La meditazione non è un metodo o un artificio per cambiare la società, ossia il mondo esterno; ma non è nemmeno – come purtroppo si tende spesso a credere – uno strumento per adattarsi meglio all’incessante rinnovamento del proprio panorama esistenziale. Oppure, come si suol dire oggi, la meditazione non è, necessariamente, un espediente per aumentare la propria resilienza (capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà). La meditazione, quindi, non è prendere le distanze da tutto ciò che ci sembra caotico o fuori controllo; semmai è la consapevolezza che siamo già questo mondo; perciò meditare è soprattutto osservare, dapprima nei dettagli, poi nella totale interezza. Nel momento in cui ti rendi conto che in realtà non sei un essere avulso sarai sia le onde che la corrente, ossia il medesimo impulso che le genera, la forza che le anima…
«Noi, in un modo o nell’altro, abbiamo diviso il mondo in accettabile e inaccettabile e, per conseguenza, ci sentiamo spaventati da particolari esperienze, alienati e frammentati. In virtù dell’osservazione e della disponibilità ad accettare, impariamo a essere gentili con noi stessi e a percepire un senso di correlazione e di interezza. Impariamo, anche, a prestare orecchio al nostro intero essere, senza per ciò giudicare, e ci accorgiamo che la meditazione non procede in linea retta, con ogni seduta migliore della precedente. Ci scopriamo, piuttosto, seduti nel nostro stesso cuore, capaci di percepire le onde del corpo e della mente, capaci di ricevere e di osservare: cosa che, come del resto ogni altra, richiede pazienza e pratica. A poco a poco, insomma, si sviluppa in noi un equilibrio di un genere assolutamente nuovo e diverso: fatto, questo, veramente sbalorditivo.
C’è un poster che raffigura Swami Satchidananda, con una veste avvolta sui fianchi, nella posizione yogica detta dell’albero, con una gamba in alto e le mani sulla testa. È in equilibrio, pertanto, su un piede solo. Non ci sarebbe nulla di particolarmente insolito, se egli non si trovasse in quella posizione su una tavola da surf che scivola sulla cresta di un’onda immensa. Sotto è scritto a caratteri di scatola: “Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare il surf”. Ecco: questa è la meditazione. E’ assolutamente vero: non possiamo arrestare le onde del cambiamento; esse costituiscono l’intelaiatura stessa della nostra vita. Ma possiamo imparare a scivolare sulla cresta di quelle onde, a essere consapevoli, a essere ben equilibrati. In quel momento la nostra vita non sarà più basata sul timore, e quello stesso stato di equilibrio diverrà un modo di vivere con grande bellezza e naturalezza.»
[ Da: Jon Kabat-Zinn, Riprendere i sensi. Guarire se stessi e il mondo attraverso la consapevolezza ]
– Jon Kabat-Zinn (amazon)
– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Kabat-Zinn
– https://it.wikipedia.org/wiki/Mindfulness