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La Traviata di maniera del teatro Franco Zappalà

Al teatro Franco Zappalà di Palermo è di scena La Traviata di Giuseppe Verdi. Una produzione giovane e vigorosa che rispolvera una messa in scena classica. 

traviata-ultimoTitolo d’Opera per antonomasia, La Traviata non ha bisogno di presentazione alcuna in quanto amatissima e nota anche al grande pubblico. Da decenni è rappresentata in ogni teatro lirico del mondo sempre con immutato successo.

La tormentata vicenda d’amore e sacrificio tra la prostituta parigina Violetta Valery e il giovane e passionale gentiluomo di campagna Alfredo Germont inaugura la mini stagione operistica prodotta dal teatro Franco Zappalà di Palermo. Dunque, si punta sin da subito sull’indubbia bellezza di un titolo di grande richiamo.

La famiglia d’arte Zappalà, costruisce un gradevole spettacolo di maniera nella regia, nell’allestimento scenico e nei costumi. Unica originalità alla scena, concessa dalla tradizione, è una bambina dai lunghi capelli neri e l’abito bianco, forse un fantasma  colmo di rimpianto della stessa Valery o addirittura la morte che ineluttabile soffoca vita e amore.

Il coro, vocalmente all’altezza dell’Opera, si difende bene negli atti d’ insieme (I atto e 2° quadro del II atto) restituendo un’immagine credibile delle giocose e maliziose comitive della Parigi di metà ottocento. Ottima la resa dell’orchestra, tutta formata da giovanissimi ma valenti musicisti, e diretta con grande attenzione dal maestro Biagio De Luca.

I tre interpreti principali di questa Traviata sono il soprano Cristina Ferri,  il tenore Alberto Profeta ed il baritono Carlo Morini, sui quali si concentra tutta l’attenzione del plot. Essi si misurano con dei ruoli meravigliosi dei quali, però, sfortunatamente, incespicano nelle insidie.

La senese Cristina Ferri interpreta con grande enfasi attoriale e trasporto il ruolo di Violetta Valery, peccato che la sua squillante voce di soprano leggero (con un’impostazione più da operetta che non da melodramma) non riesca talvolta a coprire compiutamente le esigenze di partitura che richiederebbero una vocalità lirico drammatica d’agilità, dunque munita di molteplici sfumature ed intenzioni foniche. Nel I atto tenta di strafare con gorgheggi e acuti ad effetto, ma la cosa non paga. Nel 1° quadro del II atto, ad avere la peggio  è il fraseggio; anche il celeberrimo “Amami Alfredo!”, pur nella sua impetuosa solennità e sotto una luce ad occhio di bue (atta a isolare Violetta dal contesto circostante onde sottolinearne il difficile momento in essere), non gode di una voce piena e costante ma sembra correre su una sorta di  “montagna russa” d’ottave e sussurri.

La Ferri si riprende risolutamente nel 2° quadro del II atto, quello drammaturgicamente più crudele. La sua interpretazione è misurata e sorprendentemente più lirica e ciò rende l’esecuzione assai più soave ed emozionante. Stessa cosa dicasi per il III atto oltreché, seppur nella finzione di una terribile agonia da malata di tisi, la nostra soprano da  sfoggio di una voce più incisiva recuperando dunque nel bel recitar cantando.

Il tenore palermitano Alberto Profeta incarna magnificamente il giovane Alfredo Germont in grazia, veemenza ed impeto. La sua interpretazione vocale di buona caratura lirica, a tratti  di spinta, è la più riuscita nell’intero farsi dell’Opera. Il pubblico tutto  gli condona l’unica defaillance  nell’abortito DO di petto che, pur non presente nella partitura originale, è oggi usuale in chiusura della cabaletta “Oh mio rimorso!… Oh infamia” nel 1° quadro del II atto.

Opaca la prestazione del baritono Carlo Morini nel ruolo di papà Giorgio Germont, dotato di una voce eccessivamente bassa ai limiti del roco, che ha notevolmente inficiato il fraseggio e sembrava non riuscire ad amalgamarsi in emozione e suono alla soprano. Il baritono ha brillato, tuttavia, nell’esecuzione dell’aria “Di Provenza il mare, il suol” quasi fosse una performance chiusa da Galà della musica lirica. Invero, Morini nel caso del suddetto 2° quadro del II atto è riuscito a coagularsi al magma sonoro e al concertato della scena contribuendo, dunque, alla sua perfetta riuscita. Un piccolo ruolo, quello della fedele e affezionata cameriera  Annina, per una voce luminosa e densa  che è apparsa molto promettente, ossia quella della giovane soprano Fulvia Lo Cicero.

Una Traviata nell’insieme affascinante, che nelle precise intenzioni dello stesso Franco Zappalà intrattiene piacevolmente il pubblico agé ma, soprattutto, apre le porte della grande musica ai più giovani (ragazzi, adolescenti e bambini) che in tantissimi sedevano in sala.

Un plauso al Teatro Franco Zappalà per aver coraggiosamente ideato un palinsesto operistico che rappresenta un’alternativa più popolare, ma non per questo priva di valore, rispetto alle rappresentazioni di teatri più blasonati. Non può passare inosservato, del resto, l’ingente sforzo economico del proporre scenografie e costumi di qualità, nonché quello di investire nei giovani talenti palermitani, affrontato da una realtà privata che fa arte per vivere d’arte.

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

2 commenti

  1. Gentile Rosolino le scrivo per la sua recensione su la Traviata allo Zappalà, devo fare una premessa sono Cristina Ferri il soprano che ha sostenuto le tre recite consecutive senza neanche un giorno di pausa.Nasco come musicista e ho 10anni di pianoforte alle spalle che poi ho allargato al canto. Ho cantato con tanti.famosi direttori d’orchestra Roberto Abbado ,.Marco Armiliato, Maurizio Arena, Steven Mercurio, Stefano Rendano, Alain Lombard,Paolo Arrivabeni, Riccardo Muti, e altrettanti famosi registi come Pier Luigi Pizzi, Federico Tiezzi, Nicölas Joel, Cristina Muti, ecc..Sono reduce da due splendidi debutti in Aida e Madama Butterfly, in Olanda e Belgio ( Amsterdam,Rotterdam,Aia,ecc) e a Maggio.2017 il Liceu di Barcellona mi vuole per il Requiem di Verdi sotto la direzione di Kazushi Ono….insomma in queste.cose nn si può subretteggiare…ma cantare e tanto!!! Lei scrive che ho una voce senza spessore salvo poi contraddirsi scrivendo che modulo la.mia voce fino ad arrivare ai tratti drammatici richiesti nell’ultimo atto e questo nn è una “sorpresa”come lei scrive ma il frutto della professionalità che ho proprio per quello che le ho scritto come prefazione! Scrive che in Amami Alfredo alcune frasi le sussurro….se lei quando va a recensire uno spettacolo d’opera si portasse dietro lo spartito vedrebbe che vi sono i crescendo e diminuendo come fa la stessa orchestra….La musica è fatta di colori di piani ,mezzopiano…forte…sussurrato…eh sì…niente è dato al caso! E se le dovesse sorgere il brutto pensiero “‘se è tanto brava che ci fa allo Zappala’?” Beh….le risponderei così.” Provo a unire il teatro nell’opera lirica….Anche se a lei tale messaggio nn sono riuscita a trasmetterlo”!Non me ne voglia,sempre sua Cristina Ferri

    • Enrico Rosolino

      Cara Cristina Ferri.
      Spero che non l’abbia presa sul personale,non desideravo sminuire il suo lavoro o disprezzare la sua cifra stilistica ma semplicemente dare una giudizio critico personale -uditivo,visivo e intellettuale per quanto possibile alla mia giovane età- dell’Opera cui ho assistito nel suo complesso. Lei è un’ottima professionista e la cosa è indubbia e si palesa, e per me il soprano leggero ha pari dignità, capacità di espressione e bellezza di tutte le altre tonalità femminili vocali esistenti (credo sia lecito amare allo stesso modo Wanda Osiris e Anna Moffo,Adriana Caselotti e Johann Sutherland). Mi ha fatto piacere ricevere questo suo commento, in quanto trovo che alla critica debba sempre (almeno quando possibile) seguire un confronto costruttivo. Posso assicurarle che mai e poi mai ho pensato che un teatro più piccolo o privato possa inficiare sulla credibilità di un artista. Senza rancore e con tanta stima augurandole sempre il meglio.
      Suo Enrico Rosolino

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