Storie di emancipazione femminile in Cina: Kurt Tong e le Comb Sisters

L’artista Kurt Tong, attraverso i racconti della sua babysitter Mak Ngan Yuk, è riuscito a narrare la figura delle Comb Sisters, donne emancipate che nell’antica Cina decidevano di prendere le distanze dal sistema patriarcale tramite un rito e l’allontanamento dalla famiglia di origine. Il progetto, che prende il nome di Combing for Ice and Jade, è nato dal recupero di vecchi documenti e immagini presenti negli archivi di famiglia dell’autore. Questi, uniti insieme, hanno dato vita a un’opera che lega indissolubilmente la sua storia personale a quella di un Paese intero.

Tutti infatti conservano a casa album di famiglia, che ritraggono diversi momenti della vita di ognuno. Immagini di quando si era piccoli, feste, incontri, viaggi. È quindi possibile ricostruire un’intera esistenza solo attraverso le fotografie raccolte negli anni. Questi documenti visivi non parlano solo di noi, ma possono anche aiutarci a ricostruire un determinato momento storico e gli avvenimenti che riguardano una Storia più grande che coinvolge tutti. 

Kurt Tong e Mak
Kurt Tong e Mak Ngan Yuk

Tra altruismo e scoperta di sé

Kurt Tong è un fotografo nato ad Hong Kong nel 1977. Nel 1999 è cofondatore di Prema Vasam, una casa di accoglienza per bambini disabili situata a Chennai, nell’India del Sud. Lavorandovi realizza un progetto fotografico sulla condizione dei bambini disabili in India che gli permette di vincere il premio fotografico internazionale sulla fotografia umanitaria Luisa Valtuena. Questo progetto dà inizio ufficialmente alla sua professione di fotografo.

Alcune pellicole di Kurt Tong utilizzate per il progetto

Dopo aver frequentato un Master in fotografia documentaria alla LCC inizia a focalizzarsi sulle sue radici cinesi e sulla storia della sua famiglia materna, attraverso la realizzazione di moltissimi progetti personali. In Case it Rains in Heaven tratta la tematica delle offerte ai funerali cinesi; The Queen, The Chairman and I approfondisce la storia di Hong Kong negli ultimi cento anni e quella della diaspora asiatica attraverso le storie della sua famiglia; infine spicca il più recente Combing for Ice and Jade sulle cosiddette Combed Women cinesi. L’artista è rappresentato dalla Photographer’s gallery di Londra, la Up Gallery di Taiwan e la Jen Bekman Gallery di New York.

La storia delle “Self-combed women”

Combing for Ice and Jade è un progetto realizzato tra il 2011 e il 2018 sulla storia della babysitter di Tong, Mak, che fece parte delle Comb Sisters, gruppi di donne che, a partire dal XIX secolo, iniziarono a rivendicare la loro indipendenza economica ed esistenziale rispetto agli uomini e al matrimonio. Questa libertà passava attraverso la Comb Up Ceremony, una cerimonia che prevedeva che una donna facesse un bagno tra foglie di gelso mentre un’altra sorella intrecciava i suoi capelli (to comb).

Durante la cerimonia venivano recitate alcune frasi dedicate a uno specifico obiettivo, per esempio alla fortuna, con la formula “First comb for the luck”. Durante il rito veniva inoltre pronunciato una sorta di voto di castità e le donne si dichiaravano libere dagli obblighi imposti dalla loro famiglia definendosi “Self-combed women” o “Zishunü”.

Una sezione del libro “Combing for Ice and Jade”

Da quel momento in poi indossavano tuniche di colore chiaro, pantaloni scuri e i capelli sempre raccolti in una lunga treccia. Le donne che facevano questa scelta di vita venivano allontanate per sempre dalla loro famiglia di origine. Le Comb Sisters, quindi, formavano a loro volta una “famiglia” nella propria comunità. Con la caduta dell’Impero, molte di loro si trovarono senza lavoro ed emigrarono nel sud-est asiatico, lavorando come babysitter o domestiche.

La città di Shunde fu uno dei centri di questa pratica perché piena di fabbriche di seta dove molte donne potevano lavorare. È ancora presente la Hall of Ice and Jade, che prende il nome dalla frase “As pure as jade, as unsullied as ice” recitata durante la cerimonia. La Hall divenne un luogo di protezione per queste donne e oggi è stata convertita in museo

La copertina di “Combing for Ice and Jade” con i dettagli dei riquadri

Un progetto fotografico…

Il lavoro di Kurt Tong è diventato sia una mostra che un meraviglioso progetto editoriale. Parlando della storia di Mak, tratta allo stesso tempo la condizione di tutte le donne che come lei ebbero il coraggio di fare questa scelta. Accanto al progetto c’è anche un libro, pubblicato dalla casa editrice Jiazazhi, che si presenta con rilegatura a mano a vista e con brossura filo refe, mentre sulla copertina vi sono alcuni buchi rettangolari che ricordano i quadri di famiglia. Le immagini contenute sono di diverso tipo: foto appartenenti all’album di famiglia dell’autore o di Mak, foto di luoghi, ritagli di alcuni giornali cinesi per donne appartenenti a diverse epoche storiche o oggetti di famiglia.

Uno dei libretti presenti tra le pagine del libro

…e “intermediale”

La traduzione cartacea del lavoro concretizza materialmente tutta la narrazione visivaÈ possibile toccare con mano i documenti, scoprirli sfogliando le pagine, andando sempre più in profondità, non solo nella storia ma anche nella carta. In alcuni punti del libro le pagine contengono libretti più piccoli che si focalizzano su un aspetto della vita delle Comb Sisters o di Mak. Non solo, perché esistono due versioni del libro, una Normal Edition e una Special Edition che differiscono per la presenza nella seconda di una stampa cinese a inchiostro fatta a mano su carta Xuan (carta di riso). Una scelta che è espressione anche dell’approccio artistico di Kurt Tong, il quale è solito ricorrere a più media artistici.

La fotografia è quello che predilige, ma in tutti i suoi lavori ci sono anche documenti scritti o oggetti di diversi materiali. Tong si ispira per le sue ricerche ad artisti vari, come Alec Soth, fotografo americano, ma anche Alfredo Jaar, James Turrell, Celeste Boursier-Mougenot e Rirkrit Tiravanija, che utilizzano tecniche diverse dalla fotografia. Tutti artisti spesso menzionati dal fotografo, che ci aiutano a comprendere quanto i suoi progetti lavorino su più livelli e a 360 gradi, pur mantenendo la fotografia al centro della sua ricerca espressiva e comunicativa.


CREDITS

Immagine 1 

Immagine 2

Copertina e immagini 3, 4, 5: fotografie di Lara Morello

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