Ad Est della Cinepresa

Sguardo disincantato al cinema asiatico

Some, di Youn-hyun Chang ★★★

Firestorm

E’ un thriller coreano che riesce a piazzare tutte quelle belle dinamiche di un genere che in Corea ha trovato nuova linfa, come spettacolari sparatorie e inseguimento d’auto, oltre che lavorare su ingranaggi messi in funzione da doppi giochi, in più vi è presente una buona dosa di romance.
Quest’ultima garantita da uno stratagemma decisamente mistery, la protagonista  Seo sembra aver già vissuto la giornata in cui lei e l’agente Kang, alla ricerca dei mandanti di un gigantesco traffico di droga, si incontrano.
Premonizione che garantisce alla donzella sempre un passo avanti in tutta la vicenda trasformandosi da semplice testimone ad attiva aiutante dell’agente Kang nel tentativo di sbrogliare una matassa che investe anche la polizia, con l’accusa di corruzione di uno dei suoi mentori, passando a semplici ragazzi che vivono la strada, fino ad arrivare alle porte della politica.
Il problema è che la donna sa che tutto questo porterà alla morte all’agente Kang, ed ogni variazione che tenterà di portare agli eventi non sembrano garantire nessun lieto fine, ma di soluzione una ce n’è e la ragazza che piano piano si infatua dell’agente decide di prenderla quella strada.
Film così hanno bisogno del lieto fino, prevedibilità che viene calmierata da una buona scansione degli eventi, anche se in certi punti l’intreccio risulta fin troppo intricato da far cadere il tutto nella ripetitività, la fotografia dai colori freddi sottolinea quell’effetto real time fondamentale per una storia che si dipanerebbe in meno di ventiquattrore.
regia: 6½
sceneggiatura: 6½
recitazione: 7
6.7

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Questa voce è stata pubblicata il 26 marzo 2015 da in 2004, action, cinema, crime, recensione, sci-fi, south korea con tag , , , , , .