Una settimana
Facciamo così: per una settimana non scrivete. Lasciate cadere la penna o permettete alla polvere di accumularsi sulla tastiera. Per una settimana fate altro, tutti voi, italiani e stranieri, autori “già editi” o “emergenti”. Perché così proprio non va. Diciamo che sono gli effetti della crisi (tanto questa frase ormai va bene per qualsiasi cosa, compresa la subitanea comparsa di una verruca). Diciamo che, a causa della suddetta crisi, forse rimanete in casa la sera e non sapete cosa fare e vi mettete a scrivere. Ma, anche se non fosse colpa della crisi, è un fatto che ultimamente il livello delle proposte – di tutte le proposte – è peggiorato. Di brutto. Gli stranieri non fanno che rimasticare generi e argomenti, fingendo di non accorgersi che stanno rimasticando strisce di cuoio. Gli italiani sono sempre più aggrappati a un albero (stento) in bilico su un precipizio (nero inchiostro) a strapiombo sul mare (del plagio). E le CE saranno pure fameliche – “C’è la crisi! Bisogna trovare il megabestseller! Pagandolo pochissimo!” -, ma non al punto di ingurgitare qualsiasi schifezza (piuttosto ruminano l’erba che hanno accumulato).
Farebbe bene a tutti, credetemi.
Senza contare che io avrei finalmente tempo di girare per saldi… scrivere qualche bella lettera ponderata. Di rifiuto, ovvio.
giusto io mi fermerò tra poco
Rimasticare strisce di cuoio fa tanto Verne
Eh, non è un buon momento creativo, lo penso anch’io.