La recensione: “Ho poco ma c’ho”, Frankie Magellano #TraKs

artworks-000104314580-kvuboo-t500x500Un omaggio a Pier Vittorio Tondelli ma anche un’opera di sostanza e di fantasia: Frankie Magellano pubblica Ho poco ma c’ho, opera che riporta alla luce testi inediti dello scrittore di Correggio.

Con appropriatezza, le parole di Tondelli, spesso dolorose, sono qui appoggiate su un tessuto di canzone d’autore, con qualche accenno d’ironia amara ad accentuare alcuni spigoli.

Il disco si incorda sulle tonalità di Amore mio fallimentare, che tra esagerazioni e parodie propone accordi semplici di pianoforte e una certa propensione al paradosso.

Camere separate ha una veloce e quasi drammatica Intro, mentre poi è una melodia, di nuovo di pianoforte, a prendere il sopravvento e a trasportare il brano in luoghi altri e diversi.

Siamo quasi alla marcetta invece con La Settimana Bianca, che tra coretti e fischiettii rivela un umorismo sottile. L’uomo di Marble Arch precipita in abissi del tutto differenti.

Macho Man (La canzone dell’uomo da spiaggia) continua l’alternanza tra serio e faceto, con sarcasmo e capacità da vignettista satirico, anche grazie a un piano elettrico piuttosto acido.

Conclusione (lettura da L’abbandono) è un recitato meditativo su chitarra ancora una volta parodistica ma anche piuttosto amara. Il ritratto è quello di un’Emilia che non è quella raccontata da nessun cantautore.

Troppo veloce, si potrebbe dire, come la vita di Tondelli: le sette tracce, rapide e ardenti, consentono a Magellano di entrare in contatto totale con il pensiero dello scrittore morto nel ’91.

Non funzionano sempre gli esperimenti che accostano letteratura e musica: troppe le differenze e le distanze, troppi particolari che vanno persi. Non è questo il caso, grazie alla capacità di sintesi e all’interpretazione vibrante di Magellano.

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