Lo speciale e l\'amica di nonna Speranza

Parlavo ieri sera con Bruno Boracco ed evocavamo i tempi di fine anni settanta e inizio anni ottanta quando i criteri di giudizio (e le quotazioni) dei modelli erano molto diverse rispetto a oggi. Non soltanto per le competenze tecniche che ogni collezionista aveva, ma anche per le priorità che si davano a certi modelli che oggi non valgono più niente e viceversa. All\’epoca, a una borsa, scambiavi una Moskvitch di produzione russa con una Giulia Mebetoys perfetta con scatola e chi ti dava la Giulia ti ringraziava anche. I confini erano chiusi, i modelli esotici arrivavano lontano col contagocce e il gusto della stranezza e della rarità prendeva strade che oggi sarebbero impensabili. Trenta o quarant\’anni dopo, il panorama è cambiato. 

Oggi siamo in piena era dell\’uniformità, con gli Spark che arrivano nelle case del collezionista europeo, di quello americano, di quello australiano e di quello giapponese pressappoco negli stessi giorni. Una collezione vale l\’altra. All\’epoca, in assenza di contatti globalizzati, ognuno sviluppava le proprie tematiche con un\’originalità e una diversità che facevano sì che ciascuna collezione riflettesse molto di più la personalità del proprietario. Montati ce n\’erano pochi, se volevi tanti modelli dovevi rassegnarti a montare i kit e ci si ingegnava come si poteva. La rarità di un modello veniva vissuta con molto più pathos: si potevano impiegare mesi a cercare un modello, a forza di lettere, telefonate, passaparola e contatti più o meno trasversali. E quando il pezzo cercato come l\’ago nel pagliaio arrivava, non ci si curava troppo se avesse una decal storta o uno specchietto rotto. La rarità era più importante di qualsiasi altro particolare. E\’ possibile oggi vivere (o rivivere) storie di questo genere? Certamente no. Il mondo è ormai on-line e on-line vuol dire che se vuoi veramente qualcosa, puoi trovarla nel giro di qualche ora al massimo, se hai gli strumenti informatici giusti. 

Ma se il gusto della ricerca si è perso, quello della varietà non è del tutto tramontato. Su Facebook ci sono dei gruppi composti esclusivamente ai collezionisti di Spark, ai quali queste considerazioni suoneranno buffe e anacronistiche come il salotto dell\’amica di nonna Speranza. Ma esistono ancora gli appassionati del kit, sia montato in proprio sia come modello d\’autore, e si direbbe che, sempre sul famigerato social, gruppi di appassionati dello speciale siano numerosi e attivi come non mai. Oggi, mettendo a posto tra gli scaffali, ho allineato qualcuno di quei modelli, per il gusto di vedere l\’effetto che faceva. E\’ sempre un bell\’effetto, la cui magia non ha perso lo smalto degli anni novanta quando, da universitario, mi divertivo a osservare per qualche minuto un Provence Moulage appoggiato sul bordo della libreria (cercando comunque di non farlo cadere, eh). Un\’armonia e una luce piene di calore emanano da questi modelli, con le loro imprecisioni, i loro difetti, forse anche le loro ingenuità. 

Caratteristiche, queste da cui neanche i più agguerriti Spark, Looksmart, Truescale e chi più ne ha più ne metta sono esenti. Se le cose hanno un\’anima, gli speciali ne hanno una grande e generosa. Agli occhi di chi li guarda da sempre, di chi li ha visti nascere, di chi sa come sono fatti e perché, la sensazione di avere a che fare con un pezzo di storia di questo piccolissimo settore regala momenti di pura soddisfazione. E non è questo che ci aspettiamo da un modello – che ci dia qualcosa in cambio di tutte le energie fisiche ed emotive che gli abbiamo dedicato?

0 pensieri riguardo “Lo speciale e l\'amica di nonna Speranza

  1. Ah! L'aulico Alfonso!Sono purtroppo in vantaggio di una quindicina di anni rispetto a te, David, quindi quello che tu provavi a cavallo tra gli anni '70 e '80 sfogliando i TSSK io lo provavo a metà dei sessanta sfogliando i cataloghi Dinky, Corgi e Matchbox che allora i negozianti elargivano a piene mani. L'armonia e la luce di cui parli io la trovo quindi negli obsoleti, ma in sostanza il discorso non cambia.Non mi ritrovo del tutto invece nell'affermazione che oggi la caccia al modello desiderato in rete non permetta più di vivere il pathos di allora quando si cercava e infine trovava l'oggetto del desiderio. O meglio, forse qualcosa è cambiato, ma, credo, a causa dell'età e non del tipo di \”fucile\” che si usa per la caccia. Almeno, così mi sembra quando ricerco e infine trovo quello che cerco nelle condizioni e alle condizioni volute.

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  2. Quello che intendevo quando parlavo di diversità rispetto al passato nel gusto della ricerca è la sensazione che i modelli, allora, arrivassero dal \”nulla\”, ossia da una zona sfocata di qualche luogo remoto dove essi, quasi per magia, prendevano forma. Insomma, lo scarso controllo che inevitabilmente avevi sull'intero processo si rifletteva sulla sorpresa di quando il pacchetto postale si materializzava a casa tua dopo chissà quanti giorni. Oggi è tutto più alla luce del sole. I negozi on line pubblicano foto dei loro ambienti, molti produttori hanno un blog dove descrivono quasi giorno per giorno le vari fasi di sviluppo, per non parlare dei social dove i clienti hanno addirittura voce in capitolo su tutto: sulla scelta dei soggetti, sulla prototipazione, sulla scelta dei particolari e dei colori. All'epoca tutto era più sfumato, più incerto e questo secondo me introduceva elementi di fascino (ma anche di incertezza, nel bene ma anche nel male) che oggi si sono persi.

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