Ancora sentenze favorevoli per chi denuncia la malauniversità

Augusto Marinelli e Quirino Paris

Augusto Marinelli e Quirino Paris

Sentenza nella causa civile Marinelli/Paris

Dopo tre anni e mezzo dall’inizio della causa civile, il Tribunale di Firenze ha emesso sentenza avversa al professor Augusto Marinelli, ex rettore dell’Università di Firenze. Nel settembre 2009 Marinelli citò il professor Quirino Paris, docente presso l’University of California, per calunnia e diffamazione a mezzo stampa, chiedendo di condannare il professor Paris «al pagamento della somma di euro 700.000,00 … a titolo di risarcimento dei danni patrimoniali e morali, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali dalla domanda; 2) condannare altresì il convenuto al pagamento della pena pecuniaria nella misura richiesta di euro 50.000,00; 3) condannare il convenuto alla pubblicazione della sentenza ai sensi dell’art. 120 c.p.c. a proprie spese sui quotidiani “Il Messaggero,” “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera”,”La Nazione” e sui settimanali “L’Espresso” e “Panorama” salvo altri che l’intestato Tribunale vorrà designare; 4) con vittoria di spese, competenze ed onorari.» Il giudice, dottor Luca Minniti, nel rigettare tutte le richieste di Marinelli, l’ha condannato a pagare 42.000,00 euro al professor Paris come rimborso spese sostenute nella causa.

Le origini della disputa risalgono al 2003, allorché il professor Paris scrisse al presidente del CUN, professor Luigi Labruna, una lettera di denuncia riguardo al fatto che, nel Settore Scientifico Disciplinare (SSD) Economia ed Estimo Rurale, un gruppo di potere aveva controllato da molti anni e continuava a controllare tutti i concorsi per ricercatore e professore di prima e seconda fascia. Quel gruppo di potere era capeggiato dal professor Mario Prestamburgo, anche in qualità di presidente della SIDEA (Società Italiana degli Economisti Agrari), e il professor Marinelli (presidente della SIDEA prima di Prestamburgo) era membro del gruppo assieme ad una dozzina di altri economisti agrari. Nel giro di 24 ore, la lettera diretta al presidente del CUN fu trasmessa ai membri del gruppo di potere menzionati dal Paris, sette dei quali (ma non Marinelli) presentarono identiche e distinte querele in sette diverse Procure d’Italia, da Milano a Palermo.

A sua volta, il professor Paris presentò un esposto alle Procure di Milano, Firenze, Trieste, Ancona e Bari, denunciando le attività del gruppo di potere che agiva nel SSD Economia ed Estimo Rurale relativamente ai concorsi universitari. Il professor Augusto Marinelli, economista agrario e rettore dell’Università di Firenze dal 2000 al 2009, venne indagato anche riguardo al concorso vinto dal figlio come ricercatore di Economia agraria per un posto bandito dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Dopo circa un anno e mezzo di indagini, il fascicolo relativo al professor Marinelli venne archiviato.

Nel frattempo, le sette querele vennero unificate presso il Tribunale di Roma dove il professor Paris venne assolto con formula piena sia in primo che in secondo grado di giudizio. Nel 2010, il giudice della Corte di Appello di Roma, dott.ssa Laura D’Alessandro scrisse: «…gli atti giudiziari scaturiti dalle denunce del Paris descrivono una situazione analoga a quella delle due email corpo del reato.  La lettura della vicenda sintetizzata da parte del P.M. di Trieste non lascia dubbi attorno alla fondatezza delle accuse dell’odierno imputato al sistema accademico e specificatamente afferenti i criteri di valutazione e conferma dei professori fondati su una metodologia assimilabile a quella mafiosa… In questo contesto non costituisce superamento del limite della continenza l’aver utilizzato espressamente per descrivere la situazione termini come mafia accademica e cupola, certamente sgraditi a coloro cui erano rivolti.»

Nonostante queste sentenze assolutorie e terminati tre turni come rettore dell’Università di Firenze, il professor Marinelli intentò la presente causa asserendo che il professor Paris era stato “l’ispiratore” di una trentina di articoli (firmati da giornalisti professionisti) apparsi sulle principali testate nazionali e aveva «scatenato una vera e propria campagna denigratoria a mezzo stampa nei confronti dell’attore.» Per documentare il presunto danno patrimoniale, morale e professionale subìto a causa delle denunce fatte dal professor Paris, Marinelli presentò nel corso del dibattito ritagli di giornali locali che riportavano la sua possibile candidatura a senatore nel Mugello per conto della Margherita alle elezioni politiche del 2006. Candidatura che sarebbe svanita a seguito della campagna di stampa scatenata da Paris sui concorsi truccati.

Evidentemente, le ragioni e le documentazioni presentate da Marinelli e dai suoi avvocati non hanno convinto il giudice Minniti.

8 Risposte

  1. […] Ancora sentenze favorevoli per chi denuncia la malauniversità | Il senso della misura. […]

  2. …avevo vaticinato Emma Bonino presidentessa della repubblica; invece le è toccato gli esteri, che mi pare un ministero assai prestigioso (hai visto mai che da cosa nasce cosa?). Invece all’università c’è la Carrozza: io voglio sperare che nel valutare le cose senesi sia meno vaga di quanto non lo fu quando venne qui durante la campagna elettorale.

  3. Caro Rabbi magari fosse stata vaga quando è venuta a Siena. Purtroppo ha dato mostra di appartenere, ancora una volta, alla cricca baronale fiancheggiatrice dei dissestatori. Giova ricordare quanto commentò Fratello Illuminato nell’occasione:

    http://shamael.noblogs.org/?p=6881

    E invece la Carrozza chi l’ha sciolta? Qui invece si sfiora il ridicolo ed emerge con forza l’urgenza di modificare la legge per l’elezione del parlamento così noi cittadini possiamo scegliere i parlamentari da votare e non essere obbligati a votare la lista con i candidati scelti dalle segreterie di partito. Prendiamo, appunto, il caso della candidata di fiducia del Montesquieu di Pontedera, capolista alla camera in Toscana per il PD. Ci doveva essere il Manciulli come capolista ma le giratine in vespa con il Montesquieu sono state fallimentari. Secondo voi è sostenibile mandare in parlamento chi afferma di conoscere un problema e nel contempo la medesima persona afferma di non aver letto i documenti che affrontano il problema? In un paese serio queste persone non vengono nemmeno candidate.

    Maria Chiara Carrozza, già rettore del S. Anna di Pisa (Pontedera e Bientina sono in provincia di Pisa) è venuta a Siena e mentre era seduta accanto all’economista Giulio “Guido” Carli (sarà stata influenzata dall’economista?) ha rilasciato delle dichiarazioni sulla situazione dell’università di Siena che definire ridicole è un complimento. «La situazione dell’ateneo senese – ha aggiunto Carrozza – è difficile, come quella di molte altre università, ma Siena ha avuto più difficoltà. Credo, però, che sia stato fatto un grande lavoro per il rilancio dell’Università. Non conosco nei dettagli il piano di risanamento, ma lo valuto nei fatti. Siena attrae molti studenti ‘fuori sede’, ha progetti internazionali attivi e si occupa di sostenibilità a livello di tutto il Mediterraneo. Sia nel campo della didattica che nel campo della ricerca, Siena ha le idee chiare. Il piano di risanamento si sta attivando con costi alti, a partire dalla riduzione del numero di docenti, purtroppo inevitabile, perché il fondo di finanziamento è diminuito drasticamente e c’è stato il blocco del turnover che ha determinato un impoverimento di tutte le università italiane».

    Affrontiamo nel merito le inesattezze e le grossolanità della Carrozza.

    «Siena ha avuto più difficoltà»? Quello che ha subito l’università di Siena, cara sig.ra Carrozza, non sono difficoltà, ma un barbaro dissesto economico e morale di oltre 200 milioni di euro. Un dissesto che voi della corporazione baronale conoscete molto bene quindi ci risparmi le dichiarazioni in politichese tese a nascondere il problema politico del dissesto.

    «Non conosco nei dettagli il piano di risanamento, ma lo valuto nei fatti.»? Ma quale piano di risanamento sig.ra Carrozza? Forse quello del bugiardo Criccaboni? E comunque lei non conosce i fatti evidentemente e non ha letto la relazione dei sindaci revisori. Chiami il Montesquieu e insieme leggetevi questa http://shamael.noblogs.org/?p=6765

    «Il piano di risanamento si sta attivando con costi alti, a partire dalla riduzione del numero di docenti»? Lei sig.ra Carrozza ha visto un bel film!!! A tal proposito si legga l’intervento di Laura Vigni http://shamael.noblogs.org/?p=6873

    Evitiamo di commentare le questioni “internazionali” e della “sostenibilità” altrimenti diventiamo offensivi. Sig.ra Carrozza, la sfidiamo: se lei è in grado di smentire le nostre osservazioni nel merito le regaliamo una vespa.

    L’unica consolazione, caro Rabbi, è che con tutta probabilità finalmente si darà adito alla tua richiesta di federazione ex art. 3 della legge Neutrini perché è facile immaginare che avendo le altre due università toscane ministri in parlamento (c’è anche quello di Firenze) porteranno l’acqua al proprio mulino a disdoro della devastata Siena. Stupisce francamente che all’Economia non sia stato chiamato Riccaboni (in quota Margherita fra l’altro in tanti CdA) perché visto che “parlano i fatti” lo splendido risanamento dell’Ateneo senese, come certificato da Revisori dei Conti e Corte dei Conti, sembrava aprire un autostrada al Cricca per la sostituzione di Grilli. Anche la lettera di complimenti di Grilli stesso, ci fidiamo pur non avendola mai vista, apriva la strada al Criccaboni al MEF. Immaginatevi il Criccaboni che va a chiedere a Draghi, alla Merkel e alla LaGarde una ristrutturazione dei prestiti della BCE con blocco fino al 2016. Glielo avrebbero concesso subito, come ha fatto il suo amico Antonio Marino del MPS e avrebbe salvato l’Italia, così come ha fatto per l’Ateneo che, è di pochi giorni fa l’ennesima dichiarazione in questo senso, “ha passato la fase critica”.
    Vediamo piuttosto la Carrozza cosa ha intenzione di fare con quel foglio firmato dalla Gelmini a proposito della irregolarità delle elezioni. Ma siamo a questo punto scorati e rassegnati alla totale distruzione dell’Ateneo. Mettiamoci il cuore in pace, tiriamoci il mantello sopra la testa come Cesare e aspettiamo la morte serenamente. Ormai è finita, per colpe e responsabilità di una miriade di soggetti, in primis la magistratura che ha lasciato che la situazione degenerasse senza muovere paglia in modo assolutamente vergognoso per ben cinque anni e i soggetti passivi di questo vergognoso scandalo che, fatte le poche debite eccezioni, hanno subìto in modo stomachevolmente prono questa immane e ignobile devastazione.
    Unicuique suum.

    Di questi uffici
    Cesare Mori

  4. «La situazione dell’ateneo senese – ha aggiunto Carrozza – è difficile, come quella di molte altre università, ma Siena ha avuto più difficoltà. Credo, però, che sia stato fatto un grande lavoro per il rilancio dell’Università. Non conosco nei dettagli il piano di risanamento, ma lo valuto nei fatti. Siena attrae molti studenti ‘fuori sede’, ha progetti internazionali attivi e si occupa di sostenibilità a livello di tutto il Mediterraneo. Sia nel campo della didattica che nel campo della ricerca, Siena ha le idee chiare.» Carrozza

    …andiamo bene! Ma queste parole di circostanza in effetti non saprei qualificarle se non come “vaghe”.

  5. «Siena ha le idee chiare. Il piano di risanamento si sta attivando con costi alti, a partire dalla riduzione del numero di docenti.» Carrozza

    Vi sono “idee chiare” nel campo della didattica e della ricerca? Non mi pare proprio. Intanto aspetto che qualcuno batta un colpo e si esprima sui punti di cui ai precedenti messaggi: per riassumere, il corpo docente va verso il dimezzamento, ed è leggermente eufemistico definire ciò una “riduzione del corpo docente” (ma la prof.ssa Carrozza, si è posta il problema di cosa significherebbe per la sua università, e cioè Pisa, il dimezzamento del corpo docente?); per quanto al bar e dal barbiere si plauda a questo salasso, con quello che rimarrà, dopo le fuoriuscite a casaccio di un docente su due senza turn over dovute ai pensionamenti si fa ben poco e soprattutto, il poco che si fa, lo si fa male, dovendo adoperare non quello che ti ci vuole in vista di un disegno razionale orientato verso la promozione di alcuni settori, ma semplicemente quello che ti rimane dopo il pensionamento di un docente su due. Non nutro speranze che Siena torni ad essere “più bella che pria”, ma anche questa agonia e morte andrebbero governate da becchini all’altezza della situazione.

    In teoria, se la Provvidenza, l’Armonia Prestabilita o il Groviglio Armonioso facessero sì che uscissero di ruolo giusto le persone “inutili” (?), faremmo appena 30 corsi di studio (ciclo completo) in tutto; poiché così non è, ed ovviamente ciò che ti rimane non è detto che assecondi la precisa miscela di docenti che la legge richiede per “accreditare” i corsi di studio, ci troveremo ancora con settori sovraffollati di personale ed altri settori esangui, e la possibilità reale di dar luogo dunque ad un numero assai più ristretto di corsi di studio. Cosicché, per l’ennesima volta, molti non potranno garantire i 20 docenti richiesti dalla legge nella precisa miscela per aprire un ciclo 3+2. Siena sarà costretta cioè a chiudere ulteriori corsi di laurea, dopo le decine cancellati in questi anni, ma mi sa che sotto la cifra di 30, entriamo in un territorio molto pericoloso (Pisa, dove insegna la Carrozza, offre oltre 80 corsi di laurea triennali e 79 specialistici, leggo nel sito). Inoltre, con i docenti più giovani a quel punto “in esubero”, oltretutto, non saprai cosa farci: siccome ciò è già avvenuto ed avviene oramai da quando esistono i famigerati “requisiti minimi”, non rivelo niente di sorprendente, né di nuovo.

    «Siena attrae molti studenti ‘fuori sede’». Carrozza

    Ad oggi le operazioni di rattoppo poste in essere allo scopo di soddisfare i requisiti di docenza si sono tradotte in molti casi in un peggioramento drammatico dell’offerta formativa che, oltre allo sputtanamento totale di alcuni corsi di studio dal punto di vista qualitativo, ha portato ad una perdita secca del 17% degli iscritti e di oltre il 20% degli immatricolati in un solo anno, con punte ancora peggiori in determinati settori (fino al 25%). Drammatica la situazione dei livelli specialistici e dei dottorati di ricerca: questo per dire quanto “attrae” Siena, e la Carrozza dovrebbe saperlo, giacché ciò che ha perso Siena in termini di fuori sede è andato in larga misura a vantaggio di Pisa, diventata quest’anno il maggior ateneo toscano. Andando di questo passo, sorge spontanea la domanda, non solo di quanti studenti attrarrà Siena, ma anche quali, se cercherà di ritagliarsi uno spazio gareggiando al ribasso.

    «L’unica consolazione, caro Rabbi, è che con tutta probabilità finalmente si darà adito alla tua richiesta di federazione ex art. 3 della legge Neutrini perché è facile immaginare che avendo le altre due università toscane ministri in parlamento (c’è anche quello di Firenze) porteranno l’acqua al proprio mulino a disdoro della devastata Siena.» s.e. Cesare Mori

    Visto che è toscana, la ministra Carrozza dovrebbe in effetti adoperarsi affinché gli atenei della regione diano corso all’art. 3 della legge di riforma, affrettandosi ad instaurare intensi rapporti di collaborazione, federando i settori e i corsi di laurea che singolarmente nei tre atenei non hanno le forze per sopravvivere (e oramai il problema temo non sia più solo di Siena), condividendo dottorati, lauree magistrali e strutture scientifiche in genere: non farlo è diabolico e criminale, essendo a repentaglio la stessa sopravvivenza di tradizioni scientifiche nell’intera regione. Inoltre la ministra dovrà spiegare ai suoi colleghi senesi, cosa cavolo dovranno fare man mano che i loro corsi di laurea chiuderanno per il pensionamento di metà del corpo docente.

    «Credo, però, che sia stato fatto un grande lavoro per il rilancio dell’Università.» Carrozza

    Il lavoro di “rilancio” sin qui è consistito (oltre ovviamente al mantenimento della “fuffa” in omaggio alle Loro Maestà) nel nuovo assetto basato sui megadipartimenti, una struttura inevitabilmente “monstrum” ed una operazione che di per sé non risolve i problemi sopra richiamati in ordine all’offerta didattica legati ai malefici “requisiti di docenza”. Trovo però grottesco che anche coloro che furono i cantori della “grandeur” senese, oggi – da un estremo all’altro, dimenticando il giusto mezzo – teorizzino un altrettanto irrealistico ateneo ridotto a dimensione lillipuziana: nondum matura est, si direbbe, visto che nell’incapacità di pensare ed attuare soluzioni efficaci, si teorizza l’estetica della catastrofe rigeneratrice e il fuoco del Walhalla.

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