Castello di Acquapalombo – Terni (TR)


 

Cenni Storici

Acquapalombo è una frazione del comune di Terni (TR) arroccato su un piccolo colle a dirupo sulla vallata a 520 metri di altitudine nel territorio della Valserra, in posizione strategica lungo l’antico itinerario da Terni a Spoleto.
Insieme ai Santi di Battiferro faceva parte del sistema difensivo della vallata, ove le Terre Arnolfe confinavano con il Comune di Terni.
Dalla sua torre di avvistamento era a vista tutta la valle da Battiferro a Porzano.
Nel 1332 faceva parte del castellato di Castiglione, assieme alle ville di Appecano e Poggio Lavarino costituiva la cosiddetta Val Peracchia, registrata nel libro degli introiti ed esiti della Camera Aapostolica, pagava il focatico per 61 focolari.
Nel 1333 fu multata di soldi due e mezzo papalini per non aver ubbidito all’invito del rettore, o vicario delle Terre Amolfe, d’intervenire al parlamento che si doveva tenere nella località detta l’Eremita.
La si ritrova nel registro camerale del cardinale Albornoz del 1364.
Nel 1395 si affidò spontaneamente a Spoleto.
Il 6 giugno 1479 una commissione composta da uno dei priori, quattro cittadini, quattro banderari e il podestà definì, insieme ai massari di Acquapalombo e Appecano, i confini tra il distretto di Terni e i due castelli delle Terre Arnolfe.
Il 16 maggio 1481 il vice-camerlengo Bartholomeus, vescovo di Città di Castello, stabilisce i confini del territorio tra Terni e i castelli di Acquapalombo e Appecano indicando puntualmente le pertinenze spettanti alle due parti.
Il 18 settembre 1492 Papa Alessandro VI, volendo evitare l’insorgere futuro di questioni relative ai confini tra il distretto della città di Terni e quelli dei castelli di Appecano e Acquapalombo, nonostante la vertenza tra le comunità sia ormai conclusa con una sentenza, ordina al legato pontificio Iohannes Baptista de Sabellis di rendere la stessa esecutiva (qualora passata in giudicato), di farne affiggere il contenuto e di far sì che siano pagate ai ternani le spese cui furono condannate le comunità di quei castelli.
Il 24 settembre 1497 alcuni maggiorenti di Acquapalombo alla presenza dei priori e del sindaco di Terni, a nome della loro comunità giurano fedeltà perpetua a questa città, stabilendo con essa una salda alleanza in funzione principalmente antispoletina, memori delle guerre e disordini scoppiati tra ternani e spoletini in occasione della discesa di Carlo VIII in Italia, quando questi avevano preso con la forza il castello di Cesi e svariati altri delle Terre Arnolfe contro la volontà della Santa Sede e del Papa, mentre i ternani, fedeli al pontefice tentavano con grande dispendio di uomini e denaro di restituire quei luoghi al dominio della Chiesa e difendevano la libertà dei castelli di Appecano e Acquapalombo presso la curia romana attraverso propri oratori.
È inoltre stabilita una pena di 2.000 ducati d’oro da pagarsi al Comune di Terni in caso di trasgressione di quei patti da parte del castello di Acquapalombo.
È compresa nella bolla di Alessandro VI del 1502 con la quale le Terre Amolfe furono incamerate e affidate al governo del consiglio dei Chierici della Camera apostolica, liberandole dalla soggezione a qualsiasi autorità superiore e in special modo da quella a Spoleto o a Terni.
In data 30 luglio 1551 il Consiglio generale ternano accogliendo la supplica rivoltagli dagli uomini dei castelli di Acquapalombo, Appecano e Poggio Lavarino, concede loro l’esenzione dal pagamento delle gabelle, evidentemente tali località in quel periodo erano acquisite dal Comune di Terni.
Il 27 luglio 1561 l’arcivescovo di Rossano, dominus Iohannes Baptista Castanei (il futuro Urbano VII), inviato a Terni da Papa Pio IV fa approvare un capitolato tra la città di Terni e le comunità dei castelli di Appecano e Acquapalombo per dirimere l’annosa controversia che opponeva le dette comunità relativamente a questioni di confine e diritti di pascolo.
Durante l’occupazione francese della Prima Repubblica Romana fa parte del Cantone di Terni.
Nel 1829 troviamo che Acquapalombo, con 89 abitanti era appodiata di Temi, nella delegazione e diocesi di Spoleto, trenta anni più tardi gli abitanti sono 128.
Oggi è frazione del comune di Terni.
 

Aspetto e derivazione del nome

Secondo la tradizione questo grazioso borgo della Valserra deve il suo nome alla leggenda: sembra infatti che una palomba scoprì una fonte d’acqua lungo la strada che da Rocca san Zenone porta a Spoleto e scese per dissetarsi. Proprio in questo punto quindi nacque l’abitato di Acquapalombo, che, nel corso dei secoli XIV-XVII, si dispose lungo il crinale del colle, sotto torre posta nella parte più alta del paese, tipico del sistema difensivo lungo la valle del Serra.
Le strutture attuali della torre, in origine molto più alta, possono essere riferite al secolo XIII, anche se è probabile che nel medesimo luogo fosse presente una fortificazione fin dall’alto medioevo.
Un’importante fase di rilancio e di vivacità Acquapalombo lo raggiunse in concomitanza con la venuta a Spoleto della nobile famiglia Sala che proprio qui decise di trasferire la sua residenza e le attività.
Il borgo fu raggruppato intorno al palazzo nobiliare, andato purtroppo distrutto, ma che doveva essere ricco e maestoso.
Unico indizio ancor oggi visibile è l’arcone a marmi policromi che si trova sul piazzale della chiesa che probabilmente un tempo inquadrava il portale d’accesso del palazzo.
Sulla piazzetta si trova un bel fontanile.
 

Fonti documentative

Archivio digitale del Comune di Terni
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
Indice alfabetico di tutti i luoghi dello Stato Pontificio Roma 1829
MARTINORI EDOARDO: Terre Arnolfe a cura di Marta Bartoli Perugia 2005
PALMIERI A. Statistica dello Stato Pontificio Tipografia Forense, Roma 1959
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Lorenzo
 

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