Per favore, non chiamateci “quartiere”

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Dal sito della S.M.S. Pescatori Pra’ affiorano i ricordi della spiaggia di Pra’.

Velocifero –

Ora che i cittadini di Pra’ si stanno, finalmente, faticosamente, riappropriando della propria identità, seppellita da decenni di manipolazioni e, anche, diciamolo, da eccessiva remissività ed autolesionismo, sta risultando chiara l’entità del disastro causato da inqualificabili ammistrazioni comunali e portuali che hanno colonizzato la nostra povera delegazione, mettendola a sacco, devastandone ambiente e territorio e, per poterlo meglio fare, anche mistificando, confondendo, facendo a pezzi, la nostra identità e consistenza territoriale, proprio e anche attraverso il conferimento di denominazioni totalmente errate, fuorvianti, false, e sempre invariabilmente a danno di Pra’, al suo porto, al suo casello autostradale, eccetera eccetera. Ma danno fu arrecato anche attraverso lo scorporo di porzioni ingenti del territorio storico di Pra’ per attribuirle, contro la logica, la storia, la geografia, a Pegli o a (omissis: nomen horribilis). Pra’ è un antico comune, che, ricordiamo, nel 1926 è stata forzosamente accorpata alla Città di Genova per decreto fascista, di un tal Benito Mussolini. E’ utile ricordare che, con i suoi 28.000 abitanti, se fosse ancora un libero comune, Pra’ sarebbe la settima città della Liguria, precedendo Chiavari, Ventimiglia e Albenga. Quindi, per favore, non chiamateci, e non chiamiamoci, “quartiere”. Pra’ è la Capitale del Basilico, è sede di uno dei principali porti container d’Italia e del Mediterraneo, il Bacino Portuale di Pra’, e l’altra sua principale e caratteristica risorsa è sempre stata la spiaggia, con il suoi cantieri navali, o “scaletti”, i suoi stabilimenti balneari e i suoi marinai e pescatori. E proprio dal sito della S.M.S. Pescatori Pra’ (www.smspescatoripra.it) affiorano i ricordi della spiaggia di Pra’, di cui riportiamo un’estratto: «Il palcoscenico dello spettacolo di vita dei pescatori era la spiaggia di Pra’, molto lunga e profonda, per la maggior parte sabbiosa, esclusi i circa venti metri che adducevano al mare, quel tratto era formato da piccole pietre arrotondate che piu’ si avvicinavano alla battigia piu’ diminuivano di grandezza, sino a diventare poco piu’ che granelli. Il curioso era che invariabilmente, con il mare grosso, queste pietre sparivano e la spiaggia diventava una lunga distesa sabbiosa. Man mano che il mare si calmava, restituiva le pietre. Per strano che possa sembrare, se il mare si calmava senza restituire le pietre, significava indubbiamente che entro poche ore il mare sarebbe nuovamente aumentato. Su questa spiaggia convivevano i pescatori, piccoli cantieri navali, dediti per lo piu’ alla riparazione dalle famose “chiatte”, e innumerevoli stabilimenti balneari, siti perlopiu’ nella parte di ponente. La spiaggia, sino agli anni ‘50, subi’ poche variazioni, escluso il pontile a mare dell’ILVA e i muraglioni con casematte dei tedeschi, che pero’ non provocarono alcunche’ alla limpidezza delle acque, anzi il pontile divenne un fertile vivaio di “muscoli” e pesci. Verso i primi anni ‘60, nei pomeriggi di “macaia” incominciarono ad arrivare le acque gialle dello SCI e i rifiuti delle petroliere. In poco tempo, divento’ impossibile raggiungere l’acqua senza annerirsi i piedi o gli stivali, la linea di galleggiamento delle barche era tutta nera, i “bagnanti” cominciavano a preferire altre localita’, poi, negli anni ’70, al largo le bettoline scaricavano materiale per la costruzione della diga foranea, dalla stazione ferroviaria di (omissis: nomen horribilis) con direzione levante, partiva un enorme inarrestabile discarica, la spiaggia di Pra’, la grande, enorme, magnifica spiaggia, si avvicinava a scomparire. Il rimpianto di quella spiaggia non ci lascera’ mai». Chi, ancora oggi, discute e pontifica, cercando ancora una volta di prendere decisioni sulla testa dei praesi, deve prendere atto che i tempi sono cambiati, e che ora, finalmente, si deve dialogare, interloquire, con i “legittimi proprietari” del territorio: i praesi. Portando rispetto per quella spiaggia, che hanno barbaramente distrutto, e per tutte le attività economiche artigianali, come quelle dei pescatori, che hanno spazzato via. E, per favore, non chiamateci più “quartiere”.

3 Comments

  1. Struggente e veritiero, questo scritto fa da grimaldello ai ricordi amari, quelli che tanti di noi tengono sepolti negli anfratti della memoria, ma che quando affiorano, fanno male. Il quadro disegnato nell’estratto della sms Pescatori e’, senza dubbio, questo :dapprima il deprezzamento, l’imbarbarimento della spiaggia, soffocata dal catrame e dai liquami, per disaffezionare i suoi abitanti, che infatti, sempre piu’ spesso , andavano verso altri litorali, e poi, il colpo mortale, negli anni ’70, il tombamento.
    Come non leggervi un disegno perverso e spregevole, dall’inizio? Anche perché a cio’ si accompagnava la sistematica elisione del NOME di Pra’ dalla toponomastica, dalle carte e mappe geografiche e nell’attribuzione grossolanamente errata del porto di xxxxxx, il casello di xxxxxx!
    Sono dovute crescere e prendere coscienza le generazioni di coloro che allora erano troppo giovani per opporsi a tutto questo, ed adesso, gli adulti di oggi, si uniscono, protestano, si fanno sentire e vogliono essere protagonisti della rinascita.
    La forza di Pra’ sta nella determinazione della sua gente, che ha riaperto gli occhi, e vuole riappriopriarsi di cio’ che le e’ stato strappato via…e , basta davvero, non chiamateci quartiere!

  2. Sante parole ! E’ uno scandalo che a Arenzano, Mele, etc. che sono un terzo o un quinto di Pra’ abbiano sindaco e giunta etc. etc. e a Pra’ abbiano tolto anche la Circoscrizione. Dove sono quelli della Lega ? Non sarebbe il caso di rivedere un po anche queste ingiustizie e porci rimedio ? Se siamo tutti nella città metropolitana che Pra’ ritorni a essere un comune…metropolitano. Siamo tutti italiani liguri genovesi e non è giusto che ci siano figli e figliastri e che noi a Prà siamo sempre figliatsri. Ora basta.

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