i cannibali della parola

Slam[Contem]Poetry

Andrea Pompa: un Poetry Slam universitario

di-genova

Andrea Pompa, del collettivo P.S.A. Centro Italia, è stato l’organizzatore   e Maestro di Cerimonia del II Poetry Slam  Universitario “G. D’Annunzio” che si è tenuto a il 16 dicembre 2015 al Campus di Chieti (Polo di Lettere e Filosofia) dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara.  Intervista a cura di Dimitri Ruggeri e Alessandro Scanu per la rubrica Come nasce uno Slam.

Come ti sei avvicinato alla poesia orale?
È stato un fulmine a ciel sereno, una sera ho avuto la fortuna di incontrare Alessandro Scanu che mi ha parlato del progetto che aveva intenzione di portare sul nostro territorio ed io ho iniziato ad informarmi, una manna dal cielo. Mi sono subito innamorato della spoken word e dopo aver assistito ad un paio di slam, ho deciso di mettermi in gioco ed ecco che non me ne sono più allontanato.

Come mai hai deciso di organizzare un poetry slam?
È stata una decisione fisiologica, quando credi in qualcosa cerchi di far sì che si espanda a macchia d’olio ed il miglior modo per far conoscere il Poetry slam è organizzare Poetry slam. Le persone dovrebbero iniziare a familiarizzare con questi eventi e vederli non come non performance isolate ma come parte della quotidianità, una quotidianità che troppo spesso rimane sterile proprio per la mancanza di stimoli del genere.

Qual è il rapporto tra poesia tradizionale e poesia orale nel tuo territorio?
Non nego che è frequente una risposta pregna di scetticismo soprattutto nell’ambiente accademico dove parlando di poesia ci si prefigura un’idea estremamente tecnica e da camera. Si vede il poetry slam come un modo superficiale di considerare la poesia, come un’ accozzaglia di parole buttate lì per passare del tempo piuttosto che come un’opportunità d’espressione e una sonora rivalutazione della parola e della condivisione attiva di riflessione ed emozione.

A tuo avviso quali sono punti di forza e di debolezza del poetry slam?
Il poetry slam come ogni cosa si muove su una dicotomia di punti di forza e debolezze: sicuramente è un’esperienza estremamente coinvolgente sia per i poeti ma soprattutto per il pubblico andando ad abbattere quella quarta parete che troppo spesso relega l’auditorium in una condizione di distaccata incoscienza; si tratta di una realtà dove ognuno può esprimere qualsiasi cosa la propria voce ed il proprio corpo gli permettano di esprimere; un luogo metaforico capace di creare aggregazione,emozione e riportare arte anche in coloro che meno si erano approcciati per timore di non essere all’altezza; ma allo stesso tempo va ad intaccare di gran lunga quell’immagine stereotipata del poeta arrocato nei suoi scritti che gelosamente mantiene per se o che tutt’al più concede generosamente solo alla carta stampata.

Quali sono i luoghi più adatti per organizzare un poetry slam?
Il primo slam ho deciso di organizzarlo all’università D’Annunzio di Chieti e di certo non è un caso, i più giovani sono coloro che possono dare più vitalità e freschezza ad un genere così vitale e rivoluzionario. Ovviamente come lo spirito dello Slam suggerisce a gran voce è in mezzo alla gente il luogo che meglio si confà alla spoken word, dove essa può tornare elemento fondamentale della vita ed essere vivente.

Quali consigli ti senti di dare a chi si accinge a organizzarlo per la prima volta?
Come hanno più volte consigliato a me la prima volta che mi sono trovato ad organizzare uno slam, i poeti sono importanti perché garantiscono espressione, ma senza un buon pubblico, un pubblico volenteroso, tollerante alla novità, un pubblico ingenuo nell’accezione positiva del termine, un pubblico curioso, un poetry slam perde tutto il suo fascino e tutta la sua capacità comunicativa.

Qual è, se esiste, il miglior modo di “performare” una poesia?
Il bello dello slam è che non c’è, per come la vedo io, un miglior modo per performare una poesia, ci sono certamente degli accorgimenti che si intuiscono facendolo, ma le modalità possono essere le più disparate e sta alla singolarità dell’artista commuovere, nel senso etimologico del termine, il pubblico che gli si para davanti.

Quanto è stato importante il collettivo Poetry Slam Abruzzo (P.S.A.) Centro Italia sul territorio?
P.S.A. come dicevo nell’esordio è stato un barlume nel buio, un appiglio al quale aggrapparsi con tutta la forza possibile. Si tratta di una realtà nuova nel nostro territorio e come per ogni novità è fondamentale avere un punto saldo al quale fare riferimento, al quale potersi appoggiare per diramare in maniera sempre più fitta un mondo che ha tantissimo da dare, a tutti.

Lascia un commento