L’ombra del Totem

La storia narra l’avversato sgombero di Valle della Luna, remoto avamposto della Sardegna settentrionale, e il cruento scontro tra la tribù dei Lunghi Capelli, custode dell’iconico totem, e l’inflessibile esercito della Contea di Santa Teresa, che quella tribù aveva per anni tollerato.

***

Contaminata da radicali pregiudizi ideologici, la popolazione locale, strutturandosi in caste, ha reagito alla rumorosa iniziativa reclamando ruoli e diritti violati:

  • Gli Hiroshimisti: inclini a liberare una bomba nucleare sulla valle, o cala, ripulendola da ogni iniziativa formalmente non autorizzata;
  • Totemisti: che in principio di ataviche pulsioni tribali , propugnano il diritto naturale di insediarsi nelle aree pubbliche, esercitando abusi edilizi e rivendicando la titolarità degli spazi occupati;
  • Toponimisti: che pur di salvaguardare il toponimo Cala Grande, da lisergiche visioni ribattezzato Valle della luna, imbraccerebbero le armi.

Separati dalla linea nemica, dove sontuosi graniti cingono la valle, i due eserciti si studiano con aria di sfida. Il presidio della frontiera dell’Ovest resiste fiero alle iniziative militari. Le tratteggiate linee dei parcheggi a pagamento impediscono la doppia circolazione delle vetture favorendo un più efficace controllo del territorio.

Il morale delle truppe è alto. Le fluorescenti pettorine delle forze dell’ordine si specchiano nei frantumi vitrei che solerti volontari segnalano all’autorità.

Dove troneggiava il totem, capo spirituale della valle, pietre annerite dai falò e acuminate schegge lignee documentano i consumati riti agro-pastorali.

Una notte di settembre, con il vento sulla pelle, Hiroshimisti e Toponimisti si incontrano in segreto e stringono un’inedita alleanza contro la tribù dei Lunghi Capelli. Suggellano il patto divorando il cuore pulsante di una giovenca appena sacrificata.

Mentre le fiamme si alzano verso il cielo e nuove ombre avvolgono la valle, la Sirenetta Ariel, attratta da nebulose elucubrazioni sulla complessità delle tribù dell’Amazzonia, emerge dalle acque e viene lei stessa immolata in violazione delle restrizioni imposte dall’Area Marina Protetta.


© Foto di copertina rimediata nel web. Se segnalato, sarà mia premura precisare l’autore o rimuoverla.


Classificazione: 4 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Papa Frocesco

COMUNICATO DELLA SANTA SEDE Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a froci, finocchi, buchi, gay, uranisti, busoni, checche, culattoni, ricchioni, femminelli, sodomiti, pederasti, lesbiche, tribadi che si siano sentiti offesi. Nella Chiesa c’è spazio per tutti.                …

Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia. Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune? Passaggio obbligatorio…

La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa. Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana. Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha…

Papa Frocesco


COMUNICATO DELLA SANTA SEDE

Il Papa non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a froci, finocchi, buchi, gay, uranisti, busoni, checche, culattoni, ricchioni, femminelli, sodomiti, pederasti, lesbiche, tribadi che si siano sentiti offesi.

Nella Chiesa c’è spazio per tutti.

                                                            

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  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica cittàAbitanti e comitati già se stanno a dissocia’C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non èÈ scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap Al Don, al Don non piace saiParlan di droghe di soldi e di guaiDi anfetamina, di orge e di gay, sei,…

Ti faccio nero

Sarò perentorio: secondo me Acerbi – che non è un razzista – quelle parole le ha dette, e anche se nessuna prova può documentarlo, ha commesso una stupidaggine. Una stupidaggine perché è anche a lui nota la sensibilità, solo cosmetica, con la quale l’opinione pubblica si pone rispetto al tema del razzismo e alle frequenti…

Cioccolato e Cremlino

E’ tempo di alzare bandiera bianca. Le ultime mosse da scacchista di Putin hanno improvvisamente rivelato le difficoltà dell’occidente e ridisegnato gli equilibri in seno all’Alleanza Atlantica. L’annunciata partenza di Pupo alla volta di Mosca, la scelta di andare in trincea, la promessa di un nuovo contributo al dialogo tra fratelli russi e fratelli ucraini,…

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Parola di un ipocrita

Indagando la composita sfera di parenti, amici, conoscenti, è raro scorgere persone che abbiano mai fatto ammissione della propria ipocrisia.

Il quesito sorge allora spontaneo: se l’ipocrisia è tanto diffusa e radicata, perché ostracizzarla? Perché non annoverarla tra le sane manifestazioni dell’animo umano? Ha davvero senso indignarsi, dissimulare, se nessuno può dirsi immune?

Passaggio obbligatorio per accreditarsi in società, negli ambienti ludici e professionali, ogni occasione è legittima per stigmatizzarla.

I tratti distintivi sono ben definiti: si ripete nel tempo e riguarda sempre gli altri, mai l’interlocutore. Nel paradigma consolidato, all’ipocrita sovente si accompagna chi, con solenne franchezza, ostenta la sua attitudine a dire le cose in faccia.

Se non conoscete nessuno che presenti queste caratteristiche, probabilmente quella persona siete voi.

A parte le deleterie ripercussioni che la vita paesana subirebbe dalla sterilizzazione dell’ipocrisia, con il suo lascito di chiacchiere e pettegolezzi, mi chiedo se non sarebbe più onesto normalizzarla, diluirla nei rapporti sociali, stabilendo una misura oltre la quale censurarla.

Una sorta di principio omeopatico applicato.

Se ammettessimo a noi stessi di essere ipocriti, verrebbe probabilmente meno la connotazione negativa che per abitudine o stanca rassegnazione attribuiamo al fenomeno.

Parola di un ipocrita.


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Befañez

I dettagli sono ancora in via di definizione, ma è una questione di ore: quest’anno Babbo Natale dismetterà il tradizionale abito rosso e i rubicondi tratti iconografici per esibire una più sobria casacca di colore grigio: un pregiato capo del brand Laneus, che ridefinisce nello stile e nei colori l’imminente atmosfera natalizia. Una linea più…

L’arte della difesa

E’ davvero istrionica e mai banale la scelta comunicativa di Massimiliano Allegri, l’allenatore più pagato della serie A, con il monte ingaggi più costoso della serie A, artefice di vittorie eclatanti e cadute rovinose. Un impegno logorante, il suo, che assistendo all’indebolimento di consolidati meccanismi feudali, scaltro sposta sugli antagonisti la paura e l’onta del…

La medicina totale

Un giorno, la signora che fa le pulizie al poliambulatorio, presidio sanitario del paese, costruito da uno degli architetti più importanti dell’architettura totale gallurese dell’epoca, scrive una lettera e la indirizza all’Assessore Regionale e al Direttore Generale della ASL della Gallura. Tra le pagine della lettera inserisce una foto. Signori, lo vedete questo ragazzo che…

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La Putin Doll

La Putin Doll è una linea di bambole tutte simili, interscambiabili negli abiti e nei ruoli, commercializzata da Mattel Corporation  e ideata sul modello di una partigiana filorussa.

Con accessori vendibili separatamente, è – secondo le contingenze – interscambiale con tratti identitari della politica filopalestinese, filoiraniana, filosiriana.

Per venire incontro alla clientela più esigente, non ha deluso le aspettative la Putin Doll Anti-NATO. In programmato contrasto con l’Occidente, la Putin Doll Anti-NATO, legge Marx, ama immergersi in appassionati dibattiti sociali e si accompagna a un cane dai vicini accusato di abbaiare ai limiti del loro confine.

Sebbene l’intrattenimento digitale abbia significativamente aggredito la sfera dei giochi tradizionali, la Putin Doll occupa un capitolo prevalente nei bilanci dell’azienda produttrice.

Dopo il lancio dell’Ukrainian Putin Doll, distintasi per l’innovativa politica di diffusione – un’autentica invasione di mercato secondo gli esperti -, ultima arrivata di casa Mattel è la Io sono Georgia Putin Doll.

Ispirata alle proteste e agli scontri che da settimane imperversano fuori dalla sede del Parlamento di Tbilisi, la bambola si caratterizza per un originale outfit antisommossa, anfibi e bandiera dell’Europa.

Vendibile in abbinamento a Ken Caracciolo, è strutturalmente realizzata per reggersi in piedi da sola, è idrorepellente e respinge le Mosche.


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  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

L’ombra del Totem

La storia narra l’avversato sgombero di Valle della Luna, remoto avamposto della Sardegna settentrionale, e il cruento scontro tra la tribù dei Lunghi Capelli, custode dell’iconico totem, e l’inflessibile esercito della Contea di Santa Teresa, che quella tribù aveva per anni tollerato. *** Contaminata da radicali pregiudizi ideologici, la popolazione locale, strutturandosi in caste, ha…

Uno straordinario Pierfrancesco Favino

In una straordinaria interpretazione di Pierfrancesco Favino, l’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, stimolato da un crescente bisogno di verità, ha accusato la Francia di aver abbattuto il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia, esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980. Nella versione accreditata da Giuliano Amato, l’aereo fu abbattuto nell’ambito di…

Toto Cutugno

Dio! Non chiedermi di elencare le mie meraviglie.Le riconosci tra le stelle e i solitra i vecchi artisti e i camerieri.Con la chitarra in mano, da italiano fiero,una spinta ho dato alla malinconia.Ho cantato il presidente partigiano,e mamme invecchiate,e schedine tra le dita.Ho raccontato di donne sempre meno suore,con la voce che mi desti, milioni…

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Rutti

Abituati come siamo a esaltare l’autoreferenza di frettolosi interpreti digitali, abbiamo a tal punto smarrito la misura dell’arte da licenziare come stolto egocentrico uno dei più abili e corrosivi autori presenti sulla scena italiana.

Autore di composizioni sopraffine e di scazzi memorabili, ha da solo nobilitato l’ultimo concerto del Primo maggio lanciando strali contro la dittatura della classifica e le emergenti tendenze musicali.

Si chiama Arte, parola stanca, detta da tutti ma che a tutti manca, si chiama Musica, cosa magnifica, che qui confondono con la classifica.

Un’istantanea della mediocrità oggi elevata a paradigma, contro la quale Morgan si schianta, con suicida consapevolezza, a rischio di vilipendere un’istituzione come “Il cielo in una stanza”.

Se penso all’ Arte ne ho abbastanza, Mi ha rotto il cazzo pure “il cielo in una stanza”, Se questa musica per voi è magnifica, Per me è migliore se va in classifica.

Un’ironia tagliente, ruvida, che solo i più tenaci oltranzisti respingono, storditi dalle putrescenti esalazioni del mercato. Tanto qui chi volete che se ne accorga se lui è Mozart oppure Morgan? Che senso ha andare contro tutte e tutti, confondere questa roba col gergo canto di nobili costrutti?

E allora, signore e signori, prendiamoci i suoi rutti.

Si chiama merito, parola ipocrita, se a prevalere qui è la mediocrità, Fanno cultura solo per mettersi in posa, ma quella vera poi è pericolosa.


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Elogio degli stronzi

È nella natura delle cose, dell’animo umano. Il rispetto dell’avversario, il mutuo conforto, sono sentimenti umanamente nobili, ma sembrano albergare più nella letteratura che nello stanco incedere dell’esistenza. Pochi rudimenti di civiltà calcistica, di appassionata aderenza a una fede, spiegano la profonda distanza che separa il tifo e la sportività. Un allineamento che si realizza,…

Hay coincidencias!

Nel 2023 il percorso europeo dell’Inter è stato di 7 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte. Come nel 2010. Quest’anno l’Everton si è salvato per la terza volta nella sua storia. Nelle precedenti due occasioni, il 1994 e il 1998, sapete chi vinse la Coppa Uefa? Nel 2023 l’Inter ha perso 3-1 con una squadra del…

Red Malpelo

Se in questo bizzarro paese – che accantona santi poeti e navigatori a favore di complottisti e perditempo d’ogni forgia – gravita nei deliri che quotidianamente indaghiamo, un indiscusso merito è di Red Ronnie, indefesso tessitore di oscure trame. Già interprete di audaci elucubrazioni sui vaccini e sulla guerra in Ucraina – i cui cieli…

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Sabato antifascista

All’apparenza sembrava un sabato qualunque, di quelli che già profumano di domenica, di sveglie ritardate, di pigrizia pomeridiana. Ma non per tutti.

Per Benito era il primo sabato antifascista.

Così, dopo essersi lui medesimo dichiarato antifascista, Benito, alleggerito dalle funzioni corporali, si recò in cucina, accese i fornelli e avviò la preparazione del caffè dosato la sera prima.

A essere onesti, Benito, che aveva dimenticato di comprarlo, si fece prestare una confezione di caffè dalla vicina di casa. Lei sì fascista dichiarata. Ma si sa, il fascismo ha fatto anche cose buone.

La settimana precedente gli aveva prestato anche l’olio.

Dopo una rapida doccia antifascista, eseguita utilizzando selezionati prodotti antifascisti, non neutri, Benito uscì di casa alle dieci e si recò alla stazione del comune limitrofo.

Essendo il primo sabato antifascista, naturalmente, il treno non arrivò in orario. Doveva recarsi al vicino canile dove da qualche ora la sua lupa aveva dato alla luce tre cuccioli.

Il programma pomeridiano, dimentico dei rigidi protocolli del regime, abiurava ordine e disciplina. Fanculo le lezioni di dottrina fascista, gli esercizi ginnici, le esercitazioni militari e paramilitari. Nuove pulsioni aggredivano il suo essere: la casa, il letto, il divano.

Ora e sempre, residenza.




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Andate a fare incluso

Non si placano le polemiche per la correzione postuma decisa dalla casa editrice Puffin, in accordo con gli eredi dello scrittore Roald Dahl, di espungere dai suoi testi ogni contenuto offensivo riferito al genere, alla razza, al peso. Parole come piccolo, nano, grasso, giudicate lesive dei moderni canoni morali, saranno quindi bandite dai testi, brutalizzando…

Avevano tutti torto

Avevano torto i Maya, ché avevano profetizzato il tramonto della nostra civiltà. Aveva torto il portavoce della casa discografica ché nel 1962, un anno prima del successo, disse dei Beatles: “La loro musica non funziona e le band che usano chitarre sono fuori moda”. Aveva torto Darryl Zanuck, presidente della 20th Century Fox, a detta del…

Medicina 33: I sanremesi

Buongiorno e benvenuti a Medicina 33. Parliamo oggi di una singolare categoria di persone che al principio del mese di febbraio è improvvisamente colta dall’impulso di palesare all’universo la propria indifferenza al Festival di Sanremo. Un disturbo non solo per la convivenza ma anche di salute. Quando non bastano più gli accorgimenti fai da te…

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Il demone

La beffa più grande che Simone Inzaghi abbia allestito dal suo approdo alla guida dell’Inter, parafrasando Keyser Söze ne I soliti sospetti, è stato convincere il mondo che lui non esistesse.

Non esisteva quando, immersa nell’amnio del recente passato, la Juventus richiamava al capezzale Massimiliano Allegri.

Non esisteva quando, per allineare i bilanci a più sostenibili parametri, la società lo esponeneva a dolorose cessioni: Lukaku, Brozovic, Skriniar, Perisic, Dzeko.

Non esisteva quando a ogni ridimensionamento corrispondeva, in misura inversamente proporzionale, il miglior rendimento della squadra e di giocatori fino a quel momento giudicati marginali, se non derisi.

Non esisteva quando il dibattito sportivo degenerava in livorose analisi sulle stabililità economica e manageriale dell’Inter; che in base alle accreditate valutazioni di sedicenti esperti di finanza, da almeno quattro anni, avrebbe dovuto portare i libri contabili in tribunale.

Un torrente di considerazioni che, ribaltate dalle recenti cronache, asseverano quanto la materia contabile non sia alla portata di tutta la comunità.

Da essa l’incauta ironia di chi farneticava che l’Inter non avrebbe dovuto essere iscritta al campionato per violazione delle norme FIGC e UEFA; salvo poi rilevare, con una pronuncia del Tribunale, che la squadra che concordava la falsa rinuncia agli stipendi per sistemare le sofferenze era un’altra.

Per completezza d’informazione, in quella fase storica, l’Inter onorò tutti gli stipendi, senza decurtazioni. Concordò uno slittamento di due mesi per far fronte ai mancati introiti generati dalla chiusura degli stadi.

Mentre il tumulto si consumava, serafico, il Demone assisteva al corso degli eventi; come il Prodi guzzantiano stazionava davanti al semaforo, fermo, immobile.

Nessuna voce lo turbava. Non le polemiche contingenti, non l’avanzata età del suo esercito, non la turibolazione pioliana, non le danzanti puttane televisive, non le guardie e i ladri, non i cavalli.

Fermo, paziente, sotto la l’aura mistica della seconda stella.

«Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo.»


copertina: Alberto Mariani – Creative Designer



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Governomeloning

In quei giorni, la piazza di Montecitorio era turbata per le agitazioni promosse da giovani aggregazioni più o meno spontanee provenienti dai più remoti angoli del paese. – Devono piantarla!- sbottò Giorgia Meloni abbozzando il primo provvedimento del suo Governo. – Sì, devono proprio piantarla! Adesso basta! Un imperativo che tuonò nelle stanze del Palazzo, tanto da…

Pour parler!

Siamo al centouno di agosto, mentre tutti ringraziano tutti per aver dedicato un minuto del loro tempo a formulare sinceri auguri di compleanno; mentre si sprecano partecipate felicitazioni per la cresima del cresimando, il battesimo del battesimando, il diploma del diplomando, l’ambizioso traguardo raggiunto dal figlio a cui è bastata una notte per andare a…

Il caso PD

Vent’anni anni fa, era il  4 novembre 2002, andava in onda in seconda serata su Rai3 la prima puntata de ‘Il caso Scafroglia’, riuscita parodia guzzantiana di ‘Chi l’ha visto?’. Una sparizione, quella di Mario Scafroglia, che i commentatori più sagaci hanno fin da principio identificato nella complessa e luttuosa elaborazione elettorale del Partito Democratico. E’…

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La ruota

****

C’era una ruota molto carina
Scendendo al porto, giù alla marina
Non si poteva salirci dentro
Quando ostinato soffiava il vento

Non si poteva vedere niente
In quella zona non c’era gente
Non si poteva fare pipì
Il depuratore era già lì

Ma era bella, bella davvero
Meglio di quelle di Olbia e di Alghero
Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.

C’era una ruota molto carina
Scendendo al porto, giù alla marina
Posizionata in fondo al parcheggio
Accompagnava azioni di ormeggio

Non si vedeva neanche il traghetto
In quel parcheggio c’era un muretto
E manovrando un fiero gruista
Ci levò pur la Francia di vista.

Ma era bella, bella davvero
Meglio di quelle di Olbia e di Alghero
Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.

Ma era bella, bella davvero
E si vedeva dal cimitero.



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Medicina 33: I peli nelle orecchie

Buongiorno e benvenuti a Medicina 33 Parliamo oggi dei peli nelle orecchie degli uomini, un problema non soltanto estetico ma anche di salute. Quando non bastano più gli accorgimenti fai da te e invece è necessaria la chirurgia? Dopo un rapporto ogni giorno più difficile con l’udito, Mario (nome di fantasia) ha deciso di sottoporsi…

Livello successivo

Durante la pandemia, reclusi tra le domestiche mura, alle prese con formule e alambicchi, abbiamo dato testimonianza di inusitate competenze scientifiche. Noi cresciuti con le procaci infermiere di Alvaro Vitali, a malapena in grado di scartare un cerotto. Con l’invasione russa, in equilibrio tra ricorsi storici e geopolitica, abbiamo argomentato la complessità della questione Ucraina.…

Il dittatore

Un punto piccoletto, superbioso e iracondo,“Dopo di me” – gridava – “verrà la fine del mondo!”Le parole protestarono:“Ma che grilli ha per il capo?Si crede un Punto-e basta,e non è che un Punto-e-a-capo”.Tutto solo a mezza paginalo piantarono in asso,e il mondo continuòuna riga più in basso. Ma continuò troppo in basso. E allora il…

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EST

Compulsando i diari dei viaggiatori, nella programmazione della nuova meta, mi è rimasto impresso il commento di una ragazza che, in termini esperienziali, affermava che la Romania non le aveva lasciato nulla. Un commento netto, algido, prossimo all’indifferenza.

Sarà la mia passione per i paesi dell’est Europa, la ferita portata a quelle terre dalla spietatezza delle dittature, l’idea di povertà che gli italiani ancora associano alla Romania; fatto sta che quel commento ha stimolato la mia già naturale disposizione a indagare Bucarest.

Se in certe rappresentazioni Bucarest è ancora idealizzata come un luogo tetro, malfamato, mortificato dal regime, sarà colto da stupore impattando una città caotica, dinamica, giovane. Un’evoluzione che trova testimonianza anche nell’arrestata diaspora dei rumeni verso l’Italia.

Sebbene sarebbero da approfondire le condizioni di vita nelle aree rurali, non è blasfemo constatare la crescita e la modernizzazione che Bucarest affronta al pari delle più importanti capitali europee.

Parimenti si dica delle città strette nella cintura dei Carpazi, della regione Transilvana e della calcolata economia attorno a Castelli e leggende che, ben confezionati nell’involucro turistico, rappresentano una proficua risorsa.

E’ in questo quadro irrinunciabile la tappa ai castelli di Peleș e Bran: Peleș è un castello moderno, neorinascimentale, espressione dello sfarzo delle dinastie europee; Bran, celebre per la leggenda del Conte Dracula, è una struttura antica, inerpicata su una rupe e dalle chiare funzioni difensive.

Funzioni difensive che, facendo rientro a Bucarest, ha forse trascurato – nell’ultimo periodo del regime – il suo cittadino più illustre, Nicolae Ceaușescu, ultimo Presidente della Repubblica Socialista di Romania, condannato e fucilato con la moglie Elena a conclusione della rivoluzione rumena del 1989.

Se da un lato Ceaușescu contribuì alla modernizzazione urbanistica e industriale della Romania, attuando un estremo programma di trasferimento dei contadini dalla campagna alla città e demolendo interi quartieri storici; dall’altro non è marginale che ridusse alla fame il suo paese.

La Casa Poporului, attuale sede del Parlamento, è la più fedele testimonianza delle contraddizioni che hanno attraversato Bucarest e la Romania comunista. Una struttura mastodontica, pesante, che ogni anno sprofonda di 6 millimetri, nella quale si sedimenta il megalomane culto del governante.

Una casa in tutti i sensi del popolo, ci spiega la guida, essendo stata realizzata – per bilanciare il costo dei pregiati materiali impiegati – senza mai retribuire le maestranze.

Mentre la vita dei cittadini romeni si trasformava in una quotidiana lotta per la sopravvivenza, gli agi presidenziali trovavano rinnovato conforto nel Palazzo Primaverii, la residenza dei Ceausescu, compendio dell’esuberanza e della confusione stilistica del dittatore.

Solennità nostalgicamente evocate dal nostro tassista e fiorite nell’insana identificazione della nazione con l’uomo forte.

Un uomo che non scrive per tutto il suo popolo non è un poeta.
Nicolae Ceaușescu


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Sparata militare

Tradendo le aspettative dell’orgiastica tribuna italica, sembra essersi sgonfiata la carica devastatrice di Vladimir Putin. Il suo discorso, accompagnato dal sussurro di un’imminente catastrofe nucleare, è sembrato sbiadirsi alla luce del più consumato luogocomunismo da osteria. Non avendo potuto annunciare la vittoria in Ucraina, implicita ammissione del fallimento militare, l’autocrate russo è sembrato ritirarsi su…

Ealloraismo

L’Ealloraismo è un movimento politico e culturale sviluppatosi in Italia tra il XX e il XXI secolo. Nato in risposta al dibattito sull’eccidio delle Foibe, si afferma in India con il caso dell’Enrica Lexie, la controversia internazionale sorta dopo l’arresto di due fucilieri di marina italiani accusati dell’omicidio di due pescatori indiani. L’Ealloraismo ha da quel momento rappresentato qualsiasi forma di pensiero…

Palermo

Come per convenzione accade in Italia, la prima guida turistica è il tassista. E’ lui che introduce i luoghi che alla cronaca, alla storia, al cinema devono onori e notorietà. Nel taxi trovano forma manifestazioni espressive, stati d’animo, contraddizioni. Emozioni che – per noi – si palesano nei pressi dello svincolo per Capaci, dove rompe…

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Fronte del talco

Sulla cima della torre c’è una magica città
Abitanti e comitati già se stanno a dissocia’
C’è una lieve fuoriuscita che ancora Ernia non è
È scurrile e un po’ malsana e si cura con il rap

Al Don, al Don non piace sai
Parlan di droghe di soldi e di guai
Di anfetamina, di orge e di gay, sei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Sulla tua radio intervistare potrai
Ogni abitante di questa città (città)

C’è un amico molto attivo e sa sempre tutto lui
E’ parente anche dei Maya e conosce i fatti altrui
Poi c’è Dario in Parlamento che saluta tutti noi
Un saluto anche a Gigino chef di rango degli eroi

Longon, Longon combina guai
Sulla stagione programmi non fai
Neanche un parcheggio lasciare farai, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combinaguai
Rena Bianca interdire farai
Anche ai paesani di questa città (città)

Gli operai a Capo Testa impegnati a martellar
Marciapiedi rompicollo e su via a transennar
Neanche un’anima in paese e ancor meno per mangiar
In attesa dell’atleta che non vuol proprio sbarcar

Longon, Longon combina guai
Dietro la torre ridente ti attrae
La scultura dei clitoridei, sei tu uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città)

Se del vivere a Lungoni or ti vuoi lamentar
C’è un profilo molto in voga per chi vuol battibeccar
Di lavoro offerte in coro e di case l’Eldorado
Ma se vuoi una lavatrice puoi rivolgerti a Corrado

Longon, Longon combina guai
Pettegolezzi felice tu fai
Sulle stranezze dei paesani tuoi, oi oi uoh-oh-oh
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu sai
Degli abitanti di questa città (città).

Longon, Longon combina guai
Centosessanta pasquette farai
Come gli euro che seppellirai, ai tu uoh-oh-oh 
Longon, Longon combina guai
Su dai racconta quello che tu fai
Per gli abitanti di questa città.


Ogni riferimento a persone, cose o fatti è puramente casuale. Forse.


Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

La comicità

Partiamo da una premessa: far ridere è difficile. Non solo perché la comicità è connotata da una forte componente soggettiva – quello che è divertente per me potrebbe essere deprimente per altri e viceversa -, quanto per la difficoltà tecnica dell’arte comica. Certo, proporre qualcosa di vagamente ironico dopo le manovre per l’elezione del Capo…

Solinas Presidente

A suggello di una sofferta convergenza parlamentare, fulgido paradigma del disordine nostrano, Christian Solinas – senatore di Capoterra – supera il quorum e diventa il tredicesimo presidente della Repubblica italiana. Il più giovane della storia repubblicana. Presidente della Regione Sardegna dal 20 marzo 2019, segretario del Partito Sardo d’Azione, senatore della Repubblica, il nome di…

L’alieno

Padre, è il 21 gennaio dell’anno cosmico 2022, mi trovo in una spoglia terra di confine, a settentrione di un’isola che gli umani chiamano Sardegna. L’esistenza scorre lenta, gli abitanti sono terrorizzati da un fenomeno pandemico che non sembra intaccare altre forme di vita. La mobilità umana, in questa porzione di materia, è regolata attraverso…

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Ti faccio nero

Sarò perentorio: secondo me Acerbi – che non è un razzista – quelle parole le ha dette, e anche se nessuna prova può documentarlo, ha commesso una stupidaggine.

Una stupidaggine perché è anche a lui nota la sensibilità, solo cosmetica, con la quale l’opinione pubblica si pone rispetto al tema del razzismo e alle frequenti campagne di sensibilizzazione.

Bene avrebbe fatto allora il difensore interista, caduto nel peccato nel momento più prestigioso della sua carriera, a fare pubblica penitenza, avvicinarsi alla salvezza attraverso il ministero celeste e attendere – con le conseguenze del caso – l’assoluzione divina.

Nella vicenda va tuttavia isolata la posizione dell’avversario. Difatti Juan Jesus, dopo la naturale reazione, ha dapprima dichiarato che la questione si era chiusa in campo con l’accettazione delle scuse di Acerbi, poi aggravato l’accusa esplicitando offese delle quali egli, tuttavia, è il solo testimone.

Questo ridimensiona la gravità del presunto insulto? No. E’ tuttavia utile a rimarcare che lui è l’unico testimone e che, da un punto di vista strettamente tecnico, è la sua parola contro quella di Acerbi.

I più attenti obietteranno che tra l’accettazione delle scuse e la replica di Juan Jesus, o meglio del suo avvocato, qualcosa sia accaduto. E’ difatti accaduto che Acerbi, respingendo ogni addebito, ha negato di aver proferito l’insulto razzista.

Una scelta quasi obbligata per chi, invocato con ambigue formule retoriche nelle interviste del dopogara, è stato sommariamente giudicato.

E allora delle due l’una: o la questione muore in campo, senza ambiguità, o si denuncia pubblicamente il fatto chiedendo l’adozione di un provvedimento. Una terza via non è contemplata.

Ma questa è solo una parte del problema, perché nel momento in cui Acerbi nega l’insulto, e giustifica il senso – più o meno credibile – delle sue scuse, il dibattito si sposta su un altro segmento.

Difatti, se Acerbi dovesse essere squalificato seguendo l’indignazione popolare, in assenza di elementi oggettivi, si esporrebbe il già decadente sistema disciplinare alle ambiguità del precedente creato.

In assenza di elementi, con quale metro si potrà in futuro indagare l’affidabilità di un calciatore che, con lo stesso espediente,  voglia danneggiare l’avversario o una squadra?

Il solito caso italiano. Un giallo.


Paul: Potremmo vincere il campionato quest’anno. Siamo primi a metà stagione, stiamo giocando alla grande, magari prenderemo una batosta o due, sì, lo so, però… Non te ne frega niente, eh?
Sarah: No no, tutt’altro: m’importa, spero che vinca il campionato, lo spero davvero! È solo che… perché mi hai mentito?
Paul: Per variare un po’: mica posso parlare dell’Arsenal ogni momento.

[Febbre a ’90, Nick Hornby]

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Classificazione: 1 su 5.
  1. Mia nonna diceva: perché bisticciare per un pallone, non possono dargliene uno a ciuscuno?

  2. Ogni volta che mi sento. In colpa per.unz menzogna.

  3. Un partigiano come Presidente, forse il popolo non se l’è meritato…ma nemmeno Toto Cuttugno.

Maledetto Benigni!

Io me la immagino la signora Giuseppina, pasionaria della manifestazione contro il Green Pass. La immagino – come tutte le  mattine – che entra in cucina, scarta le fette biscottate, spalma la confettura d’albicocche e attende gli sbuffi della caffettiera. La immagino che assorta picchia il cucchiaino sul tavolo osservando la dirimpettaia che stende il…

Vita da strega

Alessandra Mura, teresina, classe 1976, figlia di Lina e Andrea, sorella di Gianbattista, amica inseparabile di Margherita. Cresce come una delle tante ragazze galluresi, rincorsa dai maiali nelle campagne di San Pasquale. Di buona famiglia e dalle straordinarie frequentazioni, Alessandra è indulgente ma anche assertiva e tenace. Vacilla all’ultimo anno di materna, quando un’epidemia di…

Sulla strada esco solo

Sulla strada esco solo.Nella nebbia è chiaro il cammino sassoso.Calma è la notte.Il deserto volge l’orecchio a DioE le stelle parlano tra loro.Meraviglioso e solenne il cielo!Dorme la terra in un azzurro nembo.Cosa dunque mi turba e mi fa male?Che cosa aspetto, che cosa rimpiango?Nulla più aspetto dalla vitaE nulla rimpiango del passato,cerco solo libertà…

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