Agassi, Tomba e lo sportivo ritrovato

La scorsa stagione, dopo 10 anni di gloriosa inattività, il classico amico intraprendente mi ha invitato a giocare a tennis. La decisione di accettare, di far valere i miei trascorsi e dare una severa lezione   all’ardito sfidante, è stata pressoché immediata; solo per questioni di immagine ho tergiversato per qualche giorno e mi sono fatto pregare un po’, accettando poi con malcelata sufficienza. Mi aspettavo una sana ora di palleggi ma abbiamo messo in scena uno spettacolo tragicomico fatto più di colpi steccati, palline in rete e parabole terra-aria che di palleggi in senso proprio. Bilancio della prima partita: dolori ovunque, dai capelli alle unghie, e due tubi interi di palline dispersi tra i campi di grano prospicienti il Tennis Club.

Si è anche aperto un varco spazio-temporale tra due mie grandi passioni, lo sport e il cinema: ripensando al mio “trionfale” rientro sulla terra battuta mi sono immediatamente persuaso della genialità di chi ha partorito la famosa scena della partita tra Fantozzi e Filini.

Tuttavia, nonostante gli scoraggianti risultati, la miccia era stata accesa. L’incendio della passione giovanile è divampato incontrollabile e ho rilanciato: ora fissa ogni domenica e full immersion nel mondo mediatico del tennis per rimettermi al passo coi tempi.

Leggendo su internet la classifica dei primi 100 giocatori del mondo ho scoperto con angoscia che i miei miti, i protagonisti di quei gesti che hanno forgiato la mia infanzia tennistica, di quel gioco di cui mi sono innamorato, i volti che da sempre ho cristallizzato nell’immaginario tennistico, sono ormai icone di un passato nostalgico. E non sto parlando di Pietrangeli o Panatta; nemmeno di Borg o McEnroe; parlo di Sampras, Agassi, Becker, Martina Hingis. Ho scoperto con leggera punta di amarezza che fanno i commentatori televisivi, girano spot, giocano a golf e partecipano ai tornei per vecchie glorie…

Vabbè, poco male, il mondo va avanti, fingiamo di non sentire quella punturina di amarezza e teniamoci al passo. Pochi clic su Youtube e subito sono entrato in confidenza con volti e gesti dei nuovi campioni. Ho studiato le loro mosse, divorato i tutorial sul nuovo tennis e le nuove impugnature; prima di rientrare in campo mi sentivo pronto per Wimbledon. Tuttavia il numero di colpi andati a segno alla partita successiva è stato ancora terribilmente basso. In compenso hanno cominciato a tornarmi fuori quel dolorino al gomito e quel formicolio alla schiena che da qualche anno non si facevano sentire.

Ma non mi sono lasciato scoraggiare da qualche piccolo acciacco! Ci mancherebbe. Avanti tutta!!!

Alla terza partita qualche colpo è entrato e il mio entusiasmo è esploso, insieme alla decisione irrevocabile di rinnovare i materiali. Va da sé che un tennis moderno ed efficace non può prescindere da attrezzi e abbigliamento all’avanguardia. E’ scattata la visita immediata a tutti i negozi specializzati, hanno preso quota i dibattiti con gli amici sulla racchetta più performante, sul materiale più adatto al mio famoso “dritto proibito”, sulle corde più idonee alla devastante potenza dei miei colpi.

Tutto a parole, naturalmente.

Dopo due mesi di intensa attività tennistica, più orale che pratica, e ingenti investimenti in materiali all’ultimo grido (credo che tra  i primi dieci giocatori del mondo pochi abbiano una racchetta costosa e tecnologicamente avanzata come la mia) mi hanno fermato due tendiniti che tuttavia con gli amici non abbiamo esitato a riconoscere, non senza un briciolo di orgoglio, come assai simili a quelle di molti campioni del passato e del presente. Tuttavia il fisioterapista è stato categorico: stop col tennis per almeno un mese. Proprio ora che ci stavo prendendo gusto.

Ma il destino beffardo, come sempre, era in agguato.

Mentre appendevo figuratamente al chiodo, stipandole in soffitta, la nuova racchetta da un milione di dollari e le palline iper-tecnologiche studiate dalla Nasa, mi sono imbattuto nei miei vecchi sci lunghi due metri e venti. Per combinazione quello stesso giorno al telegiornale avevano annunciato l’apertura anticipata degli impianti nelle più note località sciistiche delle dolomiti.

E’ stato come un lampo, una folgorazione. La miccia si è accesa di nuovo…

Un paio di telefonate agli amici di sempre, alcuni giretti su youtube per rivedere qualche esaltante seconda manche di Tomba, ed eccomi in procinto di acquistare l’ultimo modello di sci super-sciancrati alti poco più di un metro, racchette da gara in carbonio impoverito nonché un paio di avveniristici occhiali antinebbia, antispam, antisommergibile e anticadutadeicapelli. Il commesso tra l’altro mi ha assicurato che in caso di valanga la mia nuova giacca a vento potrebbe attivare un sistema di segnalazioni radio con triangolazioni satellitari in grado di allertare i marines e di dare la mia posizione a tutte le unità navali del pacifico.

La cifra è impegnativa, ma quest’inverno non mi batterà nessuno…

3 Commenti

  1. Come ben sai, esprimo questo giudizio con il massimo dell’affetto che nutro nei tuoi confronti:
    “Sei sempre il solito pirla!”.

  2. Inutile andare a rompere i maroni in giro per comprare degli sci che girano da soli quando poi passi la “giornata sulle piste” a ingurgitare bombardini e panini col pastin pucciati nel parampampolo…

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