Enel, la vittoria del monopolio

febbraio 17, 1999


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Enel, la vittoria del monopolio

Entro il 19 febbraio il governo avrà dovuto recepire la direttiva comunitaria sulla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica: per quella data dovrà fissare i principali paletti di un processo iniziato da quando sette anni fa, precisamente nel febbraio 1992, la commissione europea avanzò la prima proposta. A quanto riferiscono i giornali, queste dovrebbero essere le decisioni sui tre punti chiave.

Produzione: l’Europa chiede che il monopolio ceda al mercato 15.000 MW di potenza. Una soluzione sarebbe stata vendere le centrali al miglior offerente, cioè dando ai concorrenti la possibilità di rafforzarsi accrescendo la loro quota di mercato. Potrebbe invece darsi che venga adottata la soluzione di apportare le centrali a delle neo-costituite società, e anziché passarle al Tesoro, di lasciarle di proprietà dell’Enel finché questa avrà provveduto a venderle.
Trasmissione:una soluzione, caldeggiata tra l’altro dall’autorità per l’energia, era di apportare la rete ad una società per azioni di proprietà prevalentemente pubblica che svolgesse pure le funzioni pubbliche di dispacciamento. Già l’Enel era riuscita a fare appoggiare dal Ministro Bersani la soluzione per cui l’Enel restava proprietaria della rete la cui gestione era affidata al Ministero. A quanto pare proprietà della rete e 3500 persone verranno trasferite ad una società di proprietà Enel, e la gestione verrà affidata ad una società a cui parteciperanno i produttori a seconda delle loro quote di mercato: come a dire a maggioranza Enel.
Distribuzione locale: dalla cessione alle società municipalizzate (praticamente Torino, Milano, Roma, Brescia) verranno esclusi i comuni della cintura. A prezzo di mercato, più precisamente a quello che l’Enel riterrà essere prezzo di mercato.
Alla vigilia della scadenza comunitaria, non si sa se queste finiranno per essere le decisioni. Nell’ignoranza, ci si limita a considerazioni che possano valere indipendentemente dalla formulazione definitiva dei decreti: una è di merito e l’altra di metodo. Quanto al merito, si tratta di una straordinaria vittoria per l’Enel. Venderà le centrali quando e a chi vorrà; resta proprietaria della rete e maggioritaria nella sua gestione; limita la perdita di quota di mercato nella distribuzione. Tutte le carte restano nelle mani dell’Enel. Franco Tatò si è levato la soddisfazione di insegnare come si può privatizzare nella forma mantenendo il monopolio nella sostanza. Esistevano finora i regimi di monopolio e quelli di concorrenza; quello in cui un’azienda per legge non può scendere al disotto del 50% del mercato è una prima mondiale.
Un colpo da funambolo che ha giustamente meritato gli applausi di Nerio Nesi. Nuovo Mattei, Tatò ha certo fatto l’interesse della sua azienda, almeno nel breve periodo, e quanto al lungo, si sa…Il punto è un altro: se la liberalizzazione del mercato è un bene per il paese, è da presumersi che questo confligga con l’interesse del monopolista, ed è da dimostrare che esso coincida con la massimizzazione del ricavo. La seconda questione è di metodo.
La privatizzazione dell’Enel era nel programma con cui l’Ulivo vinse le elezioni del 1996; la direttiva europea è del 19 dicembre 1996; la commissione ministeriale, presieduta dal sottosegretario all’Industria, sen. Umberto Carpi ha reso noto il proprio progetto a gennaio del 1997; il Parlamento ha recepito la direttiva il 24 aprile 1998, conferendo delega al Governo. Lo schema Bersani é dell’11 Novembre 1998, ed ha ricevuto i pareri delle commissioni parlamentari il 4 Febbraio. Un iter lunghissimo, centinaia di pagine di testi ufficiali, ore ed ore di discussioni parlamentari hanno dato la parvenza di una discussione aperta e comprensibile: in realtà i dettagli decisivi vengono definiti nel chiuso di segrete stanze.
C’erano tre monopoli. Per lo smantellamento di quello del gas la partita inizia appena adesso, … anni dopo l’avvio della privatizzazione dell’ENI: e l’esito della partita dipende dal fatto che all’Autorità vengano riconosciuti i poteri che ha nel settore elettrico.
Per quello delle telecomunicazioni, la maggior parte dei commentatori considerano non proprio esemplare la vicenda: ma almeno lì l’assetto proprietario è contendibile, e la tecnologia apre nuovi spazi alla concorrenza.
Restava, ultimo, quello dell’energia elettrica, ed era lecito attendersi che traesse profitto delle esperienze passate: invece il monopolio viene per ora congelato, basterà vendere una piccole quota di capitale per ulteriormente irrigidirlo. Tutto l’onere per la liberalizzazione é posto in capo ai clienti, i pochi già ora idonei e quelli che premeranno per diventarlo.
La vicenda incominciata nel 1974 con la legge 474 sulle privatizzazioni, seguita nel 1995 con la 481 sulle autorità i settore, arriva adesso a conclusione. Non occorre essere un liberista estremo per considerarne l’esito, cinque anni dopo, inferiore a quanto era possibile, impari a quanto era necessario.

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