascolta musica su Spotify attraverso gli auricolari che mi immagino ormai un tutt’uno coi suoi timpani.
Nativi digitali si nasce, completamente matti si diventa.