Gianni Sartori

Notizia non ancora ufficiale e da prendere con le molle, ma forse stavolta ci siamo (e meglio tardi che mai!). Dopo ormai due anni di guerra (con migliaia di morti, centinaia di migliaia di profughi interni, popolazioni ridotte allo stremo), i soldati e le milizie eritrei starebbero per lasciare il Tigray dove combattevano insieme all’esercito federale dell’Etiopia.

Una conseguenza degli accordi di pace tra Addis Abeba e Makallé (sì, proprio quella citata in “Faccetta Nera…”) firmati in Sudafrica il 2 novembre 2022 e confermati dieci giorni dopo in Kenya.

A innescare tale decisione avrebbe contribuito la recente visita in Tigray di cinquanta esponenti di alto livello del governo federale che si sono incontrati con esponenti del Tplf (Fronte di liberazione del popolo del Tigray). Oggetto delle discussioni anche la consegna da parte del Tplf all’esercito federale degli armamenti pesanti.

Un risultato impensabile fino a qualche mese fa. Basti pensare che ancora alla fine di settembre il Tplf chiamava alle armi la popolazione civile contro quella che definiva una “guerra genocida” posta in essere dall’esercito eritreo e da quello federale.

Usando la medesima strategia adottata nel novembre 2021 da Addis Abeba che aveva armato i civili contro gli insorti tigrini.

Probabilmentela soluzione politica del conflitto ha subito un’ulteriore accelerazione con la caduta di importanti città tigrine nelle mani dell’esercito etiope.

Anche se, propagandisticamente, da parte sua il Tplf sosteneva che questo avrebbe “creato difficoltà ai colloqui di pace già previsti”.

Determinante (in ottobre) la presa di Share (ritenuto un caposaldo fondamentale per gli insorti), la cui caduta aveva consentito la conquista di almeno altre due città importanti, Aksum e Adwa.

Alla visita della delegazione governativa in Tigray, era seguita quella di alcuni alti funzionari dell’Unione africana Non solamente permonitorare il processo di pace, ma per garantire il ripristino delle comunicazioni e la ripresa delle attività produttive.

E tempestivamente l’Ethiopian Broadcasting Corporation annunciava la ripresa del servizio telefonico di Ethio-Telecom (garantendo la ripresa delle attività per una sessantina di succursali bancarie) e il ripristino di un migliaio di km di linea di fibra ottica.

Un risultato a cui hanno dato un forte contributo due ex presidenti, Olusegun Obasanjo (Nigeria) e Uhuru Kenyatta (Kenya), oltre all’ex vice presidente sudafricano Phumzile Mlambo-Ngcuka.

Gianni Sartori