40% di riduzione di emissioni, 27% di produzione da fonte rinnovabile, 27% di e cienza energetica: questi gli obiettivi ambientali europei fissati al 2030 che l’Italia ha sposato, mettendoli tra le priorità della politica energetica nazionale. Lo sforzo è quello di sostenere progetti ed incoraggiare iniziative volte a raggiungere questi target; in quest’ambito rientra la possibilità – attualmente in fase di studio da parte del Governo – di confermare il credito di imposta del 65% per gli interventi di risparmio energetico e il bonus fiscale del 50% per le ristrutturazioni abitative semplici. Se è vero dunque che il risparmio energetico è un’esigenza condivisa, è bene sapere che esso parte dalla vita quotidiana di ognuno di noi. L’impianto elettrico, in particolare, può contribuire in maniera importante all’utilizzo delle risorse utilizzate in casa. Una miglior e cienza energetica, e il conseguente risparmio di energia, possono essere conseguiti sia mediante comportamenti più razionali e sostenibili da parte dell’utente finale, sia mediante tecnologie, componenti e sistemi evoluti. Il settore del risparmio energetico eccelle infatti anche in termini di mercato, rispecchiando l’esigenza ormai di usa di una vita più sostenibile. Negli ultimi sei anni le tecnologie impiantistiche hanno registrato un vero e proprio boom, come dimostrano i numeri dell’Osservatorio Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio) elaborati per conto di ANIE (Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche) e ANIMA (Federazione nazionale dell’industria meccanica). In un mercato dell’edilizia che negli ultimi anni si è dimostrato so erente, riportando un calo del 17% tra il 2008 e il 2014, l’impiantistica elettrica, elettronica e meccanica continua invece a registrare un trend crescente. Nello stesso periodo la spesa destinata agli impianti nelle nuove costruzioni è passata da un peso percentuale del 9,8% sul costo di costruzione globale di un fabbricato a un peso pari al 14,4%, dimostrando così il ruolo progressivamente crescente degli impianti nell’edilizia, sia quelli di tipo elettrico ed elettronico che quello di tipo meccanico. Non solo la tecnologia, ma anche la normativa rendono possibile un utilizzo più informato, e di conseguenza più responsabile e consapevole, dell’energia elettrica grazie al nuovo sistema di classificazione degli impianti elettrici domestici noto come Impianti a Livelli, entrato in vigore con l’introduzione del Capitolo 37 della norma CEI 64-8. Infatti, grazie alla suddivisione degli impianti elettrici residenziali in tre livelli di complessità progressiva, l’utente può scegliere l’impianto che meglio risponde alle sue esigenze in termini di sicurezza, comodità, flessibilità e, soprattutto, risparmio energetico. Il consumatore può dunque limitarsi a chiedere all’installatore che il proprio impianto sia di Livello 1 (Base) comprensivo cioè delle dotazioni essenziali e dei requisiti minimi per un impianto a norma di legge, di Livello 2 (Standard), con dotazioni più evolute in termini di sicurezza e comfort o richiedere un impianto di Livello 3 (Domotico), capace di coniugare controllo, comfort, sicurezza, comunicazione e risparmio energetico. È proprio dal settore degli edifici residenziali che origina un considerevole potenziale di risparmio: essi rappresentano infatti una quota pari al 40% dei consumi totali di energia. In Italia il consumo di energia medio delle abitazioni si aggira attorno a valori compresi tra i 160 e i 230 kWh/m2 anno: un dato decisamente poco esaltante se si considera che la media europea è inferiore del 30% – 60%. Nel settore domestico, un massiccio ricorso a tecnologie più e cienti permetterebbe di ottenere riduzioni di consumi fino al 12% già nell’anno 2020, pari a circa 1,4 miliardi di euro (dati ENEA). È l’impianto domotico quello che meglio risponde all’obiettivo di e cienza energetica: migliorando le prestazioni dell’abitazione permette infatti di utilizzare meno energia e di farlo nel modo migliore possibile, innescando comportamenti eco-responsabili che si traducono nel massimo risparmio in termini di bollette. Secondo le stime dell’Agenzia Nazionale per l’e cienza Energetica, una famiglia di 4 persone consuma mediamente 6.000 kWh all’anno per riscaldare gli ambienti; uno dei vantaggi più evidenti che la domotica è in grado di apportare in termini di riduzione dei consumi elettrici, è la possibilità di suddividere la casa in di erenti zone termiche, tramite la regolazione della temperatura in base alla destinazione d’uso dei vari ambienti, alle proprie preferenze o circostanze: ad esempio, tramite appositi sensori di contatto, è possibile fare in modo che all’apertura di una finestra la climatizzazione in quella stanza si spenga automaticamente. Le condizioni climatiche ottimali possono essere garantite inoltre anche dall’impiego di tapparelle e oscuranti automatizzate, in grado cioè di alzarsi o abbassarsi solo quando serve davvero, preservando la temperatura dell’ambiente interno. Regolando la loro funzionalità sulla base della stagione e dell’esposizione al sole, si può ottenere in inverno un risparmio sino al 10% di energia, mentre in estate una riduzione della temperatura fino a 9°C. Sempre nel campo dell’e cienza energetica, tra i vantaggi che la domotica è in grado di apportare sono inoltre particolarmente interessanti la possibilità di controllare i carichi elettrici degli elettrodomestici in specifiche fasce orarie e la possibilità di regolare automaticamente il sistema di illuminazione. La gestione dei carichi elettrici permette innanzitutto di automatizzare lo spegnimento temporaneo e la riaccensione degli elettrodomestici in funzione delle proprie necessità, mettendo al riparo dal rischio di superare il limite contrattuale di fornitura dell’energia. Grazie alla domotica, inoltre, la luminosità delle lampade può essere regolata in base alla luce proveniente dall’esterno, alle condizioni meteorologiche e all’esposizione della casa, consentendo così di evitare inutili sprechi; inoltre, se si è dimenticato di schiacciare l’interruttore uscendo da una stanza, grazie al sistema di rilevamento presenze la luce viene spenta entro un ritardo definito dopo l’ultima rilevazione. Un risparmio considerevole, se si pensa che circa l’80% di tutta l’energia elettrica che consumiamo nelle nostre case serve ad illuminare. Sommando tutti questi elementi si ottengono risultati notevoli: si stima che un impianto domotico porti a una riduzione dei consumi dell’energia elettrica compresa tra un minimo del 7% e un massimo del 15% (elettrodomestici esclusi), per i consumi dovuti a impianti di riscaldamento o ra rescamento residenziali si va da un risparmio minimo del 9% a un risparmio massimo del 26%, per l’illuminazione fino al 55% (Guida CEI 205-18). Investire in e cienza si traduce poi non solo in risparmio sulla bolletta, ma anche in concreto miglioramento della qualità della vita e aumento del valore della propria abitazione, sino a una maggiore tutela per l’ambiente in cui viviamo. Nonostante i pregiudizi riguardanti la spesa inziale (in pochi sanno che in fase di costruzione, con un investimento di poco superiore al 3% è possibile installare un impianto domotico di base, ampliabile successivamente), il settore della domotica tra il 2008 e il 2014 è cresciuto del 34%, toccando quota 368 milioni di euro, a sottolineare la crescente considerazione di cui gode; secondo un’indagine ISPO per Anie Confindustria, il 69% degli intervistati vede nella domotica il futuro e ritiene che sempre più persone vi faranno ricorso, mentre il 67% riconosce tra i benefici ad essa connessi il risparmio energetico, la riduzione degli sprechi e dei consumi. Ed è proprio basandosi su questi dati, e sulla capacità dell’industria italiana di proporre soluzioni avanzate, che Anie è convinta che la domotica diventerà lo standard del futuro: circa il 15% delle abitazioni realizzate nell’ultimo ventennio è dotata di sistema domotico, mentre dal 2015 al 2020 si prevede una crescita del 47,7% per l’impiantistica a più alto grado di innovazione.

Fonte