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Kenya: i miei volti della felicità

Quando ho pensato al tema di questo mese per Il senso dei Miei Viaggi avevo ben chiare nella mente due delle fotografie che avrei voluto condividere con voi: una fatta lungo una strada di Essaouira, in Marocco, e una in un bar di Sidi-Bou-Said, in Tunisia. Mancava la terza, o meglio ero indecisa tra un paio di volti e persone incontrate durante il mio peregrinare per il mondo.
Poi, però, ho preso in mano l’album con le vecchie foto del Kenya – scattate su pellicola – e non ho più saputo resistere: giuro che avrei voluto infrangere la regola delle 3 foto e pubblicarle tutte.

Malindi

Malindi: pausa nel laboratorio di lavorazione del legno

Non importa se con le foto del Kenya ho già riempito tutto l’ultimo post, quello con i luoghi da sogno. E’ che qui, all’età di 26 anni, sono entrata per la prima volta a contatto con la povertà. Quella vera.

Quella dei bambini che camminano scalzi per strada. Dei villaggi costruiti con pali di legno, fango e sterco di animali. Delle persone che girano con  i vestiti delle missioni o seminude, visto che i pile che arrivano dall’Europa sono improponibili in un paese dove la temperatura media non scende mai sotto i 30 gradi.

E’ la povertà dei giocattoli fatti con le lattine scovate tra le immondizie dei resort.
Della scuola che non ha quaderni.
Del villaggio con un unico pozzo di acqua potabile.
Delle donne che camminano per chilometri portando in testa fascine di legna o vasi d’acqua.
Degli uomini che si svegliano prima dell’alba per raggiungere a piedi quel misero posto di lavoro che dà sostentamento a tutta la famiglia.

bambino africano

Kenya: un bambino del villaggio che visitiamo in compagnia di un beach-boy

E’ l’Africa vera.
Per trovarla bisogna uscire dai resort.
Avere il coraggio di affidarsi ad un beach-boys nonostante gli assistenti dei tour operator ripetano all’infinito non fidatevi (altrimenti come fanno a venderle le escusioni ai prezzi a cui normalmente le propongono?).
Bisogna saper rinunciare a una giornata sotto le palme per affrontare un viaggio in fuoristrada lungo le piste di una savana assolata e punteggiata solo di baobab.

Il cuore si stringe ad ogni nuovo gruppetto di capanne. Le lacrime velano gli occhi davanti al bambino che mangia la caramella ricevuta senza scartarla, perchè così dura più a lungo come ci spiega il beach-boy quando gli diciamo che va tolta la carta. Le parole ti serrano il petto davanti a quell’uomo che tutti vogliono presentarti perchè è l’anziano del villaggio e scopri che ha solo 55 anni.

Eppure, dopo una giornata così, tutto acquista un altro sapore.
Perchè tutti ti accolgono con un sorriso, di quelli sinceri. I bambini ti girano intorno eccitati, curiosi di scoprire la grande novità di questa scatola nera verso cui rivolgono gli occhi per un click. Le donne ti invitano ad entrare in casa, anche se non hanno nemmeno una sedia su cui farti accomodare. Gli uomini distolgono lo sguardo dal loro lavoro per salutarti con il classico Jambo.

capovillaggio d'Africa

Kenya: l’anziano del villaggio ha soli 55 anni e già non cammina più

Eh già!
Jambo
E’ la sigla del villaggio e solo qui riusciamo a farci tradurre le parole in un inglese stentato.

Ciao
Ciao Turista
Come va?
Molto bene!
Gli stranieri sono benvenuti
nel nostro Kenya
Qui non c’è nessun problema
Il kenya è un bel paese
Non c’è problema

Quel non c’è problema è la traduzione dallo swahili del famoso Hakuna Matata che abbiamo ascoltato mille volte nel Re Leone. Quello che tutti i nostri figli cantano tra un capriccio e l’altro perchè non hanno questo o vogliono quello. Ignari di quali possono essere i veri problemi per cui vale la pena piangere …
Ed è lì, in quel preciso momento che ti chiedi dov’è la felicità.

Da quel viaggio in Kenya ho iniziato a guardare gli immigrati con altri occhi.
Li vedo aggirarsi tra le nostre città con lo sguardo spento, i sogni infranti e rassegnati ad essere l’ultimo gradino di una società che non è – e non vuole essere – pronta ad accoglierli. E ogni giorno mi chiedono se, anche con niente da stringere tra le mani, non sarebbero stati più felici nella loro Africa.

Come sempre lascio a voi la scelta della foto che parteciperà al post finale: segnate la vostra preferita nei commenti qui sotto.
Mi scuso per i 2 giorni di ritardo con cui arrivo a concludere questo appuntamento ricco di incontri commoventi e divertenti e vi informo che il post riassuntivo uscirà lunedì 11 febbraio.

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22 commenti su “Kenya: i miei volti della felicità

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  8. Silvia
    12 febbraio 2013

    Ciao Monica, io purtroppo non sono mai stata in Africa, ma spero un giorno di riuscire ad andarci (più che altro a convincere mio marito…). Voto anch’io l’ultima foto, quella dell’anziano del villaggio.

  9. federica
    10 febbraio 2013

    io scelgo l’ultima… è quella che mi dà più da riflettere

  10. Patamamma
    10 febbraio 2013

    Che nostalgia dell’Africa!E che bel post!
    io scelgo il bimbo!:)

    • Patamamma
      11 febbraio 2013

      Non ci crederai ma il tuo commento sul mio post e’ sparito ancora (per meta’ questa volta)…va beh…se ti va lasciami la parte mancante oppure…scrivimela qui che mi sa che e’ meglio!!;)

      • viaggiebaci
        13 febbraio 2013

        No comment! ….
        io li ho visti pubblicamti in entrambi i casi e l’ultima volta disquisivo proprio sui misteri di internet 🙂

  11. Erika
    10 febbraio 2013

    Ciao Monica. ho provato le tue stesse emozioni durante i miei viaggi a Zanzibar e a Noisy Be che ho definito “Isole della Felicità” perchè gli abitanti non hanno nulla ma sono felici, sorridono sempre e ti dicono Hakuna Matata. Allora tu ti chiedi se hai gettato al vento una tua intera esistenza perchè quante volte ci sarà capitato di dire che siamo sfortunati…….Mi colpì una frase che mi disse un beach boy a Zanzibar: “La vita è molto bella, peccato che duri poco (l’età media di vita nel loro paese è 40 anni)” Le foto parlano da sè ma a me piace quella del piccolino. Complimenti per il blog. Ti seguirò. Un abbraccio e serena domenica.
    Erika

  12. Tiziana
    9 febbraio 2013

    Mentre leggo le tue parole ascolto una musica che arriva dalla tv accesa: mi hai commossa e la musica non fa altro che amplificare la mia emozione. Ci stai dando una bella lezione di vita ragazza mia. Non voglio scegliere una foto, scelgo la tua esperienza in toto. Grazie

  13. Audrey
    9 febbraio 2013

    io scelgo il bambino è stupendo 😉

  14. Luna
    9 febbraio 2013

    Scelgo l’anziano del villaggio. Quello che prende in consegna ogni nuovo dono che arriva e lo distribuisce equamente tra i componenti della sua tribu. farina, riso, ogni cosa passa dalle sue mani e osservarlo è un brivido lungo che non passa mai, nemmeno nel ricordo. Come i farmaci consegnati in orfanotrofio. di qualsiasi tipo, che tanto c’è bisogno di tutto. Ma sempre col cuore sospeso a metà nel dubbio che verranno impiegati bene o meno.
    e le domande dei beach boys: da dove venite? roma. ma proprio il villaggio di roma?
    eh già.
    mi hanno colpito I bambini nelle scuole di mombasa con le loro belle divise tutte colorate: i maschi con i pantaloni le femmine con la gonnellina., e poi scalzi. oppure con infradito di 10 numeri più grandi.
    ma sorrisi a profusione. bisogno di contatto fisico, abbracci, tante carezze, richieste da parte dei bambini di essere presi in braccio.
    Hai scelto proprio bene monica per i tuoi volti.
    emozione pura.
    grazie sempre. mille baci.

  15. Monica
    9 febbraio 2013

    Io scelgo la seconda… la caramella mangiata con la carta…… Brrrr brividi!!!!

  16. viaggideirospi
    8 febbraio 2013

    La seconda Monica. E’ un tuffo al cuore, un groppo in gola…due occhi che entrano dentro..
    Di post belli, amica cara ne hai scritti tanti, ma questo mi ha tocacto profondamente.
    Brava!!

  17. Guà
    8 febbraio 2013

    Bambino con la caramella. Così serio… Complimenti per il post!

  18. Antonella
    8 febbraio 2013

    Ciao Monica, tutte bellissime…ho dovuto guardarle e pensare a lungo…scelgo la prima, il laboratorio di falegnameria…mi piace l’idea della pausa dal lavoro1
    Sei bravissima, alla prossima, un abbraccio.
    Antonella

  19. Verdiana
    8 febbraio 2013

    Difficile la scelta. Mi piace lo sguardo fiero dell’anziano del villaggio. Scelgo questa!

  20. francesca
    8 febbraio 2013

    io voto per quella del bambino con la caramella, da mamma di un quasi treenne divoratore di galatine al latte credo di essere di parte;-)
    grazie di aver condiviso con noi queste bellissime foto. Non sono mai stati in Kenia, ma una delle mie migliori amiche l’ha visitato lo scorso anno e le guide locali l’hanno portata a vedere un orfanatrofio locale e dice che i bambini le saltavano addosso chiedendole di portarli via e a soli due anni avevano uno sguardo pieno di malinconia tipico di una persona adulta…

Mi piacerebbe ricevere una tua cartolina, ma puoi lasciare il tuo commento anche qui:

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 8 febbraio 2013 da in il senso dei miei viaggi.

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