Nove italiani morti

thUltime notizie: Ergastolo al muratore, l'Italia ha perso dalla Germania ai rigori e nove italiani sono stati uccisi dall'isis.
"Perchè non sono rimasti a casa loro?"
E' la frase che spesso sentiamo dire quando si parla degli immigrati annegati in mare nel tentativo di venire da noi. Quei disgraziati che fuggono a migliaia dalle guerre finanziate dai petrolieri, dai venditori di armi e dalle multinazionali.
Ma cinicamente quella frase può venire in mente anche oggi, ascoltando i fatti di Dacca….Piangiamo i nostri nove morti ammazzati, loro sapevano bene di essere in un paese di baluba, ma facevano il loro lavoro e ogni mestiere comporta i suoi rischi. Quanti sono i tecnici, commercianti e manager italiani a rischio in tutto il mondo?

Il Bangladesh è un paese poverissimo, ma è il secondo produttore di indumenti al mondo dopo la Cina con un mercato da 20 miliardi di dollari all’anno. l’industria tessile bengalese nel 2012 ha garantito l’80 per cento delle esportazioni del paese, delle quali l’80 per cento verso l’Unione Europea circa un quarto di quello cinese.
I bengalesi sono abituati a vedere cadaveri di animali e persone sui marciapiedi delle loro città, ma un atto di terrorismo come questo, per loro è una disgrazia molto grande. Significa meno turismo e calo degli investimenti da parte di aziende estere.

Una cosa è certa, i veri "signori" del business non vanno certo in quei posti ma ci mandano i loro galoppini, dove oltre al rischio di essere sgozzati da dei deficienti invasati, puoi morire in altri cento modi, oppure beccarti brutte malattie o semplicemente rimanere infettato da cibi e bevande.
Sono 31 le multinazionali tessili che operano in più di mille fabbriche in Bangladesh, tra cui Calvin Klein, Armani, Benetton, Timberland e Wrangler. I prezzi di vendita in occidente delle magliette varia dai 30 ai 70 euro mentre chi le produce guadagna uno stipendio di 29 euro al mese, uno dei più bassi al mondo.
Manodopera a basso costo significa anche terribili condizioni di lavoro e sicurezza a rischio, come dimostrano i numerosi incidenti nelle fabbriche tessili degli ultimi anni: l’ultimo e il più noto è avvenuto a Dacca, quando nel crollo di un edificio che ospitava cinque laboratori tessili sono morte oltre mille persone.
Ma queste cose non ce le raccontano.
Noi non dobbiamo girare il mondo per lavoro o per turismo. Noi non dobbiamo fraternizzare con chi la pensa diversamente o crede in un altro Dio o ha il colore della pelle diversa dalla nostra.
Noi dobbiamo avere paura, non fidarci di nessuno e starcene barricati a casa nostra.
E se muore qualcuno amen, se lo doveva aspettare.


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