Quando il vino sostituisce il libro

ottobre 19, 2010


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair


da Peccati Capitali

La cantina, nuova risorsa dell’interior design. Non quella umida, dove le bottiglie venivano tenute ad invecchiare, ammassate per terra, ma quella da arredamento, come status symbol. Teche di vetro e legni pregiati, dove le preziose bottiglie sembrano galleggiare su esili supporti tecnologici che consentono di intravvedere etichetta ed annata, a formare pareti e divisori. La tecnologia consente di avere microclimi adatti per ogni tipo di vino. Con il multitasking che sovrappone le nostre attività, non esistono più i luoghi deputati in cui svolgerle, le enoteche possono arredare qualsiasi stanza, studio, salotto, perfino stanza da bagno: banalmente, anche la sala da pranzo. Nel reportage sul Wall Street Journal – e dove se no? – si racconta anche del sommeiler elettronico, che memorizza etichette, date, collocazione, ranking aggiornato su Wine Spectator.

Che con lo sviluppo del mercato la merce sarebbe diventata il grande ornamento della modernità, l’aveva intuito Walter Benjamin ottant’anni fa. L’oggetto quotidiano, il barattolo Campbell di Warhol, é opera d’arte per musei e collezionisti. Il design trasforma un oggetto funzionale in soprammobile. Estetizzati dalla luce dei led, i Château Canon, gli Aloxe Corton, i Montrachet, acquistano una ulteriore modalità d’uso che precede quella “naturale” e la amplifica: indugiandovi con lo sguardo, si pregustano i sapori; discorrendone, si propongono complicità. Peccati capitali? Manco per sogno, avercene! E poi, rispetto ai metri di dorsi di libri esibiti su scaffali di librerie, è un bel passo avanti: i vini almeno li si gusta, e, con l’abitudine, li si apprezza.

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