La Vita Bugiarda Degli Adulti – Miniserie


La Vita Bugiarda Degli Adulti - MiniserieIl 4 gennaio Netflix ha rilasciato La Vita Bugiarda degli Adulti, la miniserie tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante e diretta da Edoardo De Angelis (Indivisibili, Il vizio della speranza).

Il progetto, nato sulla scia dell’enorme successo internazionale della saga de L’amica geniale e della sua della trasposizione televisiva, vede direttamente coinvolta nel lavoro di sceneggiatura, insieme a Laura Paolucci, Francesco Piccolo e De Angelis, la stessa Ferrante, sulla carta una garanzia della buona riuscita di questo adattamento. Spiace dirlo, ma qualcosa sembra essere andato storto, dato che, come vedremo, il risultato lascia a dir poco a desiderare, soprattutto sotto il profilo della scrittura.

Ambientata nella Napoli degli anni Novanta, la serie si pone come un racconto di formazione che vede protagonista Giovanna e il suo rapporto conflittuale con i genitori e con la zia Vittoria, che entra a far parte della sua vita all’inizio della storia. Dopo un primo episodio abbastanza convincente, che sembrava far intendere che al centro del racconto avremmo trovato il complesso legame tra zia e nipote, interpretate rispettivamente da Valeria Golino e dall’esordiente Giordana Marengo, la serie purtroppo perde progressivamente il suo mordente, incartandosi tra storie di tradimenti coniugali e scontri di classe dipinti in maniera superficiale e stereotipata e una regia virtuosistica e a tratti invadente.

La Vita Bugiarda Degli Adulti - MiniserieL’impressione è che le tematiche presenti nel romanzo non riescano, nonostante il già citato ruolo di Ferrante, a prendere forma e consistenza nella trasposizione televisiva. Il paragone con l’ingombrante precedente de L’Amica geniale sorge di conseguenza spontaneo e impietoso: laddove nello show prodotto da Rai e HBO i dialoghi e la voce narrante sono passati dal medium cartaceo a quello audiovisivo in maniera fluida, riuscendo a restituire in maniera efficacissima l’atmosfera dei romanzi senza andare a intaccare la vividezza dell’affresco della Napoli del dopoguerra e dei suoi personaggi, qui invece finiscono col risultare poco spontanei e spesso stucchevoli, creando un effetto respingente nello spettatore. Ancora: uno dei più grandi punti di forza de L’Amica Geniale sta proprio nella capacità di trasporre l’intreccio fittissimo tra la storia di Lila e Lenù e la Storia del rione, di Napoli e dell’Italia; nello show di Netflix al contrario ci troviamo di fronte a un piatto scenario pigramente bipartito tra la ricchezza borghese del Vomero e di Posillipo e la miseria del Pianto, che non prende mai veramente vita di fronte ai nostri occhi, complice una serie di scelte – dalla fotografia ai costumi, passando per la regia – che puntano più alla restituzione di un’idea di coolness in linea con i prodotti del colosso di streaming che a ricreare con convinzione l’atmosfera della città partenopea.

Tornando ai personaggi, al centro dei romanzi di Ferrante troviamo quasi sempre il rapporto complesso e sfaccettato tra due o più figure femminili – pensiamo, oltre che a Lila e Lenù, a Leda e Nina (La figlia oscura) e a Delia e la madre Amalia (L’amore molesto). Sulla carta, La vita bugiarda degli adulti in questo senso non fa eccezione. Oltre all’incontro tra Giovanna e Vittoria, che funge da motore dell’intera vicenda, la serie punta infatti a mostrarci i legami che la ragazza intreccia con altre figure femminili che fanno parte della sua vita, dalla madre alle due amiche Ida e Angela. Se, come si diceva, il rapporto con la zia, nonostante non acquisisca mai davvero la centralità che avrebbe meritato, resta uno degli aspetti più riusciti della serie, le cose vanno peggio sugli altri fronti: le interazioni con Nella si risolvono presto in una stanca riproposizione di trite dinamiche tra madre e figlia adolescente, mentre quelle con le due sorelle, soprattutto con la minore, non ricevono il giusto spazio per svilupparsi, restando soffocate in mezzo alle meno interessanti vicende dei rispettivi genitori e alle infinite sequenze musicali che punteggiano lo show. I personaggi maschili non ne escono meglio, e di certo non per lo sguardo spietato con cui Ferrante, come sempre, li descrive: per fare due esempi, il padre di Giovanna (Alessandro Preziosi), salvo qualche guizzo nei primi episodi, finisce per cadere nello stereotipo del marito infedele e sofferente, mentre la misteriosa figura di Roberto si rivela, a conti fatti, una copia sbiadita di Sarratore, priva però della complessità che ha reso Nino uno dei personaggi più interessanti, oltre che odiati, della tetralogia.

La Vita Bugiarda Degli Adulti - MiniserieIl risultato è un finale a dir poco enigmatico, tanto quanto il percorso interiore di crescita della sua protagonista: la disillusione nei confronti degli adulti della sua vita e la scoperta della loro ipocrisia spiega infatti solo fino a un certo punto il perché delle sue scelte; e certamente non chiarisce la decisione di partire grazie alle parole e con un personaggio, quello di Ida, con cui la vediamo a malapena interagire nel corso delle puntate. L’impressione è quindi che molto sia andato perso nel passaggio dalla carta stampata alla serie tv, che ha finito così col restituirci solo lo scheletro dei rapporti e dello sviluppo dei personaggi, svuotandoli della sostanza che li animava.

In definitiva, La vita bugiarda degli adulti rappresenta purtroppo la prima delusione di questo nuovo anno seriale: nonostante i nomi di spicco presenti all’interno del team creativo e del cast, il risultato non è stato certo all’altezza delle aspettative, finendo col somigliare più a un prodotto mediocre come Baby che col replicare la qualità dell’Amica Geniale.

Voto: 5 ½

Condividi l'articolo
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.