Sto scrivendo un libro

“Se volete diventare scrittori, dovete leggere e scrivere un sacco”
[Stephen King, “On writing: Autobiografia di un mestiere”.]

Vuoi scrivere? Leggi tanto e scrivi tanto!
Concetto espresso anche da Haruki Murakami nel suo libro “Il mestiere dello scrittore”.

Touché!

Con buona pace di tutti i corsi di scrittura creativa (e di “scrittura creativa” e suo anatema dedicato ho letto [o forse ascoltato] di recente da qualche parte e – tristemente – non ricordo più dove: un podcast? un libro?… non mi ricordo più… ed è stato solo 24 ore fa…).
Ma avevo già letto sul tema, nel lontano 2017, un articolo su Linkiesta che “non le mandava a dire” (come si suol dire).

Ma non sono qui a riflettere di scrittura creativa. E/o ad alimentare polemiche sul tema. No.

Sono qui a mettere per iscritto su questo blog, esponendomi e prendendo pubblicamente un impegno, che sto scrivendo un libro.

Ecco. L’ho dichiarato.
Lo vedo scritto nero su bianco.
E l’ansia ha fatto un altro (salutare) saltino in avanti.

Pensavo fosse facile!

“Ho tutto il materiale. Devo solo metterlo in ordine, stando attenta a non creare ridondanze e ripetizioni. Legandolo assieme.”, mi dicevo prima di iniziare.
Sì, più o meno…

Riprendere in mano del materiale scritto in tempi diversi, legato comunque da un filo rosso, e organizzarlo in modo che scorra e persegua un obiettivo ben preciso, è tutto un altro paio di maniche rispetto a quello che ti sei prefigurato nella testa.

Sicuramente il leggere tanti libri (soprattutto romanzi, anche di generi assai diversi tra loro, ma anche saggi) aiuta molto.
Ti permette di accedere a fonti, linguaggio e ricordi diversi tra loro, che vanno a comporre un mosaico.

Ma scrivere un libro è una sfida.
Anche se sei abituata a scrivere sui social media e se hai un blog (che aggiorno con scarsa frequenza).

Scrivendolo qui [Barbara ripeti con me: “Sto scrivendo un libro], mi do una sorta di pedata nel sedere da sola (visto che son settimane che cincischio, adducendo le scuse più strampalate e creative, disturbata dalla scimmia della procrastinazione).
E visto che ci sono mi do anche un tempo:

  • (massimo) metà ottobre per la chiusura
  • (massimo) metà novembre per la pubblicazione (tempo per raccogliere i contributi ospiti, che saranno tre).

Andando in autopubblicazione. Sì.
Per alcune ragioni.

Foto di James Tarbotton su Unsplash

La prima perché mi ha urtato profondamente sentire che per essere pubblicati devi pagare (avevo contattato una casa editrice per sondare la possibilità di pubblicazione di un “progetto di scrittura corale” a sfondo etico [momentaneamente fermo per problemi di altra natura], ma mi è stato fatto capire che un contributo alla stampa del libro era necessario; cosa che poi mi è stata confermata anche da un’altra persona).
Allora tanto vale che l’investimento di tempo e denaro, servano per l’autopubblicazione.

La seconda è perché essendo uno scritto un po’ particolare è bene che mi assuma in toto la responsabilità di questa operazione (niente di complottista, beninteso!).

La terza è indirettamente legata al fatto che l’intero ricavato delle vendite andrà a finanziare un progetto/ricerca. Devo ancora capire “chi” (anche se l’area è individuata), ma andrà in beneficenza per un motivo molto preciso che racconterò a pubblicazione avvenuta e in fase di presentazione del libro.

Ecco, è tutto qua.

Probabile che nei prossimi giorni (e nelle prossime settimane) venga colta da un desiderio di narrare questo progetto di scrittura e ciò che imparo strada facendo. Ma per ora mi fermo qui.

Vado a scrivere. Il libro.

[Headline di Pereanu Sebastian su Unsplash]

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