Sospetta non è la descrizione della realtà come inferno, ma l’esortazione standardizzata a uscirne.»
Quando lunghi secoli di accumulazione hanno reso molta umanità obesa di Capitale, anche quella che non ne ha, può succedere che si interpreti il denaro in quanto denaro come pietra angolare di tutta la baracca. “All’ inizio era la moneta” sembra dirci Zanini, non applicando la dialettica del presupposto-posto che poi applica giustamente alla porosità tra sussunzioni formale e reale, pensate come compresenti, in quanto ” la tendenza del capitale è, naturalmente, di collegare il plusvalore assoluto con quello relativo “. Certo che l’oro delle Americhe è stata una bella iniezione di liquidità ma è -come cita l’ autore- “una forza lavoro sempre più socialmente combinata“- che trasforma la moneta in Capitale con il potere magico di crescere e concentrarsi invece che disperdersi nello spazio- tempo feudale.
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UNA NOTA SULL’ ACCUMULAZIONE ORIGINARIA, SUSSUNZIONE FORMALE E REALE.
1.Quando si ragioni sui problemi connessi alla finanziarizzazione dei modelli sociali, in termini storici, il pensiero corre immediatamente all’interpretazione datane da Rudolf Hilferding, il quale sosteneva che nel capitale finanziario si risolveva e si superava la distinzione tra capitale bancario e capitale produttivo, in modo tale che la forma più universale e assurda (begriffloseste) – così egli si esprimeva – del capitale, ossia il capitale monetario (D-D’), veniva ad assumere il suo senso più specifico.1
E tuttavia, nella storia del pensiero economico, possiamo trovare strumenti interpretativi non meno interessanti già in Marx (in cui è presente appunto la definizione di capitale monetario a cui Hilferding si riferiva) e, soprattutto, in Schumpeter e Keynes (trascurando, un po’ colpevolmente, altri autori meno celebri ma non meno significativi, quali Knut Wicksell, Gunnar Myrdall, Frank Hahn). Strumenti che non sono necessariamente “segnati”, per così dire, dal dibattito epocale sull’Imperialismus (e sulle forme ad esso connesse: trust, cartelli, etc.) e sono perciò tali da poter essere richiamati senza soverchie preoccupazioni storiografiche.
Ad esempio, la centralità del mercato monetario in Schumpeter, sostenuta dalla funzione di liquidità creata ex novo, a prescindere dal risparmio, spiega non solo come sia possibile il concretizzarsi dei processi innovativi, ma anche perché in una particolare fase del ciclo economico si assista di norma alla cosiddetta “liquidazione abnorme”, che fa seguito alla creazione di liquidità in eccesso sotto forma di moneta creditizia e quindi indirizzata anche a fini speculativi. Quanto a Keynes, non è solo o tanto l’invocata e celeberrima eutanasia del rentier a stigmatizzare il ruolo del settore finanziario, quanto piuttosto l’impatto delle aspettative – e dell’incertezza conseguente – sulla dinamica del ciclo del credito. Si ricordi il cosiddetto paradosso benthamita indicato dall’economista inglese: ovvero il fatto che proprio gli operatori professionali sul mercato finanziario fossero i primi e maggiori artefici delle crisi speculative, dato il loro muoversi nel breve periodo al fine di anticipare il mutamento nello stato della fiducia. Read more…
“…siamo in grado di produrre più di quanto siamo in grado di immaginare”
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Claude Eatherly fece parte come ricognitore dell’equipaggio che gestì lo sganciamento della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Questa partecipazione gli provocò rimorsi e problemi psicologici. Gunther Anders gli scrisse, ci fu uno scambio epistolaree e definì Eatherly un precursore del tipo d’uomo – “incolpevole colpevole” – che tutti saremmo diventati.
L’intero carteggio tra Gunther Anders e Claude Eatherly e contenuto in Burning Conscience. The Case of the Hiroshima Pilot
Cfr. anche Gunther Anders, Il codice morale dell’era atomica
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Lettera 1
Signore dell’Enfasi, noi ti preghiamo: suggerisci la giusta iperbole e sostieni il nostro sforzo creativo, rendendolo enfantastico, sarcastico, bombastico.
Sorreggi la nostra arte, partorita nella grande immaginazione ed arricchisci i nostri sogni, esaudendo bisogni e indispensabili Utopie.
Estendi a noi tutti la tua stimolante e salvifica protezione.
Degnati di sorreggere l’Avanguardia e ponila al riparo delle insidie del Mercato che degrada progetti, idee e novità, lusingando l’inventiva, irretendola nella subdola retorica dell’iperprofitto!
Oh Signore dell’Enfasi, dispensatore di geniali intuizioni, noi ti preghiamo di trasmetterci il senso della giusta distanza dal Buon Senso Comune e da ogni forma di retorica: passata presente e futura!
Conservaci eternamente permeabili al dubbio e all’autocritica ed accetta la nostra umile devozione per Te, creatore dell’Enfarte, il pianeta dell’Enfasi che si fa arte.
Di Valter Binaghi, a Valter Binaghi
[…] Maria si prepara al parto non ascoltando voci d’Altrove ma osservando con soave curiosità una capra sgravarsi nella stalla. La scena, ripresa in tutta la sua cruda verità, acquista col controcampo sul viso assorto di Maria un carattere sublime, ed è per me l’autentico centro simbolico dell’opera. Mentre vedevo con lei il film mi sono voltato verso mia moglie, che ho visto partorire con dolore (schiaffeggiando un paio di volte me e insultando il ginecologo). Il primo pensiero è stato: dev’essere ripugnante oltre che doloroso, per una donna dall’educazione raffinata, trovarsi a soffrire come un animale, senza difese e senza dignità tranne quella dell’urlo straziante. E poi, improvvisamente, una luce. La capretta esce finalmente dalla vagina dilatata, la madre lecca la sua creatura, Maria sorride, come il Cielo sorride alla Terra. Io, più che capire, vedo. L’animale non è la negazione dello spirito, e nemmeno la sua preistoria, solo la sua crisalide. Tutto questo, senza alcuna mediazione di concetti teologici, ma per la pura potenza delle immagini. Naturalismo? Verismo addirittura? Che sciocchezze. Nella frattura di quel controcampo è l’irrappresentabile, l’assolutamente Altro che l’animale uomo nasconde in sè: irrappresentabile perchè, come diceva Saint Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Così, niente angeli visibili e nemmeno una piuma svolazzante sul tetto che protegge il parto di Maria: profanazione o pudore? I cieli dorati della pittura medioevale, gli angeli del convento di San Marco, fanno parte di un’epoca dell’arte cristiana che va assolutamente canonizzata o sono gli ultimi residui di un linguaggio mitologico, che proprio Cristo ha consegnato alla caducità profetizzando un’ adorazione “in spirito e verità”? […]
Cercando di seguire la guerra valutaria, Zeroconsensus ci anticipa QUESTO