L’inverno si avvicina, e il governo francese cerca soluzioni per aiutare le migliaia di senza dimora che popolano le strade di Parigi, il cui numero e’ molto cresciuto per colpa della crisi economica. Senza tralasciare le mosse a sorpresa, come quella annunciata dal ministro alla casa Cecile Duflot: chiedere alla Chiesa di aprire le porte dei suoi locali inutilizzati per dare un tetto a chi non ce l’ha, con o senza il suo assenso. Secca la risposta dell’arcivescovo di Parigi: sui senza tetto ‘agiamo già’.
‘Mi risulta che l’arcivescovado di Parigi possieda degli edifici quasi vuoti – spiega l’esponente dei Verdi in un’intervista al quotidiano Le Parisen -. Quindi ho appena scritto loro per vedere insieme come poter utilizzare questi spazi’. Una mossa che, precisa, ‘non e’ ne’ una minaccia ne’ una postura ideologica, ma un modo di rispondere all’urgenza’, che non riguardera’ solo le proprieta’ ecclesiastiche: ‘Che appartengano a banche, a compagnie di assicurazioni, a grandi societa’ civili immobiliari o ad imprese – dice la Duflot – questi edifici non devono piu’ restare vuoti. E se bisogna passare per delle confische, lo faro’ come lo fecero De Gaulle o Jacques Chirac’.
L’azione di forza sarebbe pero’ solo una scelta estrema, tiene a rimarcare: ‘Spero bene che non ci sara’ bisogno di fare prova di autorita’. Non capirei se la Chiesa non condividesse i nostri obiettivi di solidarieta’. Per me, non e’ una semplice questione legale, e’ una scelta di società’.
Immediata e stizzita la reazione del mondo cattolico parigino, affidata a un comunicato congiunto dell’arcivescovado, del Secours catholique e della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia (Corref). ‘La Chiesa non ha aspettato la minaccia di confische brandita dal ministro Duflot per agire’, recita la nota, in cui viene citata in particolare l’operazione ‘Inverno solidale’, che prevede la messa a disposizione dei locali di una ventina di parrocchie della capitale francese per ospitare i senza fissa dimora e offrire loro un pasto caldo prima di dormire.
La difficolta’, secondo i rappresentanti ecclesiastici, non sarebbe tanto ‘nella ricerca dei locali, che sono gia’ largamente occupati’, ma piuttosto nel trovare volontari preparati per gestirli. ‘Non si tratta solo di aprire le porte, ma di accogliere delle persone e di essere li’ con loro’, spiega ancora il comunicato, che non risparmia una frecciatina alle ‘pesantezze amministrative poco compatibili con l’urgenza’ che frenano alcune iniziative.
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