di Roberto Maragliano
Ho letto, anzi divorato l’ebook Social media ed editoria, di Barbara Sgarzi, appena uscito. Se avete un qualche interesse non dico per il futuro, dico per il presente della lettura, consiglio vivamente di fare la stessa esperienza. Vi si parla, anzi vi si fa parlare (sono 21 brevi e ficcanti interviste con editori e autori) del rapporto fra libro e lettore.
Partiamo da qui, dal fatto che del libro sappiamo o presumiamo di sapere quasi tutto. Del lettore invece anche chi opera nel settore editoriale, e in quelli affini, generalmente sa ben poco. Perché? Perché lui non parla, come lettore, e se parla non ha modo di farsi sentire. È condannato ad esser niente più che un acquirente. Attenzione, però, gli ultimi verbi che avete letto andrebbero messi all’imperfetto. Oggi il lettore ha modo di farsi sentire e di spiegare perché è, o non è, un acquirente, perché la scelta eventualmente fatta lo soddisfa o no, e tutto questo può farlo assieme ad altri acquirenti. Cos’è cambiato? La risposta è semplice: ora ci sono i social network e, con essi, la possibilità di dare volume al chiacchiericcio dei lettori. Sarà rumore o umore, ma certo è “voce del sen fuggita”. C’è, questa voce, e non si può sfuggire al fatto che ci sia e all’idea che tutto ciò possa avere riflessi sulle scelte e i modi stessi del leggere.
A meno che…A meno che non si sia editori italiani. Allora (leggere le risposte alla Sgarzi per credere) tutti (o quasi) saranno lì a sostenere ‘certo che i social network sono importanti, certo che cambiano le carte in tavola, certo che noi ci muoviamo consapevoli del cambiamento’ ma anche a reagire alla domanda maliziosa (‘e allora, cosa pensate di fare nei primi mesi del 2014?’) con genericissimi bla bla. Non ci credete? Fate una prova: confrontate, solo sul piano materiale, le risposte di questi signori con le risposte sul che fare fornite dai signori d’oltralpe e poi rispondete alla domanda ‘dove stanno link ad esempi concreti’, dove stanno la retorica e la grammatica e dove sta la pragmatica?
Per i discorsi che facciamo qui nel blog, a proposito del rapporto fra lettura, studio e transizione di scuola e università al digitale, il tema riveste un grandissimo interesse. Anche materiale. Così, il self publishing che abbiamo adottato per la collana #graffi ci ha messo nelle condizioni di dover inventare, sperimentare, far giocare iniziative di promozione avendo come riferimento prioritario la logica e la pratica del social network. E, ammettiamolo, pure il post che state ora leggendo è coerente con questo impegno!
Insomma, lo si voglia o no, la lettura è destinata a diventare sempre più un fenomeno social. E così sarà anche per lo studio, che ci risulta avere un qualche rapporto privilegiato con la lettura.
Il sociale è ciò che il digitale ha in più rispetto alla carta.
Il social è il profumo del digitale.
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sentito parlare di Fonzon Fred 😉 ?