da Peter Freeman
Caro Csf, vedo che la proposta delle primarie accende fuochi di speranza. Tu proponi addirittura di estendere il metodo ai collegi (“dove avvengono le cose peggiori”). Un’apoteosi di democrazia dal basso. A me non entusiasma. Per due motivi. Il primo e’ che, posto che vi sia almeno un altro candidato (ma questo non dipende da Prodi), vorrei evitare una partecipazione di massa senza discussione. Andare alle urne per scegliere un candidato (unico) senza che se ne discutano le idee e i programmi non e’ esattamente un grande esercizio di democrazia. Ed e’ quello che rischia di accadere. Vorrei fosse chiara almeno una cosa: la vicenda che ruota intorno a Romano Prodi e’ anzitutto una vicenda di leadership e di potere. Il professore (che personalmente non trovo entusiasmante) sa di avere molti nemici in casa pronti a fargli le scarpe, non oggi e neppure domani bensi’ quando e se il centrosinistra avra’ vinto le elezioni. Detto in altre parole, il ricordo del 1998 eccita molti animi nel gruppo dirigente dell’Ulivo. La mossa delle primarie serve, se non altro, a pararsi il culo adesso e nei mesi che vanno da qui alle elezioni. E il programma? Trovo singolare che nessuno tra i blogghisti intervenuti si chieda non se i programmi siano importanti (e’ cosa scontata) ma per quale motivo quella convenzione programmatica tanto spesso enunciata sia rimandata sine die e collocata in un limbo. Secondo motivo: i collegi. E’ vero, in questi anni ci hanno spesso sottoposto i candidati “prendere o lasciare” piu’ impresentabili. A me piace scegliere, come a voi. Se vado in un supermercato voglio avere delle alternative, e l’alternativa elettorale non puo’ essere solo quella tra il fetentone della destra e il fetentino del centrosinistra, magari un tecnocrate da fondazioneitalianieuropei o un faccendiere locale. E questo vale anche se la scelta mi e’ imposta da una primaria. Caro Csf, fai il giornalista da piu’ tempo di me, sei scafato e uomo di mondo, e mi rifiuto di credere che tu non sappia come, la’ dove sono in gioco logiche di potere, le primarie locali possano essere tranquillamente pilotate tramite pacchetti di tessere o di consensi. Soluzioni? Non lo so. Sono un bipolarista straconvinto (io, D’Alema e Rutelli non lo so…), ma sono anche convinto che il maggioritario di collegio sia un pessimo sistema proprio perche’ nei fatti ti impone scelte orrende. Il sistema elettorale in voga nelle provinciali (liste collegate al candidato presidente) mi convince di piu’. A Roma ho potuto votare Gasbarra ma anche scegliere, tra tanti, un candidato consigliere ai miei occhi presentabile. La democrazia di base può molto a livello di territorio. Anche sconfiggere le camarille. (csf)
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