Chiesa di Sant’Emiliano – Trevi (PG)

E’ la chiesa principale, presenta la struttura basilicale neoclassica con cupole e campanile che disegna, come un obelisco, il profilo più alto della città di Trevi.

 

Cenni storici

La chiesa sorge nel punto più alto della collina che racchiude Trevi e la tradizione vuole che in questo posto in epoca romana sorgesse un tempio, ma l’ipotesi non è supportata da nessun ritrovamento.
Si sa per certo che quando i Trevani si spostarono da Santa Maria di Pietrarossa dove c’era l’antico insediamento nella parte alta del territorio, fondarono questa chiesa e questo è avvenuto in periodo tardo del romanico.
Va detto che il romanico in Umbria si distingue dal romanico tradizionale, del nord Italia e del sud, perché è un’architettura molto semplificata e minimale e quindi anche l’aspetto decorativo e gli elementi che ornano la chiesa appaiono molto lineari, ad eccezione dell’ultima fase del romanico, quindi dopo il XII secolo prima dell’avvento dello stile gotico, quando entra in gioco il classico Romanico Spoletino.
Qui la situazione cambia perché le semilesene sono ornate nella parte superiore da un capitello fogliato, a foglia corinzia ma completamente reinventata secondo i modelli dei canoni bizantini e gli archetti che cingono la parte superiore del tamburo sono a dentelli.
Il tamburo finisce con la calotta che non è quella che vediamo oggi in quanto in origine la copertura non era in coppi ma in lastre di pietra, quindi la struttura è stata rialzata per sistemare i coppi.
La cosa più significativa è che i peducci degli archetti sono antropomorfi cioè presentano delle faccette umane, quindi c’è una ricerca dell’elemento figurativo.
Elemento che si riscontra in altre due facciate umbre, una è San Pietro a Spoleto e la facciata di San Rufino ad Assisi.
In queste due facciate si riscontra la simmetria fra quello che veniva raffigurato attraverso al pittura all’interno attraverso le storie raffigurate (La cosiddetta Bibbia dei poveri) viene riproposta all’esterno attraverso la scultura.
Il raffronto con queste tendenze ci fa supporre che queste absidi siano state realizzate intorno al 1100.
Le tre absidi presenti in questa chiesa fanno riferimento al culto ortodosso della prima cristianità quando nella parte centrale dell’abside c’era l’altare dove si celebrava il sacrificio, alla sinistra c’era la preparazione dell’eucarestia e alla destra c’era la preparazione del sacerdote, per cui le due absidi laterali all’interno erano chiuse forse da teli, mentre quella centrale dell’altare era aperta e riceveva la luce da est attraverso la monofora.
La chiesa era orientata Est – Ovest per cui la prima luce doveva entrare ad illuminare l’altare; la facciata di questa chiesa di conseguenza era ad ovest, quindi dall’altra parte delle absidi.
La chiesa era a tre navate quindi denota una grande importanza per la comunità.
Nel 400 la situazione cambia, la chiesa viene rovesciata e l’ingresso viene realizzato verso la piazza della città a fianco delle absidi; questo accade perché nel frattempo la città si evolve dal punto di vista urbanistico per cui il centro della città non è più questo ma diventa la piazza del Comune che si è formato intorno la 1350 con il Comune, la torre e la chiesa di San Francesco, per cui tutto si concentra nella parte posteriore alla vecchia chiesa e nasce la necessità di rivolgere anche questo ingresso al fulcro della comunità, quindi la chiesa si deve girare.
Il nuovo portale affianca le absidi e sopra viene creata la nicchia con il Santo protettore Sant’Emiliano.
Dopo il terremoto del 1832 la situazione architettonica ricambia ancora poiché dopo il primo capovolgimento la chiesa risultava con una pianta stranissima, infatti mantenendo parte della struttura romanica e costruendo la facciata nuova la chiesa risultava avere una assoluta asimmetria per cui con il sopraggiungere del neoclassicismo si sente la necessità di porre rimedio.
In un primo tempo viene presentato un progetto di Giuseppe Valadier che però non viene realizzato, invece viene accolto quello dell’architetto Luca Carimini che è la struttura che vediamo ancora oggi.
Sopra il portale fu applicata l’edicola che era nella piazza che raffigura una fase del martirio di Sant’Emiliano che dato in pasto ai leoni, fu invece venerato dalle stesse belve.
I due capitelli che sono a fianco dell’ingresso provengono dalla chiesa di San Martino.
 

Aspetto esterno

La chiesa presenta la struttura basilicale neoclassica con cupole e campanile che disegna come un obelisco il profilo più alto della città di Trevi.
Lo stesso è stato soggetto a danneggiamenti da fulmini, ed è stato più volte ricostruito nei secoli. Abbattuto per l’ultimo ampliamento della chiesa, si cominciò a ricostruire dalle fondamenta nei primi anni del secolo, ma fu terminato solo nel 1926, dopo l’interruzione dovuta alla prima guerra mondiale.
Il portale attuale è sovrastato da un timpano proveniente dalla piazza che con un altorilievo raffigura un episodio del martirio del Santo quando fu dato in pasto ai leoni, ma questi si ammansirono.
Sull’architrave gli stemmi dei Petroni (antica famiglia trevana a cui apparteneva il decano dei canonici del tempo) e degli Eroli.
Accanto al portale due capitelli romani di recupero provenienti dalla chiesa di San Martino.
La facciata è liscia e presenta solo due lesene che dividono le tre navate che risultano a tetti sfalsati e ognuna è provvista di un oculo.
Nella parte destra della facciata si legge un tratto di muro della primitiva chiesa romanica con una feritoia.
Sul fianco destro della struttura le tre absidi romaniche e la porta quattrocentesca.
 

Interno

La chiesa si presenta a tre navate con l’interno, arioso e luminoso, a pianta centrale, a croce greca con sviluppo del braccio che corrisponde al presbiterio.
Tra i bracci della croce si aprono quattro ambienti di raccordo coperti da cupolini.
È in ottimo stile neoclassico in cui abbondano archi a tutto sesto e lesene corinzie.
Il rincorrersi degli archi verso la cupola rivela il sapiente studio del progetto.
Entrando sulla sinistra si incontra l’altare dell’Addolorata con un quadro a olio decorato con una ricca cornice d’argento, sotto l’altare una scultura lignea di un Cristo deposto del XV sec.
Subito dopo l’Altare del Sacramento che fu realizzato intorno al 1522 ad opera di Mastro Rocco di Tommaso da Vicenza; è in pietra serena e misura metri 7,26 di lunghezza e metri 8,38 di altezza, un’opera meravigliosa nella quale l’artista non si ripete mai e le singole parti variano nel disegno le une dalle altre.
Le statue della Madonna e di San Giuseppe sono opera di Mastro Mattia di Gaspare da Como eseguite nella stessa epoca dell’altare; è uno dei più bei monumenti di Trevi, un capolavoro dell’arte italiana.
A fianco Madonna della Colonna; affresco votivo dei primi del ‘500 di Francesco Melanzio, qui traslato da una colonna della vecchia chiesa.
Segue una tela del ‘600 con la Madonna e il Bambino tra S. Carlo Borromeo e S. Filippo Neri.
Il Presbiterio è rialzato di due gradini e contiene l’altare Maggiore in marmi policromi, rifatto nel 1935 e ridotto nel 1969 in conformità con le nuove norme liturgiche; alle spalle un coro ligneo e sopra una tela seicentesca che raffigura il glorioso Patrono (Sant’Emiliano) e in basso un profilo dell’abitato di Trevi.
L’abside è finemente decorato e due angeli reggi tenda scoprono la lapide che celebra la ricostruzione e la consacrazione della chiesa nel 1893.
Scendendo sulla parete destra si incontra il Monumento al Redentore, opera dello scultore Cesare Aureli.
Riproduzione di quello eseguito dallo stesso per le Logge di Raffaello in Vaticano.
É la maggiore delle sue sculture donate a Trevi.
Le altre sono nel convento di San Martino (busto di S. Francesco) e nella Raccolta d’Arte di S. Francesco (bozzetto in gesso Galileo e Milton).
Fu eseguita immediatamente dopo la prima guerra mondiale e l’Autore disse di aver messo nella mano destra, che tiene lo scettro, un ramoscello di olivo quale auspicio di pacificazione degli animi esacerbati dal conflitto e dagli eventi postbellici.
Si progettò di porre la statua in cima al campanile, che all’epoca attendeva di essere terminato, fortunatamente poi si optò per l’attuale sistemazione.
L’epigrafe del piedistallo fu dettata dal pontefice Benedetto XV e anch’essa inneggia alla pace.

COLORO CHE PROVVIDAMENTE VOGLIONO CHE LA PACE E LA GIUSTIZIA TORNINO A REGNARE CRISTIANAMENTE SI ADEGUINO CON LA MENTE LE OPERE ED IL CULTO A CRISTO GESU’ SALVATORE PRINCIPE DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE DEL QUALE QUESTA IMMAGINE SIMILE A QUELLA IN VATICANO LA COMUNITA’ DI TREVI VOLLE ERIGERE IL VICARIO DI CRISTO PROMETTE Al DEVOTI I PREMI SUPERNI.
BENEDETTO PAPA XV

IL SIGNORE DIO VUOLE LA PACE DEL SUO POPOLO.
LA MISERICORDIA E LA VERITA’ SI SONO VENUTE INCONTRO.
LA GIUSTIZIA E LA PACE SI SONO BACIATE.

Dal Salmo 84

19 Ottobre 1919

Nella nicchia adiacente un Crocefisso ligneo del XV sec. proviene dall’antica abbazia di S. Croce in Val dell’Aquila, pienamente apprezzabile dopo il recente restauro del 1993.
A fianco la Statua di S. Emiliano, vecchia macchina processionale del XVII secolo, con elementi quattrocenteschi; attualmente viene portata in processione una più recente e più imponente statua del 1751.
Segue l’altare della Trinità ( 1585), ornato di marmi policromi, eretto da Fausto Valenti, come ricorda la lunga epigrafe sul pavimento, recentemente ricomposta.
La bella tela ad olio , già pesantemente ritoccata, è stata oggetto di una radicale ripulitura che però ha lasciato molte lacune.
Dalla porticina a fianco del suddetto altare si accede all’abside antica dove all’interno si può ammirare l’abbondante decorazione pittorica dei primi del ‘500, fra cui la figura di Sant’Emiliano attribuita al pittore Francesco Melanzio della vicina Montefalco.
Nella stessa abside c’è la figura della Madonna orante davanti ad un leggio e in alto Dio Benedicente.
L’abside successiva quindi quella centrale, la più grande, ospita il fonte battesimale del sec. XV; negli Annali di Ser Mugnoni, nelle annotazioni dell’anno 1489 si legge: “era in dicta ecclesia ( S. Martino) el baptismo,che antiquamente li se baptizava; poy fo conducto ad Sancto Miliano“, l’attuale sistemazione è dell’anno 1969.
L’abside successiva cioè la prima, (le absidi sono gli unici resti della chiesa medievale) contiene il cippo sepolcrale in pietra nel quale il 22 Aprile 1660 vennero rinvenute sotto il pavimento della cattedrale di Spoleto le reliquie di Sant’Emiliano; insieme alle ossa vennero trovati due “Scorpioni” di ferro strumenti di martirio con i quali si strappavano le carni.
L’autenticità delle reliquie era attestato da una lamina di piombo (ora nell’urna dell’Altare Maggiore insieme agli scorpioni) recante la scritta a caratteri gotici “Reliquiae Sancti Miliani Martiris“.
Nel febbraio 1661 il cippo venne trasportato con solennità da Spoleto a Trevi e posto nella chiesa del Crocefisso del Capitano Trifone Valentini.
Il Governatore delle armi Giacomo Valentini fece fare nell’anno 1689 dal fabbro Mastro Giuseppe Baglioni, la ferratella che chiude l’incavo.
Nel settembre 1935 il cippo venne trasportato in questa chiesa.
La sistemazione attuale è del dicembre 1969.
In controfacciata oltre una tela con una Deposizione, c’è la cantoria con l’organo che è decorata con sette pannelli dipinti a olio su tavola i quali rappresentano vari supplizi subiti dal Santo.
Il primo a sinistra raffigura la fustigazione del martire legato ad una colonna (eloquente riferimento all’inizio della passione di Gesù Cristo), mentre in altre si possono cogliere riferimenti alla città e territorio, per evidenziare il profondo legame tra il Santo e Trevi.
La figura del pannello centrale (Emiliano tra i leoni nel circo) evoca la cultura classica, in particolare il teatro di cui esistono testimonianze letterarie ed epigrafiche.
La scena successiva (il santo gettato nel Clitunno per farlo annegare) fa riferimento alla fertile campagna pianeggiante, solcata dal maggiore e rinomato fiume, mentre l’ultima (la decapitazione presso una giovane pianta di olivo) lega il nome del Patrono alla coltura arborea preponderante in Trevi.
L’olivo, indicato da secoli come l’olivo di S. Emiliano, vicino all’abbazia di S. Pietro di Bovara, è stato oggetto di recenti studi che ne confermano l’età ultrasecolare, compatibile con gli anni del martirio.
 

Fonti documentative

In giro per Trevi con Bernardino Sperandio il 28 novembre 2019 e con CAI di Perugia.
Opuscolo in loco.

http://www.protrevi.com/protrevi/semil.asp

 

Mappa

Link coordinate: 42.877737 12.746196

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