“Difesa Collettiva” voluta e organizzata da Angelo Tofalo è stata per me una felice occasione. Anche mondana

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Centinaia di persone, donne e uomini, civili e militari, giovani (molti) e non pochi signori della mia generazione (ho visto tra gli altri, anche il generale degli alpini Paolo Inzerilli, ricordato dai più come l’uomo di Gladio ma io non lo dimenticherei nell’esperienza quale Capo di Stato Maggiore al Sismi (provo a non sbagliare) quando a dirigerlo c’era un fuori classe come Fulvio Martini. Avvenimento culturale e prospettico quello di ieri, affollato (in alcuni momenti c’erano solo gli auspicabili posti in piedi) di un pubblico che in questi anni (era il 3° compleanno da quando Angelo Tofalo diede inizio, il 18 dicembre 2015, in modo coraggioso e inusuale, a conversazioni pubbliche e via web attinenti ad una attività di Intelligence, partecipata, diffusa, ubiqua) è andato sempre di più selezionandosi ed acquisendo quelle auspicate connotazioni di un crogiolo di esperienze e di professionalità capaci di farsi tessuto connettivo reale della società odierna, contenitore con ruolo di formatore di quella “anima” effettiva che sempre più è destinata a coincidere con i contenuti e con gli strumenti della comunicazione globale, con la rete informativa (quella sì) che include tutti noi.

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All’iniziativa di Tofalo (ben organizzata dalla sua squadra di determinati collaboratori a cominciare da Michele Maffei, professionista della comunicazione da anni vicino all’attuale sottosegretario alla Difesa), in una qualche sostanziale meritata testimonianza di stima personale, erano presenti non solo moltissimi e qualificati rappresentanti delle Forze Armate (come era opportuno che fosse essendo presenti tra i relatori sia la signora Ministro Elisabetta Trenta che il sottosegretario in quota Lega, Raffaele Volpi, che il nuovo Capo di Stato Maggiore Difesa, il super pilota (anche gli F104 ha guidato) Gen. Enzo Vecciarelli che, tengo a ricordarlo, è rimasto con Tofalo fino in fondo anche dopo un pranzo altrettanto ben organizzato presso il Ristorante ParmAroma), ma molti, donne e uomini, che hanno fatto la storia recente dei Servizi.

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C’erano quelli che, a mio giudizio hanno fatto bene, qualcuno, diciamolo, non benissimo. Assenti solo quelli che era opportuno che uscissero di scena senza fanfare o riconoscimenti ulteriori che hanno fatto, sempre a mio insindacabile giudizio, male. Se non molto male. C’erano, in una visibile continuità, i due direttori delle agenzie (AISI e AISE), pref. Mario Parente e il gen.GdF Luciano Carta e, soprattutto, il generale (altra opportuna provenienza GdF) Gennaro Vecchione, che, come sapete, presiede, da poche settimane, il DIS. Quando, a fine pranzo offerto dopo l’incontro “Difesa collettiva”, per motivi banali (nessun sabotaggio), nel ristorante dove si era tenuto, per il resto, un ineccepibile ricevimento (abile ed eccentrico il titolare per gli interessi di cui mi ha a suo tempo raccontato) si è rotta (qualcuno esagerando ha usato l’espressione esplosa) la macchina del caffè (succede) il generale Vecchione, si offerto, prontamente, con cordialità e in modo risolutivo, di offrire lui il caffè in un bar nel limitrofo Largo Toniolo. Alla manifestazione e al successivo ricevimento, c’erano (e ne sono lietissimo) anche esponenti di quel mondo di studiosi della materia che in questi primi anni di lavoro a Cinque Stelle sono stati oggettivamente più vicini a Tofalo. Mi riferisco in particolare al professore Aldo Giannuli che ho trovato arguto, brillante nelle battute (il suo sud di qualità “barese” emerge in modo irresistibile) ma soprattutto, conoscitore, in modo rassicurante, delle problematiche geopolitiche, passate e presenti. E non mi riferisco ai soli suoi libri che ho letto. Comunque, per rimanere in tema, il 16 gennaio p.v., alla LUISS, ex Pro Deo, verrà presentata la sua ultima fatica sul tema dei servizi (Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo ). E quando ho scritto “presenza rassicurante” mi riferivo viceversa all’ipotesi che il docente/politologo si fosse un po’ allontanato dal M5S ed in particolare da Tofalo. Giannuli, giustamente, poteva essere preoccupato di alcune complessità che si erano delineate (e che ancora sussistono) intorno all’ibrido governativo M5S-Lega di Salvini. Giannuli ritengo sia, forse a ragione, relativamente pessimista sui futuri possibili di questa nostra già in difficoltà Repubblica. Ho avuto modo di intravedere, a fine dell’affollato pranzo, mentre usciva dal locale, il generale dei Carabinieri Umberto Saccone, per anni al SISMI e per un altrettanto lungo periodo all’ENI. Non ci conosciamo personalmente (abbiamo però amici comuni che ritengo entrambi stimiamo professionalmente) e se mi fosse stato presentato, avrei avuto piacere di raccogliere, come si fa a volte in questi momenti informali, il suo ragionato pensiero su quanto sta accadendo all’ENI intorno alla questione delicatissima (è la mia ininfluente e marginale opinione) della concessione estrattiva nigeriana denominata OLP 245. Alla prossima occasione, se ce ne dovesse nuovamente essere una. Infine, ma non come cosa ultima (anzi), il sottosegretario Tofalo, con un gesto che ho molto gradito, mi ha introdotto alla dottoressa A. P. (che ho scoperto essere una lettrice del blog), persona raffinata nei modi e nella sostanza dei pensieri espressi (sia pur in quella circostanza atipica) con cui ho avuto modo di scambiare parole semplici ma sentite anche di nostalgia e di apprezzamento per “i tempi andati”, sul personale di quei tempi difficili e veramente pericolosi e sulla complessità della fase di transizione in essere. Spero che la signora (anche per il ruolo delicato istituzionale che ancora ricopre) non me ne voglia di questo riferimento. Intendevo solo ringraziarla per le parole gentili rivoltemi.

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Come capite, se mi avete letto altre volte, non sono persona abituata a questo tipo di formalità e di pur semplici momenti mondani. Anzi, per tutta la vita mi sono sottratto a questo tipo di incontri.

Ma questa volta “c’ero anch’io” (mi sarebbe sembrato scortese rifiutare l’invito ricevuto) e mi andava di parteciparvelo.

Ho accettato anche perché accompagnato e affiancato da Alberto Massari e da una nutrita schiera di allievi (perfino alcuni membri della Commissione Difesa) del 1° Corso di Formazione alla Polis di cui avete cominciato a sentire parlare e di cui sono particolarmente orgoglioso per come ha compiuto i suoi primi timidi passi. Fragile finanziariamente, come tutte le mie iniziative libere, ma saldissimo nei contenuti e nella qualità dei “conversatori” per ora scelti.

Quella di ieri, grazie all’iniziativa intelligente “Difesa collettiva”, è sta per tanto, una bella giornata per un vecchio signore ormai rinchiusosi nei suoi ricordi.

Aggiungo, come sono solito fare, un dettaglio autobiografico molto molto molto particolare: non entravo in quel locale (all’epoca aveva altro nome e destinazione d’uso) dagli anni in cui mi applicavo nel capire (si può dire intellegere?) i comportamenti di non pochi pericolosi esponenti del terrorismo di derivazione prevalentemente operaista (Potere Operaio e Autonomia). Criminali politici che, al di là del credo ideologico, abbinavano, spesso e volentieri, la pratica ludica con quella eversiva. Alcuni di loro, convinti di essere intoccabili, dopo aver ordito il male, si andavano a ricreare l’anima proprio in quel locale  o in quello, limitrofo, denominato Le Cornacchie. Locali che, decenni addietro, per alcune sere, ero stato obbligato anch’io a frequentare. Ma questa, come si dice, è veramente un’altra storia o la stessa che non cessa mai. Cioè la mia vita vissuta con determinazione di cui non sono certo pentito al di là dello scoramento che ogni tanto mi prende. In ultimo, un saluto a chi, facendomi una lieta sorpresa, mi ha voluto salutare affettuosamente davanti a cari amici ricordandomi anche lui bei tempi andati. Lo ringrazio (e mi riferisco ad  Alessandro G.) per i modi e la sostanza delle parole spese, ripromettendomi, appena posso, di andarlo a trovare presso uno dei suoi “impianti” super professionali.

Oreste Grani/Leo Rugens