Recensione “Finale a Sorpresa” (2021)

La premiata ditta argentina Cohn-Duprat attraversa l’oceano per realizzare il suo primo film europeo. I due registi si portano appresso la Coppa Volpi Oscar Martinez (vinta con il loro splendido Il Cittadino Illustre) per un esplosivo menage à trois con le star spagnole Penelope Cruz e Antonio Banderas. Sin dal loro fulminante esordio (L’Artista, del 2008) Mariano Cohn e Gaston Duprat hanno indagato in maniera sottile il modo in cui la società si pone nei confronti dell’arte, che sia pittorica (come appunto nel già citato L’Artista o Il Mio Capolavoro), architettonica (El Hombre de al Lado) o letteraria (ovviamente Il Cittadino Illustre, probabilmente il loro lavoro più riuscito). Stavolta il discorso sull’arte (cinematografica, in questo caso) viene appena accennato nella conferenza stampa finale (o nell’esilarante scena dell’ascolto condiviso di un vinile, in cui il martello di un vicino, intento ad appendere un quadro al muro, viene inteso come parte integrante della musica e considerato un geniale ritmo tribale fuori tempo), dedicandosi principalmente a prendersi gioco del narcisismo di chi il cinema lo fa, dell’ego degli attori e dell’eccentricità di alcuni registi considerati artisti geniali. Per farlo, Cohn e Duprat uniscono appunto tre grandi attori, tutti molto diversi tra loro: il risultato è esilarante.

Un milionario imprenditore di successo, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, decide di voler lasciare un’impronta nella società, un lascito per essere davvero ricordato da tutti dopo che non ci sarà più. Si confronta dunque con il suo assistente per capire come raggiungere l’obiettivo: realizzare un ponte? Produrre un capolavoro cinematografico? La scelta cade su questa opzione e i passi seguenti sono quindi comprare i diritti di un romanzo scritto da un Premio Nobel e lasciare il tutto nelle mani di una pluripremiata regista, Lola Cuevas. I due protagonisti del film saranno invece due grandi stelle del cinema, totalmente diverse tra loro: Ivan Torres, un argentino trapiantato in Spagna, simbolo di una generazione di attori impegnati che hanno sempre messo l’arte davanti a tutto, disinteressandosi completamente di privilegi e jet set, e Felix Rivero, un narcisistico e talentuoso sex symbol, edonista, che per denaro farebbe ogni cosa (anche mettere il volto per una campagna volta a salvare il “delfino rosa”). Il film racconta tutta la fase di prova e lettura prima dell’inizio delle riprese, un incontro/scontro tra tre caratteri completamente diversi che ci dà la costante impressione di poter deflagrare da un momento all’altro.

Il libro che i due attori devono mettere in scena si chiama Rivalidad (Rivalità), una storia di conflitto tra due fratelli che i protagonisti non faticano a riportare anche fuori dai personaggi, dando un senso totalmente diverso al titolo originale (“competizione ufficiale”) che, se normalmente ci fa pensare immediatamente alla lista di film selezionati per un festival cinematografico, qui si trasforma ben presto nella competitività tra gli ego di Ivan e Felix (a proposito, sorvoliamo sul pessimo titolo che è stato scelto per la distribuzione italiana). Seppur divertente e decisamente riuscito, non è il film più bello di Cohn e Duprat, ma probabilmente è quello che riuscirà a raggiungere una fetta di pubblico più ampia rispetto al passato. Riusciranno i due protagonisti a metter da parte la loro rivalità per realizzare un capolavoro? Divertimento assicurato.


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